Dopo mesi di immobilismo e un colpo di coda arrivato a seguito dell’indignazione del movimento antimafia, si è giungi alla nomina del Presidente della Commissione parlamentare antimafia. Rosy Bindi, del Pd, è stata eletta al ballottaggio, nella seconda votazione contro il grillino Gaetti – dopo che alla prima votazione non aveva raggiunto il quorum- con 25 voti a favore, grazie all’appoggio del suo partito, di SEL e Scelta Civica. L’organigramma della commissione parlamentare Antimafia si completa poi con Claudio Fava (Sel) e Luigi Gaetti (M5s) alla vicepresidenza. Segretari dell’Antimafia sono Angelo Attaguile (Lega Nord) e Marco Di Lello (Psi).
Lo stallo della Commissione parlamentare Antimafia (per sette mesi, ricordiamo, senza componenti) ha dimostrato certa vulnerabilità delle Istituzioni italiane incapaci ancora una volta di mettere al primo posto il contrasto alle mafie anche davanti alle regole di spartizione da manuale. E mentre la politica litiga le cosche fanno affari col riciclaggio e la mafia dei colletti bianchi, non ultime le infiltrazioni criminali nel Nord Italia che hanno portato allo scioglimento di Sedriano (MI), primo comune in Lombardia.
Tuttavia, l’elezione dell’ex presidente del Partito Democratico alla Presidenza della commissione bicamerale antimafia non impazza tra le tendenze italiane di Twitter per l’importanza della notizia, quanto per la parzialità della nomina e l’eventuale appropriatezza della candidatura.
Al momento della votazione, il PDL ha optato per il non voto, in segno di protesta contro l’idea di posizionare la senatrice Bindi al vertice della lotta alla mafia. Su Twitter, il capogruppo alla Camera Renato Brunetta chiede le dimissioni, gli altri esponenti che non avanzano la stessa richiesta in maniera palese, criticano comunque duramente l’elezione.
Se i parlamentari del Pdl non partecipano “è un problema loro. La lotta alla mafia è una questione di democrazia e tutte le forze politiche e i parlamentari” devono partecipare. Replica così il neo vicepresidente della commissione bicamerale Antimafia, Claudio Fava. “L’antimafia non deve andare avanti per cortesia istituzionale ma per necessità politica. Non credo che l’agenda debba subire rallentamenti o rimozioni”, aggiunge l’esponente Sel. Quanto alla nomina di Rosy Bindi alla guida della bicamerale, Fava sottolinea la larga competenza ed esperienza parlamentare, oltre che l’autorevolezza. Poi rileva ancora che “la commissione bicamerale Antimafia non è una commissione affidata a tecnici o a magistrati ma a parlamentari».
Ma gli scontenti non sono solo tra le fila del centrodestra italiano e anche Claudio Petruccioli, ex parlamentare in quota PCI e PDS, scuote la testa: “la Commissione antimafia non può nascere così”.
Con l’elezione del presidente finalmente la Commissione bicamerale, già investita dalle polemiche per il curriculum di alcuni suoi membri, può iniziare la sua importante attività. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente del Senato Piero Grasso: “Non si poteva più aspettare oltre” ha spiegato l’ex procuratore Antimafia. “Si doveva far partire i lavori e spero che il Pdl possa ritornare sulla decisione di non parteciparvi”.
Ma non si tratta solo di metodo. Sulla Bindi cala anche una sua dichiarazione non molto felice trapelata durante la campagna elettorale delle scorse politiche. Toscana di Sinalunga (SI), infatti, è stata eletta nelle liste del Pd in Calabria dopo essersi sottoposta alle parlamentarie.
Dopo i fatti di queste ore non poteva esserci coincidenza peggiore. Intervistata sul fenomeno della ndrangheta calabrese, l’ex ministro della Famiglia del secondo governo Prodi dichiarava la propria incompetenza, rifugiandosi in un imbarazzante “non ne so niente” confidato ai suoi collaboratori. Una posizione che se sul piano della conoscenza dimostrava la distanza della Bindi per un fenomeno onestamente poco conosciuto tanto da permetterle una dichiarazione articolata, nessuno avrebbe avuto da ridire se dal ruolo simbolico di esponente di spicco dei Democratici avesse speso qualche parola in più a riguardo, anche solo reiterando concetti sul debellare il malaffare di cui la stessa si era resa protagonista nel passaggio dal potere democristiano al nuovo ‘partito popolare’. Come se non bastasse – scriveva già Attilio Bolzoni, firma di Repubblica – l’attuale presidente della Commissione antimafia non avrebbe fatto un solo incontro sull’ndrangheta durante tutta la campagna elettorale.
A questi aspetti – quello del disaccordo su una nomina non condivisa e l’opinabile scelta alla guida della Commissione – si aggiungono anche altre osservazioni. Chi poteva ottenere la presidenza della Commissione senza arrivare allo strappo con i berlusconiani? Guardando l’elenco dei componenti la Commissione spuntano nomi bipartisan che con l’antimafia hanno comunque avuto a che fare: dalla democratica Pina Picierno, responsabile Pd per la lotta alla mafia, passando per Rosaria Capacchione, giornalista di inchiesta negli affari della camorra, e volti noti come Beppe Lumia, Claudio Fava, arrivando alla pidiellina Rosanna Scopelliti, presidente dell’associazione Ammazzateci tutti. La scelta dell’esponente Dem – spiegano al Nazareno – viene fuori dall’equilibrio sancito nel Governo. Al dicastero degli Interni il segretario del Pdl Angelino Alfano e alla Giustizia Anna Maria Cancellieri per Scelta Civica. A suo favore poi il precedente impegno nel partito che, come storia repubblicana dimostra, garantisce sempre un ripescaggio nelle sedie che contano. In precedenza fu così anche per Giuseppe Pisanu, tra i fondatori di Forza Italia e ministro degli Interni dei Governi Berlusconi.
Un appunto: davanti ad una votazione così importante si sono registrate alcune assenze che lasciano l’amaro in bocca proprio per la provenienza geografica degli stessi. Hanno disertato l’urna deputati e senatori calabresi.
Le prime dichiarazioni del neo presidente
“Se faremo tutti insieme un piccolo passo” capiremo che «siamo tutti qui per combattere contro la mafia e non per farci la guerra tra di noi». Così la neopresidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai giornalisti al termine della riunione della commissione bicamerale. “Il mio primo impegno sarà cercare di superare questa fase di difficoltà – assicura l’esponente Pd nella sua prima dichiarazione da presidente, riferendosi alla decisione del Pdl di non partecipare ai lavori – perchè tutti dobbiamo unirci nella lotta contro la mafia e nella solidarietà» alle vittime ed a chi opera contro la mafia. «Mi auguro, in nome di questo, che tutti coloro che sono stati eletti si adopereranno per ricostruire e chi non ha partecipato – puntualizza – riconosca che c’è stato un voto”.
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