Trentatré anni sono una vita. Trentatré anni sono il tempo che la signora Maria ha trascorso in una baracca nei pressi di via San Sebastiano. Una vita passata senza i comfort su cui facciamo quotidianamente affidamento.
Niente di lussuoso o esoso: una lavatrice per i panni, acqua corrente per fare una doccia… cose di poca importanza, quelle piccole cose di cui spesso ci accorgiamo solo quando vengono a mancare.
La signora Maria da trentatré anni vive in una baracca occupata. Un posto così mal messo che non credeva potesse avere dei proprietari interessati a farle le pulci.
Invece a trentatré anni di distanza, quando ormai era convinta che quel piccolo antro umido, freddo d’inverno e caldo d’estate, fosse finalmente suo, è arrivata la doccia gelata: i tre padroni di quegli stabili – tre appartamenti su due piani, immersi nel degrado e nella spazzatura, dove vivono lei e un’altra signora – si sono fatti vivi. Vogliono sfrattare entrambe.
L’affare è succulento: proprio alle spalle dell’edificio dove abita la signora Maria è stato appena costruito un palazzo. È tutta una zona edificabile, a due passi da via Tommaso Cannizzaro, quindi molto redditizia per i proprietari di quei terreni, che se venissero venduti o edificati permetterebbero buoni guadagni.
“Sono venuti già tre volte, l’ultima è stata meno di un mese fa – racconta Maria – Io ho problemi di salute, dicono che devo andare via”. Maria soffre di pressione e spesso viene sopraffatta dall’ansia quando pensa che dovrà lasciare casa sua.
Con un figlio in una comunità di recupero per problemi legati alle droghe, l’unica fonte di reddito di Maria sono i soldi che le passa l’ex marito.
“Se non ho quelli come faccio ad andarmene da qui?”, si chiede. Ma i tempi, quando si parla di giudici e giustizia, sono lunghi. E senza quei soldi Maria non si può permettere di pagare un affitto. Intanto resta in attesa della prossima “visita” poco amichevole dei proprietari di casa sua.