Il Presidente del Teatro Vittorio Emanuele, Maurizio Puglisi, è stato chiaro: Se le intenzioni dell’Assessore Regionale e del Presidente sono quelle di fare a Messina il teatro che mi è stato descritto dal Commissario, un teatro destinato a ospitare in seconda visone e per gentile concessione le produzioni teatrali degli altri teatri siciliani, una sorta di cinema di seconda visione, io mi metto da parte perché non ha senso la mia presenza. D’altra parte non condividendo nulla di queste politiche e non potendo incidere non vedo che ci rimango a fare.
Con evidente amarezza il Presidente Puglisi ci ha confessato che i rapporti con il commissario non sono idilliaci. In altri termini e come è noto il Cda del Teatro Vittorio Emanuele è commissariato, questo significa che il commissario nelle decisioni politiche e amministrative ha la maggioranza impedendo di fatto al Presidente di operare.
“Io ho cercato di collaborare con il Commissario nel senso di spiegargli qual’è il la realtà del nostro territorio, ma visto il suo atteggiamento… non vuole incontrare ne giornalisti, ne sindacati anche se si dichiara molto disponibile, io credo che ci sia anche un sorta di dovere (a cui non adempie) di rapportarsi con la Città ma questa è una mia considerazione personale che non ha nessuna rilevanza. Nel momento però in cui mi accorgo che il Commissario ha già deciso tutto, è chiaro che non si può collaborare anche perché quello che il commissario ha deciso non mi trova per niente d’accordo.”
“Gli ho scritto che alcune cose andavano condivise ma credo che dietro ci sia un disegno più grande, anche del commissario stesso, per cui nel riordino generale dei teatri è stato deciso che nel Teatro di Messina non si farà più produzione e non si parlerà più ne di orchestra, ne di maestranze. Avremo un teatro dove verranno ospitati spettacoli che altri avranno prodotto. Questo è quello che mi è stato scritto”
“E’ per questo che questa mattina mi trovo a dover parlare con il Sindaco, per sollevare il caso. Perché è difficile quando un Cda e un Presidente non sono d’accordo su nulla, Ora capisco che lui (il Commissario) ha il potere di deliberare…anzi il commissario sta agendo senza che vi sia una delibera o un atto amministrativo e seppure questo è un atto formale, la dice lunga sul fatto che certe cose neanche si deliberano. Lui le sta facendo punto e basta.”
Un esempio
“E’ quello che ho detto prima. Per cui le attività musicali del 2013 verranno recuperate ma non nel senso che le facciamo noi come produzione in proprio, ma ci sarà qualcuno che verrà a Messina a portare lo spettacolo e a fare qualche replicuccia. Questo a mio parere rappresenta la morte del Teatro di Messina. Ora al di là del Teatro in se, si incide su una micro economia che ruota intorno al teatro (ad esempio tutti i nostri professori d’orchestra che non essendovi produzione propria non lavoreranno).”
I rapporti con il sovraintendete Magaudda
“Molti mi hanno sollevato il problema del sovraintendente. Io sinceramente ho fatto due ordini di riflessioni, il primo è che proprio perché è li da 14 anni il sovraintendente è un sorta di memoria storica molto importante. Quindi da certi punti di vista ho anche bisogno di lui per entrare in certi meccanismi e se voglio sapere qualcosa del passato a chi chiedere se non a lui ? In secondo luogo, oggi come oggi, il problema purtroppo non è il sovraintendete ma è molto più in alto. Ed ho anche già detto molto chiaramente che se il problema fosse stato il sovraintendente sarei andato a titolo personale a chiedergli di mettersi da parte.”
Pensa che questa nuova politica regionale che ci vede sminuiti sia dipesa anche dalla vecchia gestione del Teatro ?
“Secondo me il problema che si è creato in questi anni, direttamente collegato a quello che sta succedendo oggi, è che attorno al Teatro di Messina si sono acuite tutta una serie di rivendicazioni, di litigiosità che hanno fatto si che questo Teatro fosse considerato un Teatro dove la gente non lavora, dove non si fa niente, di fannulloni. E’ vero, ci sono stati problemi di ordine tecnico, soprattutto sulla redazione dei bilanci e probabilmente c’è stata anche una frizione (politica) con l’Assessorato dell’epoca. Questa è stata secondo me la vera pecca della passata amministrazione, cioè quella di non aver istaurato un rapporto proficuo con il riferimento più importante che è quello di Palermo. Per cui, poiché Palermo ha il coltello dalla parte del manico ci ha fatto e ci continua a fare soffrire, tant’è cha ad oggi aspettiamo ancora il saldo del 2012. Secondo me è tutto strettamente collegato, per cui possiamo dire che questa nuova politica regionale che ci vede sminuiti sia dipesa anche dalla vecchia gestione.”
“Ad esempio quando il Commissario si è insediato, l’unica volta che è venuto a Messina, si è stupito della bellezza del Teatro, evidentemente a Palermo avevano l’idea di un teatro pieno di nullafacenti, di gente che va a rubarsi i soldi, una sorta di stamberga decaduta. Questa idea se la sono creata, secondo me, perché negli ultimi due anni ci sono state troppe diatribe e probabilmente anche dei conteziosi politici tanto da far dire (a Palermo) che del Teatro di Messina non ce ne frega niente. E’ chiaro che Catania e Palermo sono più forti, perché Palermo ha una Fondazione riconosciuta dallo Stato e Catania è un teatro di tradizione dove il Ministero mette i suoi contributi. Ma vi è un’altra responsabilità delle precedenti amministrazioni del Teatro ed è che in tutti questi anni non hanno mai fatto nulla per affrancarsi dal contributo Regionale, nel senso che aspettavano i soldi della Regione invece di mettere in campo una serie d’iniziative per attrarre i capitali Europei. Si è sempre vissuto con la Regione ci deve dare, la Regione ci deve dare.”
Pietro Giunta
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