Da vespa, il salotto buono della mafia

La voce è roca e lascia trasparire delusione e rabbia, non è facile per il Dott Antonio Ingroia rispondere alle nostre domande. Lui che fu parte attiva nella lotta alla mafia condotta dal Dott Falcone, lui che gli fu al fianco sino alla fine, Giudice e Avvocato eppure stenta a trovare, in serenità, le parole giuste per risponderci. Solo al termine della telefonata ci consegna il suo amaro sfogo: “È la conferma del mondo alla rovescia nel quale la spregiudicatezza della televisione pubblica, parliamo della Rai, che pur di fare odience è disposta a fare qualunque cosa, addirittura invitando un discendente dell’assassino di Falcone e di Borsellino, in forma così disinvolta, mentre i simboli della legalità vengono dimenticati e ignorati

La presenza, questa sera, di salvo riina in una trasmissione Rai genera una serie di reazioni che sarebbero troppo facili da raccogliere in stile “copia-incolla” ed è per questo che abbiamo raggiunto telefonicamente due onorevoli, membri della commissione antimafia, uniti dalla perdita di un caro parente per mano mafiosa, riportiamo quindi le loro dichiarazioni:

 “Una cosa del genere non può andare in onda. Non sulla Rai. Non di nuovo”. Così esordisce l’Onorevole Francesco D’Uva, adirato. Se questa sera i riflettori della Rai saranno puntati sugli apologeti del boss riina, c’è chi proprio non ci sta. Sul web impazzano comunicati stampa e ferme dichiarazioni di dissenso, ma questo non sembra fermare Bruno Vespa, deciso dar voce al figlio del capomafia. “Ci siamo dissociati pubblicamente e stiamo facendo di tutto affinché l’intervista non vada in onda – prosegue il deputato – il fatto che sia già stata registrata non è determinante, non ha alcun valore. Si tratta di un servizio pubblico, una rete nazionale: non possiamo permetterlo.”

Dopo i due Casamonica, a “Porta a Porta” è il turno di salvo riina. Sarà lì per presentare il suo nuovo libro, per raccontare di un padre comprensivo e presente, per edulcorare verità ormai inconfutabili. “Ciò che mi lascia di stucco non è l’intervista o la presenza di riina in tv – spiega l’Onorevole Claudio Fava – piuttosto immagino quale sia stato il colloquio fra i due. Era l’occasione per metterlo con le spalle al muro: sarebbero bastate un paio di domande, da parte di giornalisti di un certo calibro. Avrebbe risposto timidamente, non voglio parlare degli errori di mio padre. Di quello se ne sta già occupando la giustizia e sarebbe passato oltre, o almeno ci avrebbe provato. Ma stasera – continua sconfortato – nessuno ricorderà a salvo riina i misfatti del padre: lo lasceranno raccontare di un uomo onesto, quasi affettuoso. Giornalisti esitanti e accondiscendenti, che lasciano in punta di penna le domande che andrebbero fatte: è questo ad indignarmi.”

Non potevamo esimerci dal sentire Salvatore Borsellino che, costretto così a rivivere un dolore mai dimenticato, non può che sperare che social e quotidiani diano voce alla sua ira. “Ed ecco che ci risiamo, membri di una famiglia criminale, gente condannata per reati abominevoli, seduti comodamente davanti alle telecamere. Questa sera una persona del genere racconterà all’Italia intera una verità distorta. Racconterà di un padre che la sera, telecomando alla mano, ascoltava distrattamente le notizie dell’ultim’ora al TG. Dimenticherà però di raccontare i momenti di giubilo seguiti alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, dimenticherà di parlare delle espressioni di gioia di un padre, mandante di omicidi efferati”.

Sentito Vincenzo Vasile, storico giornalista antimafia, che seguendo un nobile standard professionale, dice “Io sostengo da sempre che bisogna intervistare pure il diavolo, basta che si facciano le domande giuste, o comunque si facciano domande. Bene. A “Porta a Porta” questo non è ancora accaduto”. Sono moltissime le voci fuori dal coro, le manifeste reazioni avverse.  Continuerò a battermi per ciò che è giusto, sino allo stremo, sino alla fine – prosegue, dopo pochi istanti – non mi arrendo di fronte ad un simile: la ferità d’altronde è ancora aperta e lo sarà per sempre.”

Anche il nostro editore, Dino Sturiale, ha voluto esprimersi in merito, ne riportiamo le dichiarazioni “A noi tutti cresce la rabbia nell’immaginare che un condannato per mafia debba andare in TV, in quella sede viva per le tasse che ci vengono imposte, o per meglio dire  estorte, e ci debba parlare di un padre che pranzava a casa, con la famiglia, mentre si compivano i suoi ordini di strage.  Questa sera si parlerà di un violento assassino che leggeva i giornali i giorni a seguire le stragi, beandosi del suo operato. Domani al bar discuteremo se è giusto condannare un ragazzo solo perché è figlio di un mafioso. No, è lui stesso un mafioso, già condannato a otto anni e 10 mesi di carcere duro, 41bis, per associazione mafiosa e molto altro. No, salvo riina non è solo figlio di totò ma è esso stesso parte di una società che combatteremo sino allo stremo delle nostre forze e il “sig” bruno vespa, reiterando un deplorevole comportamento, è anche lui parte della strada sbagliata”