Ferro, rame e nichel. Di questo erano composte le oltre tre tonnellate di falso argento sequestrate nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Torino in alcune attività commerciali del capoluogo.
Vassoi, candelabri, bicchieri, coppe nonché accessori d’abbigliamento, per oltre 5.000 articoli, tutti falsamente etichettati in Argento ma che del pregiato metallo non avevano nulla. Tutto falso, dalle etichette alle indicazioni merceologiche sino agli imballi.
Tra l’altro, gli articoli, composti come ricordato da ferro, rame e nichel, avrebbero potuto, in caso di contatto con la pelle, rivelarsi pericolosi per la salute degli acquirenti a causa di potenziali reazioni cutanee Le indagini, condotte dai Baschi Verdi del Gruppo Torino e coordinate dal Pool Tutela del Consumatore della locale Procura della Repubblica, hanno ricostruito l’intera filiera distributiva del falso argento.
Il materiale, come appurato dai Finanzieri, veniva importato clandestinamente dal Belgio e dalla Francia con dei carichi c.d. di “copertura”, utilizzando, in particolare, mezzi “leggeri”, questo per evitare controlli su strada o alle frontiere. Gli elementi d’arredo, come detto per oltre tre tonnellate di peso, avrebbero consentito, una volta sul mercato, un guadagno di oltre un milione di euro. “Porta Palazzo”, “Mirafiori”, “Lingotto”, “San Paolo” e “Barriera di Milano”, questi i quartieri torinesi interessati dagli interventi dei finanzieri che si sono estesi, successivamente, in altri comuni della provincia: Nichelino, Cumiana e Grugliasco.
Sedici gli imprenditori, tutti di origine cinese e marocchina, denunciati all’Autorità Giudiziaria per frode in commercio, anche in relazione alla falsa origine di provenienza della merce. Buona parte di essa, infatti, riportava “claims” commerciali riconducibili ad un’origine inglese o italiana, nazioni note per la produzione di Argento. L’operazione della Guardia di Finanza di Torino è stata effettuata anche a tutela del Distretto Orafo Argentiero Piemontese di Valenza, per una maggior valorizzazione dell’italianità di questi particolari oggetti di pregi