Come Halloween…

M’è capitato di recente di assistere sgomento ad uno dei tanti  talk show: una sconcertante, esasperante convergenza tra Formigoni e Massimo Mucchetti del PD il quale – rispondendo ad una insinuazione della conduttrice – sosteneva che quando dentro il PD si parla di Alitalia, il cui azionista di riferimento è il “capitano coraggioso” (copyleft di Massimo D’Alema) Roberto Colaninno, il di lui figlio Matteo, responsabile economico del PD, si allontana. Forse qualcuno non ricorda che questa era la risposta che davano dal PDL nel rispondere alle critiche sulla ridicola legge Frattini sul conflitto d’interessi, offensiva per l’intelligenza di un qualsiasi cittadino medio: quando in Consiglio dei Ministri si parla di televisione, Berlusconi si allontana…

Al di là della quotidianamente verificabile politica della svendita d’identità della sedicente sinistra, a me sembra che al fondo del problema ci sia il livello, drammaticamente basso e costantemente autoreferenziale, della maggioranza della gente in politica. Una volta questo personale si formava nei congressi, nei dibattiti, nella discussione, con il confronto delle idee fatte valere con coraggio e passione. Oggi i congressi sembrano un’optional, sembra che le uniche strade praticabili siano le primarie, un’altra americanata, come Halloween, la ricerca del leader (quello che una volta da noi si chiamava Duce, con termine più casareccio). Pare che ad imitazione del partito del caimano, tutti cerchino di assemblare un partito che si riconosca nell’Uomo della provvidenza (“Inseguo idee, non uomini, e mi ribello all’idea di vedere un’idea incarnata in un uomo”, scriveva il mite ma inflessibile e mai domo Errico Malatesta). Dei contenuti, e del rispondere alle istanze del Paese, pare non interessi un tubo a nessuno.

Pensare a Renzi perché immagine giovane e giovanilista, indubbiamente buon comunitore e seduttore massmediatico, perché sembrerebbe essere l’alternativa a quella grigia consorteria di burocrati cresciuti nei corridoi delle segreterie regionali del pci (D’Alema, Violante, Fassino, Finocchiaro, bla bla bla) vuol dire solo spostare un po’ più avanti la soluzione del problema. Infatti Renzi fra pochi anni potrebbe dimostrarsi essere né più né meno che il “nuovo” D’Alema. Tra l’altro ha cominciato bene, ha frequentato Arcore, piace tanto a quello del Millionaire e pure a Giuliano Ferrara (quel “diversamente magro” il cui  padre – il geniale e caustico Maurizio Ferrara – continua a rivoltarsi nella tomba) che sul Foglio berlusconiano riempie colonne di elogi sperticati. Ascoltare Renzi oggi, oltre le parole, è un’esperienza affascinante: a me pare di sentire il Tony Blair del New Labour del 1976, il riformista mai riformatore. Alla Leopolda ha promesso con molte suggestive immagini e con pochi numeri di avere idee chiare su occupazione, equità fiscale, conti pubblici e rilancio dell’economia  Certo, a Renzi è doveroso concedere il beneficio del dubbio o quanto meno la sospensione del giudizio.

Si dà il caso, però, che io mi ricordi di uno di quei giocattoli di legno d’una volta, quella scatolina che aprivi il coperchio e, sorpresa!, saltava fuori una birba di pinocchietto buffo e impertinente. Sarà il portato del mio disincanto – stavo per dire cinismo – ma io temo l’horror vacui, “il sorgere di un grand’uomo” (la dedica di Beethoven a Napoleone in testa alla sinfonia n.3, l’Eroica), di colui che emerge nel vuoto torricelliano di intelligenza e cultura etica e politica proprio. Tutta la storia italiana è costellata di masanielli e la duplice esperienza del ‘900 – una continuiamo a viverla tuttora, giacché “immediate” decadenze senatoriali son diventate futuribili – non fa ben sperare.

Ma giacché nulla è più insondabile della superficialità di questa politica (ma che c’entra la Politica?), senza impegnarmi nelle argomentazioni logico-matematiche di Frege, Boole o Russell, desidero solo ricordare a me stesso che nei Primi Analitici di Aristotele si legge che “…da premesse vere non è possibile trarre una conclusione falsa, ma da premesse false è anche possibile trarre una conclusione vera.”