12 anni senza dimenticare

160 morti, di cui 137 soltanto a Sarno, paesino nella provincia di Salerno.
5 Maggio 1998, una pioggia torrenziale, che ha raggiunto la velocità di 300 metri al minuto, si è abbattuta sui comuni di Quindici, Bracigliano, Siano e soprattutto Sarno.
Fango, detriti e una quantità inaspettata di acqua hanno distrutto tutto ciò che incontravano lungo il loro percorso: case, scuole e un ospedale sono stati rasi al suolo.
Anche questa una tragedia che poteva essere evitata, nessuna manutenzione per i costoni della montagna, nessun piano di sicurezza. Le cause del disastro non sono ancora chiare, esistono infatti diverse teorie sui soggetti responsabili. Alcuni abitanti hanno denunciato il notevole ritardo con cui gli aiuti sono arrivati, per ore l’acqua ha inondato le strade, aumentando sempre più, senza che nessuno si preoccupasse di sgomberare la zona.
Altri invece hanno denunciato le critiche condizioni ambientali in cui erano riversi i canali che avrebbero dovuto assorbire parte dell’acqua piovuta dal cielo ma che essendo ricoperti da detriti hanno solo contribuito a rendere il disastro ancora più grande.
Il sindaco Gerardo Basile e l’assessore comunale Ferdinando Crescenzi sono stati processati con l’accusa di non aver ordinato l’evacuazione per poi essere entrambi assolti nell’ottobre 2008.

Ma adesso in che condizioni si trova il piccolo paese?

La vita è ripresa a scorrere normalmente, come negli anni prima dell’alluvione, ma le case sono state ricostruite esattamente nei punti in cui dodici anni prima il fango le ha distrutte con il rischio che una pioggia torrenziale causi gli stessi danni. Volere dei cittadini, così è stato definito: tutte le persone colpite dalla catastrofe hanno espresso il desiderio di tornare a vivere nelle proprie abitazioni, nonostante la consapevolezza dei rischi che comportava questa decisione.
Per ridurre il pericolo di una nuova alluvione sono state costruite undici enormi vasche e canali di circa 20 chilometri che dovrebbero convogliare la pioggia e il fango mitigando i danni sulla città.

Ma non tutti la pensano così.

Gli esperti infatti hanno seri dubbi sulla capacità delle vasche di assorbire il fango “non c’è nessuna garanzia che questo accada” sostengono.
Sono stati spesi solo nel comune di Sarno 451 milioni di euro, quasi tutti gli abitanti che avevano perso la casa adesso possono viverci nuovamente, ma pochi sono stati gli interventi effettuati direttamente sul Monte Saro, monte che si sgretolò in venticinque punti differenti, radendo completamente al suolo il quartiere di Episcopio, soprannominata la Pompei del 2000.
Come se non bastasse i canali lunghi chilometri non sono curati, pieni di erbacce e detriti potrebbero funzionare esattamente nella maniera inversa per la quale sono stati progettati: invece di far defluire l’acqua gettarla nelle strade ancora più violentemente rispetto a 12 anni fa. Il sindaco Amilcare Mancusi sostiene che, probabilmente, se si dovesse verificare un’alluvione di dimensioni simili, le vasche non riuscirebbero a convogliare tutta l’acqua e il materiale franato, ma “se prima il rischio era cento, ora è trenta”.

Nonostante lo scorrere del tempo e la rinascita dei paesini ancora gli abitanti hanno paura che il disastro si ripeta, chi ha vissuto la catastrofe non può dimenticare il terrore di quei momenti, non può evitare di aver paura ogni volta che un temporale si abbatte sui paesini.
Io e mia figlia stavamo proprio per morire, è stata solo la mano del Signore Gesù che ci ha salvate, ci trovavamo nella mia casa che è stata inondata dal fango” queste le parole di una madre rimasta incastrata tra il fango e i detriti durante l’alluvione di Sarno. Racconta l’esperienza sua e della figlia di soli 10 anni:  “Le ho fatto fare vari colloqui con una psicologa e così piano piano l’ha superata. Però, se devo dire la sincera verità, lei non si è sentita di parlare, non ne è mai uscita pienamente.
Quando ho sentito quello che è successo a Messina mi è dispiaciuto tantissimo, noi abbiamo vissuto le stesse cose e posso capire quello che hanno provato
”. Dopo dodici anni il ricordo è ancora perfettamente vivo nella memoria di chi ha vissuto la tragedia “Sono riuscita ad apprezzare le cose veramente importanti della vita” spiega un’altra testimone ormai adulta dell’alluvione.
Il dolore è vivo, ma la forza che accomuna tutti gli abitanti di Sarno è grande: è stata la solidarietà che li ha aiutati a superare la tragedia, solidarietà tra loro e solidarietà con il resto d’Italia. Sono riusciti a trasformare il dolore nella forza di andare avanti, nella gioia di vivere, nel sapere godere di ogni piccolezza che agli occhi di chi non ha vissuto tanta disperazione non significa nulla.
Ma la stessa solidarietà è mancata agli alluvionati di Messina, alluvionati che sono stati dimenticati dal resto della nazione.