Apertura farmacie: Indicazioni dal Ministero

Le farmacie di comunità restano aperte anche nelle zone colpite dal nuovo Coronavirus e continuano a rappresentare il primo presidio sul territorio, anche per informare e orientare il cittadino. Ma per garantire la sicurezza di chi opera in farmacia e dei cittadini che vi entrano, dal Ministero della Salute sono stati forniti nuovi aggiornamenti per gli operatori sanitari. A fare il punto la Fofi in una circolare, nella quale vengono date le indicazioni ai farmacisti a seconda che si trovino a operare nelle zone rosse (focolaio) o in quelle cosiddette gialle, per le quali cioè non siano state prese misure di contenimento.

Le nuove indicazioni dal Ministero

A fronte dell’aumento dei focolai nel nord Italia, riscontrato nel week end, sono state varate dal Governo misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica e dal Ministero della Salute sono stati forniti aggiornamenti sulla definizione di caso (sospetto ) e sulla loro gestione. Intanto, dalla Fofi, in una circolare, è stato fatto il punto sulle disposizioni relative ai farmacisti, che variano a seconda che si trovino in una zona cosiddetta rossa, cioè per la quale siano state adottate specifiche misure di contenimento e gestione dell’emergenza, o gialla, per le quali non vi siano al momento provvedimenti in corso.

I farmacisti e il personale in servizio delle zone gialle dovranno:
1. svolgere l’attività a battenti aperti, con la precauzione di evitare il più possibile che sosti in farmacia un numero elevato di persone e facendo rispettare la distanza di sicurezza già presente per la normativa della privacy;
2. evitare il contatto ravvicinato con le persone che entrano in farmacia e in particolare con quelle che hanno evidenti sintomi di problemi respiratori;
3. non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani se prima non sono state lavate e successivamente disinfettare con soluzione disinfettante idroalcolica;
4. pulire le superfici esposte a contatto con disinfettanti a base di cloro o alcol.

Chi opera invece nelle cosiddette zone rosse dovrà:
1. svolgere l’attività a battenti aperti limitando il più possibile l’accesso della popolazione per evitare assembramenti. Se possibile fare accedere un cittadino alla volta – in attesa che vengano fornite ulteriori indicazioni sulla possibilità di svolgimento del servizio a battenti chiusi.
2. verificare che chi accede alle farmacie indossi un dispositivo di protezione individuale o adotti particolari misure di cautela eventualmente individuate dal Dipartimento di prevenzione dell’ATS o da ordinanze dei Sindaci dei Comuni interessati;
3. evitare il contatto ravvicinato con le persone che entrano in farmacia e in particolare con quelle che hanno evidenti sintomi di problemi respiratori;
4. mettere a disposizione nel locale vendite un numero adeguato di dispensatori di soluzioni disinfettanti idroalcoliche per il lavaggio delle mani da parte di tutti i clienti verificando che venga fatto sia quando entrano in farmacia sia quando escono;
5. non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani se prima non sono state lavate e successivamente disinfettate con soluzione disinfettante idroalcolico.
6. Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol.

A ogni modo, continua la Fofi, «l’Autorità competente ha assicurato l’accesso nelle zone rosse ai farmacisti che abitano in Comuni o aree non sottoposte a specifiche misure di contenimento e che debbano recarsi al posto di lavoro, ma anche ai corrieri per garantire la regolare fornitura dei medicinali». Per quanto riguarda «i farmacisti che operano nelle parafarmacie, qualora le stesse siano autorizzate a rimanere aperte sulla base dei provvedimenti delle competenti Autorità, seguiranno le stesse misure di contenimento e prevenzione del rischio».

Approvvigionamento mascherine

Da parte della Fofi, in ogni caso, viene fatto sapere che «con riferimento alle mascherine, si segnala che la Federazione ha scritto al Ministero della salute e al Dipartimento della Protezione Civile, richiedendo la più ampia collaborazione al fine di assicurare l’approvvigionamento delle stesse per i farmacisti». Anche se, come scrive nel comunicato stampa congiunto insieme a Federfarma, «l’uso delle mascherine non ripara dal contagio chi è sano, bastano le misure di igiene ed evitare i contatti ravvicinati, come per l’influenza, mentre sono necessarie a chi è già malato, di qualsiasi malattia respiratoria, per evitare di diffondere i patogeni. Diverso è il caso dei gel disinfettanti che sono utili per la detersione delle mani». Dato lo stato di carenza «attualmente è allo studio la possibilità di produrre questi gel nei laboratori di galenica delle farmacie».

La situazione in Lombardia

Per quanto riguarda la Lombardia, si legge ancora, «abbiamo inviato a tutti i farmacisti le indicazioni necessarie sia per operare in sicurezza, sia per affrontare eventuali casi sospetti e per informare e orientare il pubblico, il tutto sulla base delle indicazioni del Ministero della salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e delle autorità regionali». In queste ore, ha aggiungo il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, «le nostre strutture restano il primo presidio sul territorio e mi piace sottolineare l’esempio di quella collega rimasta sempre aperta in una delle aree più a rischio. Dobbiamo garantire la salute degli operatori anche a tutela dei cittadini utilizzando mezzi adeguati di protezione per non creare panico tra chi si reca in farmacia». «La nostra professione» ha concluso Andrea Mandelli, presidente Fofi, «le nostre organizzazioni e società scientifiche sono come sempre a fianco della popolazione e i cittadini sappiano che possono contare sui 100.000 farmacisti italiani anche in questa emergenza».

Francesca Giani