L’indagine, avviata dai carabinieri della Compagnia di Bari Centro nel dicembre 2014 e conclusasi nel settembre 2016, ha svelato l’esistenza di una rete criminale che prestava denaro a persone in condizioni di bisogno economico, tra le quali alcuni artigiani e commercianti. I tassi erano altissimi e in alcuni casi, la liquidazione del credito vantato veniva pretesa dagli strozzini con la minaccia di gravi ritorsioni.
Gli investigatori hanno documentato attraverso attività tecniche di intercettazione telefonica l’utilizzo da parte degli usurai e delle vittime di un linguaggio convenzionale, con parole criptiche, il più delle volte privi di significato logico in senso letterale. Gli importi venivano indicati con termini quali “tre per otto” per la rata mensile, mentre “servizio, pratica o prenotazione” indicavano l’accensione di un prestito, mentre per parlare dei soldi gli indagati dicevano “documenti, fotocopie”.
Sono stati sequestrati ingenti somme di denaro e documenti relativi alla contabilità degli usurai: su fogli manoscritti erano riportati nomi, cifre e mesi che indicavano i nomi delle vittime, l’importo della rata, i mesi in cui era stata pagata e il lasso di tempo che mancava all’estinzione del prestito.
Due degli indagati adesso trasferiti in carcere sono dipendenti della “Sanitaservice Asl Ba srl – Azienda ospedaliera universitaria consorziale Policlinico di Bari”, secondo intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri, in numerose circostanze non si sono presentati sul luogo di lavoro e, durante l’orario di servizio, incontravano le loro vittime per riscuotere le mensilità dei prestiti erogati o stipulare nuovi accordi usurari. Ciò nonostante facevano in modo da risultare presenti in servizio, facendo timbrare il loro cartellino da colleghi compiacenti.
I carabinieri hanno individuato anche altri impiegati assenteisti che in pieno orario lavorativo, andavano a pesca o a sbrigare faccende personali. (Fonte AGI)