Altra operazione andata in porto. Il copioso lavoro degli inquirenti ottiene ancora una volta il successo sperato. L’operazione “Provinciale” si inserisce nel filone di iniziative che le forze dell’ordine stanno operando all’interno di una apparente quiete cittadina in cui i clan sembrano aver ridotto le proprie attività malavitose.
Purtroppo, invece, nemmeno le restrizioni dettate dalla pandemia hanno contenuto l’attività dei clan all’interno di una rete di rapporti che esistono e sussistono nonostante le limitazioni e i controlli. Come Addiopizzo Messina abbiamo espresso più volte le nostre preoccupazioni su quanto la pandemia potesse innescare e cioè l’idea errata che i ridotti movimenti e l’implementazione dei controlli potessero ridurre il potere di controllo dei clan sui territori.
Il quartiere coinvolto è un quartiere fortemente attraversato dalle influenze malavitose, senza escludere la gestione indiretta di esercizi e attività commerciali. Tuttavia ci sentiamo in dovere di mettere in evidenza la parte buona di questa porzione di città, capace di promuovere, con fatica ed impegno, iniziative formative ed educative ma anche volte a qualificare e rendere migliore la vita dei propri residenti. Mancano però quelle iniziative politiche necessarie a garantire maggiori servizi, una presenza continua degli agenti di polizia locale, di presidi anche comunali verso cui guardare in una logica di presidio diffuso della legalità. Che fine ha fatto l’Osservatorio Comunale Antimafia istituito dal Consiglio Comunale con il c.d. Regolamento Antimafia?
Il Comitato Addipizzo Messina esprime pieno apprezzamento per il lavoro della Procura ma richiama ancora una volta la città a vigilare su se stessa. Se la politica e la ricerca costante di consenso tendono a distrarre i messinesi dai propri mali occorre richiamare chi di dovere ad una attenta azione amministrativa che faccia sentire questa come altre realtà vicine tra di loro, inserite appieno in una comunità civile degna di essere considerata tale. Non possiamo concepire ad esempio la Villa Dante come lo spartiacque di due città o il rione Mangialupi o Fondo Pugliatti come aree “altre” della nostra città.
Chiediamo per questo, di raccordo con le Istituzioni, le forze di polizia e le associazioni che si avvii un confronto serio su questi aspetti del vivere insieme. Lo dobbiamo ai nostri cittadini, lo dobbiamo ai nostri ragazzi.