Dopo anni di studi, tra elementari per la prima formazione, scuole medie per la preparazione alla scuola superiore, e dopo aver completato i cinque anni finali con conseguente diploma, spesso ci si trova davanti ad un bivio, un bivio complesso, forse uno dei passi più importanti che si fa nella vita: scegliere chi essere.
A proposito di ciò ci si pongono molte domande, perché oltre a pensare a quello che piacerebbe essere, si pensa anche a quello che si dovrebbe essere per dar piacere a chi sta vicino, familiari, amici.
C’è anche da pensare che ci sono anche tanti altri motivi per il quale i ragazzi alle volte scelgono di intraprendere una strada anziché un’altra. Questi sono legati a soddisfazioni personale di superare qualcuno, o semplicemente avere qualcosa che qualcun altro non ha avuto, alle volte anche i genitori non essendo riusciti in qualcosa spingono i figli a fare ciò che in passato avrebbe reso soddisfatti loro. Quello che in modo particolare spinge i genitori ad influenzare i figli è la riuscita, cercano soddisfazione e compiacimento.
I ragazzi sono spesso condizionati dalla società che ha per tradizione l’iscrizione all’università dopo il diploma, o da ciò che lo circonda come ad esempio non voler perdere un compagno che da 5 anni lo accompagna. Certo a 18, 19 anni non si può essere così Tanto maturi da poter sapere già cosa sia giusto e cosa col tempo sarà utile fare, però alle volte bisogna fare quello che davvero attrae, bisogna seguire le proprie vocazioni, anche se i problemi del posto fisso ormai esistono con qualsiasi tipo di settore che si va a intraprendere, è importante impegnarsi in qualcosa che si crede sia propria, per far si che ci sia una massima riuscita.
Alcuni sceglieranno di cominciare a impegnare il loro tempo facendo dei piccoli lavoretti perché non portati a stare sui libri, ma non per questo sono da screditare.
Altri ancora avendo l’opportunità di entrare in attività già avviate magari dai genitori, cercheranno di farsi proprio quel mestiere, o specializzandosi negli studi che servono, o facendo direttamente pratica.
Moltissimi invece cominceranno ad analizzare quale facoltà sia idonea a quello che vogliono essere, anche se con scarse probabilità di trovare un mestiere analogo agli studi, si impegneranno comunque allo scopo di raggiungere i propri obbiettivi.
Tante facoltà essendo ancora a numero aperto daranno opportunità a tanti ragazzi di provare anche con poca sicurezza, altre a numero chiuso lasceranno in ansia tanti ragazzi che dovranno superare dei test a settembre, e nel caso in cui non siano andati nel miglior dei modi, avere una luce di speranza per essere messi in una buona posizione in graduatoria.
Purtroppo chi non riuscirà a superare tutto questo stress mentale, deluso, o si accanirà e continuerà a riprovare per non subire umiliazioni da chi aveva creduto in lui, o lascerà tutto per intraprendere qualche altro percorso magari più semplice avendo valutato le proprie capacità.
Una concetto molto importante da valutare è che si deve combattere per ciò che si vuole, esclusivamente per ciò che si vuole.
È estremamente importante capire chi si è ma soprattutto chi si vuole essere dopo il traguardo del diploma, perché un passo sbagliato magari fatto per accontentare qualcuno potrebbe avere ripercussioni per tutta la vita.
Quando si fa una scelta importante come quella dell’università non ci si può concedere di essere superficiali. Bisogna mettersi in contatto profondo con se stessi, ascoltarsi prima di dare ascolto a chiunque altro: “Per chi lo sto facendo?” bisogna chiedersi. Ma soprattutto bisogna sentirsi: quali sensazioni provo quando mi immagino a fare la tal cosa? Voglio davvero spendere il resto della mia vita in questo settore? Quanto sono obiettivamente capace di muovermi in un certo ambito?
Sono domande impegnative alle quali non sempre si trova una risposta, però è importante rifletterci, immedesimarsi, e sentirsi soddisfatti al pensiero di fare una determinata cosa: perché prima di sapere chi si vuol essere, bisogna capire chi si è.