Famiglie omogenitoriali, fra diritto, scienza, psicologia e societa’

Nell’ambito delle attività didattiche dei corsi di laurea di “storia delle istituzioni politiche e sociali” e di “psicologia dello sviluppo e delle relazioni familiari”, l’Università degli studi di Messina incontra il tema della tutela delle coppie omosessuali, analizzando gli aspetti giuridici, scientifici, psicologici e sociali con interventi a cura del prof. Giovanni Moschella, direttore del Dipartimento di scienze giuridiche e storia delle istituzioni, Rosario Duca, presidente del Circolo Arcigay di Messina, Rosalba Larcan, direttrice del dipartimento di scienze umane e sociali e docente di psicologia dello sviluppo e delle relazioni familiari, M. Antonella Cocchiara, docente di storia delle istituzioni politiche e sociali, Fulvio Giardina, Dirigente psicologo ASP Siracusa e presidente del consiglio nazionale degli psicologi, Maria Baronello, assistente sociale e Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Messina, Carmen Currò, avvocata matrimonialista e presidente del Cedar (centro donne antiviolenza) di Messina, Francesca Vecchioni, giornalista e presidente di Diversity, figlia di Roberto Vecchioni, Sergio Lo Giudice, Senatore e presidente nazionale Arcigay, Alessandra Nicita, psicoterapeuta, poetessa e musicista.

Giuridicamente, la tutela dei diritti delle coppie omosessuali, è costituzionalmente garantita.  Ad arricchire il quadro dell’ordinamento giuridico, si aggiungono le diverse sentenze della Corte di Cassazione che rileva la presenza di pregiudizi circa le adozioni in favore ai genitori omosessuali. Anche la Corte Costituzionale riconosce la rilevanza costituzionale delle famiglie omogenitoriali, viste comunque come formazioni sociali, diritti delle minoranze che vanno tutelati, considerando le fondamenta della nostra Costituzione basata sul pluralismo. Quello che manca, quindi, è l’applicazione della Costituzione in merito ai diritti di personalità, visto che attualmente nel nostro ordinamento sono presenti lacune normative, a causa dell’assenza di regolamentazione da parte del legislatore, tenuto a riconoscere i diritti civili come in ogni stato di diritto. Al momento, sono spesso i giudici stessi a regolare specifici casi tramite sentenze, nonostante non abbiano la competenza legislativa e tecnica. Tocca al legislatore e al Parlamento, quindi, assumersi la responsabilità di legiferare e rispondere a questa sensibilità sociale, come già fatto in quasi tutti i paesi europei che ammettono le adozioni per le famiglie omogenitoriali. Legislatore che, nel 2014, avendo introdotto il concetto di responsabilità genitoriale, pone come obiettivo principale l’interesse superiore del minore, lasciando intendere che fra i requisiti, non sono presenti elementi come l’orientamento sessuale, ma esclusivamente la capacità dei genitori di garantire educazione, istruzione, mantenimento. Al contrario di quanto sembra, in molti casi infatti le stesse famiglie “normali” non risultano essere in grado di gestire un’adozione,  indirizzando il giudice a premiare la famiglia con migliore capacità genitoriale, a prescindere dai parametri di orientamento sessuale. Dagli esperti, il concetto di genitorialità, oltre ad essere la necessità di trasmissione del codice genetico, viene visto come processo psicodinamico, un qualcosa in sviluppo, vale a dire che genitore non significa soltanto mettere al mondo un figlio, ma seguirlo, prestarne cura, attenzione, rispettare l’individualità del figlio. Il concetto di amore, essere buon genitore è l’elemento fondamentale in ogni caso.

La società odierna, vive una mentalità meccanicistica delle esperienze della vita, secondo la quale “se il genitore è…allora sarà…”, portando in questo caso ad una visione patologica dell’omosessualità. Consciamente o inconsciamente, la famiglia con genitori dello stesso sesso, non viene vista come normale. Dal punto di vista scientifico e psicologico del concetto di normalità, non esiste alcun dato che faccia riscontrare patologie o disfunzionalità nelle famiglie omogenitoriali, non vi è anormalità. In risposta ad alcune credenze che sostengono sia rischioso o deformante per i figli in crescita, numerosissime statistiche, ricerche e letterature scientifiche internazionali in merito, non riscontrano differenze fra famiglie omogenitoriali da un lato e famiglie eterogenitoriali, allargate,  monogenitoriali, per quanto riguarda lo sviluppo della personalità, dell’integrazione, dell’identità, della sessualità etc, dei rispettivi figli. Risulta quindi che non è il sesso del genitore ad influire sulla crescita ma il modo di esserlo. Normalità che non dovrebbe essere necessario trovarne conferma o partire per forza dalla legge o la scienza, ma averne la sensibilità partendo dal fatto, dall’esperienza umana. Comunque, la scienza esatta non è l’unica forma di verità. L’omossessualità è un diverso modo di vivere la sessualità, un fenomeno sociale minoritario che va tutelato. E’ l’omofobia che in primis va contrastata, la diversità di natura fa paura; diversità che andrebbe conosciuta, non superficialmente, ma approfondita, rispettata e valorizzata, vista come ricchezza per la società. Società che non risulta del tutto ostile, ma ancora molto indifferente riguardo al tema. E’ un passo importante portare queste tematiche all’interno del mondo universitario, partire dagli studenti per sensibilizzare ed evolvere la realtà in cui viviamo, seguire la battaglia dei diritti, delle persone. Battaglia che non è soltanto settoriale o quella degli omosessuali, ma una battaglia di civiltà per i diritti universali.

L’amore come elemento essenziale di ogni forma nella società.