Coronavirus e mafia. Il binomio che spaventa

L’emergenza coronavirus rischia di favoreggiare la mafia. 

La storia insegna che la mafia ha sempre tratto beneficio dalle tragedie. La sua liquidità, la potente rete di infiltrazioni sono armi che si rivelano utili soprattutto in periodi di crisi nazionale. Ed ecco che durante la più grande crisi che l’Italia sta vivendo dal secondo dopoguerra, la parola mafia torna ad imporsi all’attenzione delle istituzioni.

Claudio Fava: “Ministro Provenzano, siamo in ritardo: dalle parole ora occorre passare ai fatti”.

Il pericolo di una possibile o, peggio, imminente sostituzione della mafia allo Stato torna dunque a preoccupare. Una preoccupazione avanzata pubblicamente dal presidente della Commissione antimafia dell’ ARS, Claudio Fava

Il presidente Fava si è infatti dichiarato concorde con il ministro per il sud Giuseppe Provenzano, che nei giorni scorsi ha sottolineato la volontà di ampliare il reddito di cittadinanza al fine di garantire liquidità ai cittadini italiani in un periodo di crisi nazionale. Un’azione che, a dire di Provenzano, impedirebbe alla criminalità organizzata di sostituirsi allo stato. 

Condivido l’allarme lanciato dal ministro Provenzano, – dichiara Carmelo Fava – ma rischia di arrivare tardi se il Governo non passerà rapidamente ai fatti attivando immediatamente le risorse disponibili e rivolgendo il proprio intervento non solo alle imprese ma anche ad una vastissima platea sociale ridotta allo stremo dalle misure anti-virus.

Le periferie del Sud, soprattutto delle aree più depresse, stanno diventando autentiche polveriere sociali. I sindaci, troppe volte lasciati soli, non possono fronteggiare questa emergenza senza strumenti adeguati e senza l’aiuto concreto della Regione e dello Stato”.

Il rischio del binomio coronavirus e mafia

Sempre più evidente – continua Fava – è il rischio che le mafie approfittino della situazione utilizzando la loro liquidità per costruire un vero e proprio welfare criminale tra usura e corruzione. Anche gettando benzina sul fuoco della disperazione.

La paura della mafia c’è, ed è tanta. Il timore che, ancora una volta, la lontananza dello Stato possa generare nelle aree più depresse del Paese quel senso di sopravvivenza che cede la via al compromesso.

In guerra le dinamiche si capovolgono. I nemici diventano amici, se promettono ciò che gli amici non mantengono. 

G.S. Trischitta