CRISTIAN LOTTA ANCORA, ANCHE DA MORTO

Cristian Barbuscia è un ragazzo di Messina. Ha 16 anni. La sua estate non è trascorsa in compagnia degli amici. Non ha percorso in motorino la costa messinese. Non ha superato la prima ubriacatura. Non ha dato il primo bacio a quella ragazza che occupava costantemente i suoi pensieri. Non ha espresso un desiderio alla vista di una stella cadente. Non si è scaldato davanti a un falò. Non ha fatto nulla di tutto ciò, mai. E non potrà farlo, mai più.

Cristian è morto. A 16 anni, su un letto dell’Irccs-Neurolesi-ospedale Piemonte. E’ morto per un’infezione polmonare contratta a causa delle disastrose condizioni della sua abitazione. Un’infezione letale per quel corpicino colpito dalla tetraparesi spastica.

Una vita breve, troppo breve. Una lotta continua, contro la natura prima, contro le istituzioni poi. Una lotta che il piccolo Cristian si ritrova a combattere anche da morto.

Perché quando non si ha NIENTE, non si ha niente fino alla fine, ed oltre. Perché anche da morto, Cristian, non ha NIENTE.

Alla battaglia del piccolo e della sua famiglia contro la malattia, si è aggiunta quella per ottenere un’abitazione dignitosa, consona allo stato di salute del ragazzo, in sostituzione di quella casa popolare sita a Zafferia (Messina) troppo fatiscente e malsana. Manifestazioni, occupazioni, una madre disperata e incatenata di fronte al Comune. Azioni estreme e disperate che hanno portato, a giugno, all’assegnazione di un immobile commerciale dell’Istituto Autonomo Case Popolari, sito in via Aurelio Saffi n.12. Un alloggio più sano, umile ma dignitoso, la cui concessione sarebbe durata un anno. Immediata la risposta della famiglia e delle diverse associazioni a supporto della stessa, Fronte Popolare Autorganizzato – Si Cobas in primis, a proposito della durata della concessione, decisamente inadatta alle esigenze del piccolo Cristian. Obiezioni inutili perché Cristian, la sua nuova casa, non è riuscito a vederla.

Cristian non c’è più. E’ in un posto migliore, se si è credenti o, più semplicemente, ha smesso di lottare. NO. CRISTIAN LOTTA ANCORA, ANCHE DA MORTO. Sulla sua famiglia, sul suo ricordo, si infierisce ancora. Si potrebbe dire che è impossibile infierire su un ricordo, sulla memoria. Proviamo a spiegarlo alla madre di Cristian, che alla messa del 9 agosto organizzata da Comitati “Bouganville Occupata”, “Comitato degli Abitanti Autorganizzati di Zafferia” e Fronte Popolare – SI Cobas Messina, non ha visto NESSUN RAPPRESENTANTE DELLE ISTITUZIONI.

Ma c’è di più. La tanto decantata pace che si augura ai defunti, l’eterno riposo che chi resta invoca nelle sue preghiere, per Cristian sono rimandati.

Il loculo che era stato assegnato alla famiglia Barbuscia non c’è più. E’ stato dato ad altri. Si infierisce ancora, su quella piccola bara bianca che non ha attualmente una sepoltura. Ai genitori di Cristian è stato assegnato un altro loculo, sito al quinto piano del Cimitero monumentale di Messina. Troppo distante perché i genitori malati possano raggiungerlo, o anche solo trovarlo. Se non dovesse trovarsi un’idonea sepoltura, il piccolo verrà cremato.

Una tragedia in vita, che continua anche dopo la morte. Una famiglia lasciata sola, privata del diritto di porre la parola FINE a una battaglia durata 16 anni. Perché Cristian Barbuscia era una persona. E aveva 16 anni.

GS Trischitta

 

 

Riportiamo l’accorata richiesta di aiuto della madre di Cristian, con la speranza che non sia lasciata inascoltata:

“La lotta non è finita. Hai lottato da vivo e dovrai lottare anche da morto. Vita mia, in vita hai lottato per una casa più dignitosa, adesso devi lottare per una casa al cimitero. Il tuo posto, la tua cella, l’ hanno dato a quelli che pagano di più. […].Così non riposi in pace…”