AlFieri di Messina: “fiera”mente nostalgici o poco innovativi?


“La fiera è stata un successo, perché quest’anno si sono registrate più di 120 mila presenze nelle 19 giornate della Campionaria di Messina, un 30 per cento in più rispetto alla scorsa edizione”. Lo ha detto in conferenza stampa – al termine della kermesse – il commissario dell’Ente fiera, Fabio D’Amore. Tutto come da copione. Ma se ai numeri elencati viene meno il tocco della realtà e cioè, a detta di molti messinesi, una Fiera in dirittura d’arrivo – nonostante di anno in anno non sono mancate promesse di rilancio e risorse finanziarie – viene da chiedersi se valga la pena rivedersi ogni anno nel periodo climatico forse meno piacevole per rimanere in città con ormai numerose kermesse provinciali che tolgono alla piazza messinese l’esclusiva. Inoltre, non è bene lasciare ai visitatori l’arduo compito di girare asetticamente gli spazi fieristici per poi restare delusi dall’ospitalità di una città andata, appunto, in ferie.

 

Regione da un lato e Comune di Messina d’altro poco sembrano aver scommesso in questi anni per il rilancio dello strumento fieristico che giunto alla sua settantaduesima edizione, non sembra più coinvolgere la Città e l’orgoglio di chi ha sempre sperato nel recupero dei ruggenti anni passati.

 

Una struttura segnata dagli anni e dalla trascuratezza che emerge a vista d’occhio. Tornelli divelti, palazzate che nulla hanno a che vedere con i padiglioni moderni descritti nella pubblicità sul web, impalcature usurate dalla salsedine del mare, verde incolto e prospetto esterno funesto che scorge su di un viale altrettanto poco illuminato ed un ingresso assai meno funzionale. In questo senso, una stoccata è dovuta all’organizzazione non sempre all’altezza dell’impresa culturale ed economica della Fiera. Altro discorso sull’utilizzo, spesso subordinato alle concessioni dell’Autorità portuale o della stessa gestione fieristica concessionaria del demanio.

 

A tagliare il nastro erano presenti quest’anno il sottosegretario al Lavoro Nello Musumeci, il Governatore Raffaelle Lombardo, l’assessore regionale al Turismo e allo Spettacolo Daniele Tranchida e molti notabili della classe politica messinese. Premesso che i primi due siano “catanesi”, dove per catanesi non si intende una distinzione etnica ma uno stile di fare politica che ha sempre penalizzato la Città di Messina, non è altrettanto positivo il giudizio nei confronti dell’assessore Tranchida, “messinese”, distintosi per altrettanta opera a favorire della zona ionica della provincia rispetto al capoluogo e al resto del territorio messinese. Sullo sfondo, la presenza in “doppio petto” (di sindaco e deputato regionale) del primo cittadino di Messina, quasi a vestire i panni dell’ospite discreto che nulla ha da dire alla propria Città.

 

Di tutto questo risulta complice il cosiddetto “sistema Messina”, definito così negli ambienti del mondo accademico ed ecclesiale, a descrivere come l’attuale classe politica della città si sia incancrenita attorno a poche finestre clientelari.

 

E’ bene ricordare agli amministratori dell’Ente Fiera che l’elegante Benigni sarebbe stato, poi, molto più coinvolgente rispetto allo spettacolo targato Beppe Grillo noto per  la sua doppia veste di comico e agitatore della politica nazionale. Buona invece la mostra dedicata all’icona della Pop art, Andy Warhol, anche se viene da chiedersi se l’appuntamento in calendario ci sia finito per caso visto che la stessa mostra era già stata annunciata per ottobre a Taormina.

 

Distribuita su un’area di 49.000 m2, la Fiera si articola in 16 padiglioni distribuiti lungo una struttura con vista panoramica sullo Stretto, tuttavia l’offerta fieristica non riesce più a ritagliarsi uno spazio rinnovato nell’alveo delle proposte turistiche ed economiche del territorio. Eppure la collocazione, la storia, l’ambizione originaria dovevano garantire il valore assoluto dell’Ente Fiera per la Città e la provincia, similmente a quello che rappresentano le altre fiere tematiche sparse per tutta Italia.

 

A Palermo, la rinomata Fiera del Mediterraneo ha chiuso i battenti per bilancio negativo ed improduttività. Forse a Messina l’Ente Fiera godrà di maggiori favori. C’è da chiedersi però a quale prezzo. Intanto, per fortuna, chiusa la rassegna estiva, in questi giorni l’Autorità portuale, organo che da in concessione il demanio all’Ente Fiera, ha deciso positivamente di aprire i battenti all’Associazione dei Pizzaioli europei per un qualcosa di diverso e trainante da cui prendere spunto per altri programmi che scommettano su categorie produttive della Città e oltre la città.

 

Ad oggi, però, la Fiera Campionaria di Messina rappresenta il simbolo del declino complessivo di un tessuto cittadino in continuo disfacimento sociale ed economico. Dopo lo schiaffo morale dei gruppi di potere più influenti alla Città (cantieristica, Messina Calcio, finanziamenti dirottati altrove, guerre intestine per interessi politici etc…), cosa può mai motivare il messinese medio ad abitare civilmente la propria Messina? Intanto, buche, erbacce, nettezza urbana raffazzonata e transitabilità precaria in città – complici anche i parcheggi selvaggi improvvisati in ogni dove – rendono la vita dei cittadini assai difficile. Siamo a Messina, Nobile Siciliae Caput.