Beltrade, il cinema che ama il cinema

Lontano dall’immagine dei multisala e delle multiplex, quello che potrebbe sembrare un cinema di quartiere è negli ultimi mesi, in collaborazione con Barz and Hippo, diventato un raccoglitore d’inediti, documentari, film indipendenti, premiati e non, spesso in lingua originale. Una rivoluzione per tutti i ricercatori di pellicole.

 

Decidiamo di intervistare Monica Naldi collaboratrice e freelance partner presso Barz and Hippo

 

Come nasce questa idea e da chi?

“L’idea di creare un cinema parrocchiale è stata fortemente voluta da diverse persone ed esiste da tempo. Prima di noi è stato gestito dall’Anteo a titolo gratuito e volontario, proiettando film di seconda visione, ma quando il cinema, in generale, ha avuto il suo momento di crisi i fautori si sono trovati in pochi e con poche energie, ma hanno continuato a credere nella loro opera. Quando l’Anteo ha smesso di occuparsene hanno chiamato noi. Non siamo degli esercenti, facciamo cinema ma non abbiamo una sede. Scherzosamente ci chiamiamo ‘esercenti nomadi’.      
Con la parrocchia, avevamo già in precedenza lavorato insieme, in accordo con loro abbiamo mantenuto inizialmente la stessa linea non dimenticando che si tratta di una sala di comunità, ma con il tempo ci siamo resi conto che un cinema periferico non può andare avanti con la programmazione tradizionale, quindi abbiamo deciso di percorrere un’altra strada.

Abbiamo cominciato a proiettare documentari e film cinematografici che ci piacevano e che costavano poco, abbiamo stretto collaborazioni con altre associazioni, case di distribuzione e registi.  E preferito la multiprogrammazione, più film al giorno accontentando più fasce di pubblico. A oggi, documentari e film indipendenti sono il nostro forte e li proiettiamo tutti i giorni e per lunghi periodi, anche oltre le 4 settimane.

Sono tutte prime visione, spesso, già proiettati in festival tranne quelli per bambini più difficili da trovare.

L’ingresso costa quanto in genere costa negli altri cinema ed è la nostra unica fonte di sostentamento, è inoltre possibile fare una tessera che dà diritto a una notevole riduzione ed è valida tutti i giorni”.

 

Inizialmente il cinema si chiamava “Santa Maria di Beltrade”, l’idea di cambiare nome e lasciar cadere l’intitolazione ecclesiastica, è stata vostra?

“No, noi non facciamo nulla da soli, ogni scelta è discussa con Don Marco e i volontari. Volevamo staccarci dall’idea che può dare un cinema parrocchiale, ma non andare in contrasto con quella stessa immagine. L’intento era di allargare le fasce di utenza, aprirci alla città e far salire il nome nei tamburini dei giornali, per essere meglio visibili”.

 

Per le scuole prevedete delle attività?

“Collaboriamo proficuamente con scuole d’italiano per stranieri, per i quali sono previsti film in lingua italiana con sottotitoli. Organizziamo anche delle giornate cinema per le scuole della zona, ma esiste già un cinema scuola gestito dell’Anteo. Prevediamo a breve una collaborazione con le scuole di lingue che da tempo ci mostrano il loro interesse, visto la moltitudine di proiezioni in lingua originale”.

 

Perché scegliere voi?

“Perché a molti le multisale non piacciono, soprattutto i multiplex. Da noi il cinema è cinema, diviene luogo di incontro e condivisione. Non ci limitiamo a proiettare i film, parliamo con i registi che spesso, a loro volta interagiscono con il pubblico anche con dirette skype, dalla Columbia, l’America. Inoltre, la piccola distribuzione ci regala film che non trovano spazio nei cinema e spesso non si trovano da nessun’altra parte a Milano”.

 

La cosa che più colpisce di questa struttura, sono le persone che ne fanno parte. Di certo la loro diversità consiste nel loro modo di rapportarsi al pubblico. Qui il cinema si conosce. Non importa qual è il tuo ruolo, devi conoscere il film e saperne parlare. 

“Non seguiamo la logica del mero ricavo, ma preferiamo il contatto diretto”.