“La mafia se ti vuole ammazzare ti ammazza e basta, non ti manda un messaggio. Piuttosto penso che sia un’intimidazione mafiosa. E’ come dire: lì non ci devi più stare perché il tuo rispetto delle regole cozza con il mio voler fare altro. Certo, sarà poi la magistratura, di cui ho la massima fiducia, a dirci cosa significa.”
E’ questo il senso che Maria Grazia Brandara, ex Sindaco di Naro e già Onorevole Regionale, attuale commissario dell’IRSAP- Istituto regionale per lo sviluppo dell’attività produttive- ha dato alla lettera intimidatoria contente due proiettili per la caccia al cinghiale calibro 12 che gli è stata recapita presso gli uffici dell’Assessorato d’Agrigento.
Inquietante è anche il massaggio che accompagnava i due proiettili: “Maria Grazia Brandara come Antoci” e che collega direttamente la minaccia al recente attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Dopo la denuncia, presentata formalmente al Procuratore facente funzione Ignazio Fonzo, le indagini sono state affidate alla compagnia dei Carabinieri.
La solidarietà
“Le Istituzioni mi sono state tutte vicino, persino il Presidente della Regione, nonostante i suoi molteplici impegni, ha passato del tempo con me. Mentre il vice presidente della Regione Mariella Lo Bello mi ha accompagnata a presentare la denuncia e le istituzioni e i politici, in modo bipartisan, mi hanno manifestato la loro solidarietà, tanta solidarietà”.
“Nella mia qualità di commissario dell’IRSAP e delle mia attività istituzionali, continua il Commissario, sono venuta a conoscenza di fatti di rilievo penale o anomalie ed ho fatto ciò che era giusto fare, ho trasmesso tutto all’autorità giudiziaria. Del resto nella mia vita pubblica ho ricevuto anche altri “avvertimenti”, minacce e ho subito anche qualche episodio brutto”.
Il ritorno della Mafia
“Io ho sempre lottato contro la mafia e avendo sempre avuto la schiena dritta non ho nessun timore. Del resto, sento che vi è una volontà di tornare ad un certo vecchio regime. Quindi, se un amministratore cerca di fare il proprio dovere attraverso la regolarità dei suoi atti amministrativi allora deve venire bollato attraverso attacchi mediatici, dicerie, gossip. Certo, uno lo deve mettere anche in conto, ma ricevere le cartucce calibro 12 per la caccia al cinghiale…comunque resisto, anche davanti alle preoccupazioni di coloro che pur volendomi bene, come mio fratello il grande, dicono: ma chi te lo fa fare? Lascia perdere. Io nella vita ho fatto di tutto, il Deputato Regionale, Il Sindaco, il Presidente dell’ATO e mai mi ha sfiorato un’indagine perché il mio vangelo è stato sempre il rispetto delle regole. “
C’è qualche amministratore che nega la mafia.
“Ma come si fa a negare la mafia? Conclude. Io posso anche non avere la certezza che quest’atto intimidatorio sia opera della mafia…ma come si fa? Soprattutto nei piccoli centri. Ma volete che noi non conosciamo -diciamo – il percorso delle nostre delle nostre città e delle nostre piccole comunità? E’ veramente voler fare 1000 passi indietro rispetto a quell’emozione emotiva che c’è stata dopo la morte di Falcone e Borsellino, è impensabile negare questo fenomeno. Oggi non è più la mafia della lupara e in questo senso mi stranizza l’aver ricevuto cartucce di lupara. Oggi è la mafia dei colletti bianchi, una mafia collegata alla corruzione quella dobbiamo affrontare. Ciò non significa che si può negare l’esistenza della mafia perché tutto è condizionato e condizionabile. Questo vuol dire che chi vuole fare il proprio dovere non si può fare spaventare, del resto chi ti vuole ammazzare ti ammazza e basta, non ti manda l’avvertimento.”
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