Sicilia, Aprile 1989: i coniugi Albeggiani, già reduci da una lunga traversata in mare, riprendono il largo. A bordo di un Carol Ketch di 36 piedi i due veleggiano lontani, decisi a compiere il secondo giro del mondo, ma qualcosa non va per il verso giusto. Nei pressi di Las Palmas Sergio Albeggiani perde la vita e a LiscaBianca non resta che battere in ritirata, in un lungo e dolorosissimo giro di boa che segnerà una fra le storie più romantiche degli ultimi cent’anni.
Trent’anni dopo l’ormai logora e dismessa imbarcazione destinata alla demolizione torna a solcare le acque del Mediterraneo: Venerdì 29 Luglio il cantiere Ges. Nav. di Palermo ha ospitato la cerimonia del varo, cui hanno presenziato lo yatch designer Francesco Belvisi ed il sociologo Elio Lo Cascio.
I due, fautori e promotori del “Progetto LiscaBianca – Navigare nell’inclusione” insieme all’Istituto Don Calabria e all’associazione ‘Apriti cuore’, riconsegnano al mare un imponente veliero, interamente restaurato grazie all’operato di ragazzi provenienti dai margini della società.
Una storia cha ha il sapore del riscatto, della rinascita. Lisca Bianca potrà continuare quel viaggio tragicamente interrotto, con un carico di storie a bordo. Storie che si aggiungono a quella dei coniugi Albeggiani, trasformando l’imbarcazione in un vero e proprio simbolo. Lisca Bianca porta in sé le storie di decine di ragazzi emarginati, che con il proprio operato hanno permesso a quello che era un relitto dall’incredibile passato, di poter godere di un futuro in mare. Dalla decadenza alla rinascita quindi, come per i ragazzi del carcere minorile di Palermo, ai quali si sono affiancati giovani con problemi di tossicodipendenza. E ancora i tanti richiedenti asilo provenienti dall’Africa, da zone di guerra. E ancora le tante persone segnalate per il progetto dall’INAIL, prive di un’occupazione per incidenti avuti sul luogo di lavoro. Tutti a bordo di un’impresa capace di concretizzare speranze e aspettative. “Un’impresa epica – come la chiama Elio Lo Cascio – un’avventura che mira al cambiamento delle persone e al miglioramento delle loro condizioni di vita. Abbiamo deciso di restaurare una barca e non di comprarla nuova perché in tal caso non ci sarebbe stato il viaggio, non avremmo vissuto l’avventura”. Ma un’avventura si sa, per sua stessa natura, è piena di ostacoli, come ci continua a raccontare Lo Cascio: “come per gli Albeggiani è stato difficile affrontare un viaggio intorno al mondo, per noi è stato difficile restaurare una barca senza maestranze, ma con ragazzi provenienti da realtà marginali, persone inesperte. Per noi è stato un modo per trasmettere competenze utili per un loro potenziale futuro lavorativo. In più è stata una vicenda epica perché non avevamo le risorse economiche per farlo”. Risorse che non hanno tardato ad arrivare da più parti, a testimonianza di come non sia da folli aspettarsi aiuti, quando la causa è tanto nobile. Una volta stabiliti i tre ingredienti necessari alla partenza del progetto, “passione, determinazione e coraggio” sottolinea Lo Cascio, l’impresa ha potuto contare su svariati collaboratori. Gli attrezzi sono stati concessi dalla multinazionale Makita. La Fondazione San Zeno ha permesso di usare un capannone agricolo poi trasformato in un cantiere nautico. Altri contributi sono arrivati da altre associazioni e il Comune di Palermo ha permesso ai ragazzi del Carcere Minorile di offrirsi come forza lavoro. “Abbiamo organizzato una grande opera di promozione per il progetto – continua Lo Cascio – , cercando di coinvolgere non solo aziende e imprese, ma anche chiunque, appassionato alla storia, volesse farne parte. Ciò ha permesso che un’idea partita da poche persone diventasse un’impresa collettiva”.
Lisca Bianca non è solo una barca dal grande passato che potrà riprendere il mare. La realtà che ruota, anzi, naviga intorno a lei continuerà il suo viaggio anche ora che il restauro è ultimato. Lo Cascio parla di due anime del progetto, entrambe legate al sociale: “La prima anima del progetto è quella relativa all’inserimento lavorativo dei giovani partecipanti. Questo obiettivo va oltre Lisca Bianca. L’idea nostra era che , una volta organizzato il cantiere, i ragazzi avessero potuto acquisire delle competenze da spendere nel mondo del lavoro. Noi di Lisca Bianca speriamo che, dopo l’impegno che permetterà alla barca di riprendere finalmente il mare, possano svilupparsi delle commesse e che il cantiere continui la sua attività”. Speranza non tanto lontana dalla realtà, visto l’impegno da parte del Comune di Palermo che, nel dicembre del 2015, ha firmato un protocollo d’intesa concedendo all’associazione uno spazio all’interno di un padiglione durante la Fiera del Mediterraneo. L’altra anima del progetto è legata all’attività della barca stessa. E’ infatti previsto l’avviamento di progetti di matrice sociale attraverso l’attività di vela solidale, permettendo a ragazzi che non hanno possibilità, di trovare nella vela uno strumento educativo. O ancora attività di vela terapia, con la possibilità di far navigare ragazzi con disabilità. A queste iniziative si aggiunge quella del turismo sostenibile, basato su una barca con una storia così bella, portatrice di così grandi valori che potrà essere strumento per promuovere il turismo, la conoscenza della nostra terra e delle nostre coste. Il tutto con una barca non nuova di zecca, ma con una storia incredibile alle spalle, quella dei coniugi Albeggiani e quella di un recupero frutto del lavoro di ragazzi in difficoltà. Le tante storie si uniscono: quella del restauro di Lisca Bianca e quella del riscatto di tante vite ai margini, ma il finale è sempre lo stesso. Un finale che ha il sapore della rinascita.
La storia di Lisca Bianca, già da 15 anni protagonista di un libro che grazie all’iniziativa ha visto recentemente una ristampa, sarà rappresentata in un docufilm “Lisca Bianca – La virata di Sonia” prossimamente in uscita. Il lavoro vedrà la collaborazione di Luigi Lo Cascio e Sonia Palazzolo come protagonista.
“Dedico l’iniziativa a Sergio Albeggiani, che non c’è più. Che possa godersi, ovunque sia, la sua creatura che torna tra le onde e che permetterà a tanti ragazzi di migliorare le proprie condizioni di vita”. Elio Lo Cascio.
GS Trischitta