Sembrano destinate a non trovar pace le sorti dei teatri romani. Dopo la chiusura del Teatro dell’Orologio, arriva come un fulmine a ciel sereno la dichiarazione dei giorni scorsi di Luca Barbareschi, direttore artistico del teatro Eliseo e del Piccolo Eliseo dal 2015: «Se non saranno rispettati i patti, tra due o tre giorni il Teatro Eliseo chiude, anche se fa il tutto esaurito».
Il rischio di chiusura, secondo Barbareschi, sarebbe da imputare all’ «inerzia delle istituzioni e delle promesse eluse». Sebbene la programmazione per l’anno 2017 e 2018 e l’allestimento per il centenario del teatro siano pronti, il teatro chiuderà a fine stagione: questo l’annuncio lapidario durante la conferenza stampa convocata presso il teatro. A condannare la struttura la mancanza di fondi statali. Da tre anni, infatti, non il teatro non riceverebbe le sovvenzioni del Ministero per i Beni culturali che, in quanto Tric (teatro di interesse nazionale), gli spetterebbero. Finanziamenti che, secondo l’attore e regista, sarebbero stati inoltre previsti in un emendamento – «un emendamento fatto per permettere all’Eliseo di sopravvivere. Franceschini ci aveva detto che c’erano 4 milioni di euro per il teatro» – del decreto Milleproroghe, stralciato dal Senato dopo essere passato alla Camera.
«Grazie all’enorme sforzo fatto in questi mesi – afferma Barbareschi in un comunicato successivo alla conferenza stampa – possiamo contare su diversi partner privati che sostengono il Teatro Eliseo e tutte le numerose attività che si svolgono al suo interno; ma così come noi chiediamo loro uno sforzo economico in più per aiutarci, i nostri partner attendono di sapere come si muoverà lo Stato nei nostri confronti, speranzosi che tutti facciano la loro parte».
«So del coraggio e della passione che Barbareschi ha messo nel rilancio dell’Eliseo e apprezzo anche la qualità della programmazione. Conosco anche le difficoltà economiche del Teatro ma non sono dotato di bacchetta magica», ha replicato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. «Io posso operare – ha aggiunto – solo nell’ambito della legge e delle regole del Fus. Dentro queste regole, e soltanto dentro queste regole, farò il possibile, come mi auguro si impegnino a fare gli altri livelli istituzionali e soprattutto quei privati che hanno a cuore il futuro di un grande teatro romano».
Un’accorata richiesta d’aiuto e un appello a salvare una realtà che in due anni ha triplicato l’affluenza e che a fronte di un costo di 4 milioni di euro all’anno riceve soltanto un contributo di 480mila euro di Fus (Fondo Unico per lo spettacolo) all’anno: «Caro Franceschini, siamo nelle tue mani. Non esistono bacchette magiche, ma strumenti ministeriali per aiutare il teatro. Lo avete fatto per 50 anni, a volte con forse con leggerezza. Ma altrimenti l’Eliseo non sopravviverà. Finiremo la stagione e ora stiamo già programmando i prossimi due anni. Per cui, a brevissimo, il ministro Franceschini ci deve dire se vuole chiudere il teatro o meno. Sceglierà lui».