Fieri di essere Buonisti

Ci danno dei buonisti. Lo fanno elettori della Lega, una parte di chi ha votato M5S e tutti i cosidetti haters, gli odiatori di professione che si trovano sparsi per i social, da Facebook a Twitter. Lo fa primo tra tutti Matteo Salvini, il Caudillo della Lega, il nuovo Duce dell’Italico Popolo aizzato contro profughi, immigrati presunti irregolari e nomadi. Ho già usato troppi termini in inglese, certi individui dalla mentalità suscettibile potrebbero ritenersi offesi per vilipendio alla Lingua Italiana.

Dicevo, ci danno dei buonisti. In realtà non sanno nemmeno cosa significa. Secondo l’Enciclopedia Treccani, Buonista è colui che usa bontà nei confronti dell’avversario, come a dispensare magnanimità, e da qui si arriva a parlare di finto buonismo, perché si usa il termine per indicare una bontà più che altro ostentata ma non vera.

Secondo una accezione tutta nuova, per loro siamo buonisti. In realtà questo sentimento di bontà non è rivolto ad alcun avversario, ma semmai, nel nostro caso, a chi è considerato più debole, agli ultimi. Quello che resta del significato originario è la presunta ipocrisia di cui siamo tacciati. Questa bontà sarebbe falsa, o addirittura interessata, ostentata per moda…ci sarebbe da chiedere ai suddetti.

Buonisti sono insomma tutti coloro che credono fermamente nei Diritti Umani, nella Bontà, nell’Accoglienza, nell’inesistenza di Razze e nella valicabilità dei confini, nell’Amore e nell’Amicizia tra i Popoli. Anche se i detentori dell’identità patriottica nazionale parlano di Sinistra Buonista ( io mi definisco tra l’altro Socialista) o di Comunisti, in realtà tra i buonisti ci sono anche Cattolici e una parte di Liberali. Siamo sempre meno, ma forse siamo ancora molti. Dovremmo unirci in nome dei Diritti e delle Libertà civili (strettamente collegate a quelle sociali) .

Buonismo fa rima con Pietismo, e quest’ultimo era un concetto molto simile usato nel Ventennio fascista a mo’ di sfottò nei confronti di chi aveva pietà per le comunità ebraiche che subivano le violenze e le offese delle Leggi Razziali. Soprattutto i gerarchi che cadevano nel Pietismo, venivano sbeffeggiati e rischiavano di essere espulsi. Tutti coloro che provavano simpatia per la causa ebraica erano pietisti. Fu proprio il Duce Mussolini in persona a coniare questo termine. I complottari direbbero “Coincidenze? Non crediamo”. Ma sono convinto anch’io, se devo pensar male, che ci siano delle analogie evidenti. Elementi di quella vecchia retorica tornano con prepotenza attuali.

Oltre a scimmiottare i fasci, i nostri amici Cattivisti ( meglio razzisti) sono davvero ipocriti perché mancando di un briciolo di umanità, da buoni cristiani che vanno a messa (molti di loro) e fanno Mea Culpa, pensano di purificarsi con l’atto del rituale religioso, che diventa puro atto esteriore, dal momento che se ne fregano delle parole di Cristo “ Gli ultimi saranno i primi”,“ Ero straniero e mi avete accolto”. Più che essere noi i finti buonisti, sono loro i finti cristiani. Sono i primi veri ipocriti a usare il Vangelo come carta igienica. Da non credente, ho comunque molto rispetto per la figura di Cristo, nonostante la distanza da diverse posizioni dell’ortodossia cristiana. Ma ipocriti anche perché affibbiando ai buonisti la colpa di troppa bontà, cercano di riabilitare in maniera grottesca e affannosa la loro meschinità, il loro pregiudizio razziale, rivalutato come presunto realismo, pragmatismo, concretezza. Concretezza che sarebbe la virtù dei borghesi, ma guai a dirlo perché i borghesi radical chic sono i buonisti.

Ma volete sapere la verità? A me questa parola piace. Sono davvero fiero di essere Buonista, perché il Buonista è buono, inevitabilmente dalla parte del Bene. E a dirlo sono proprio i nostri avversari ( verso i quali buonista non sono per nulla) che ci chiamano così. E’ inutile prendersela e crucciarsi in maniera infantile perché ci definiscono tali. Noi lo siamo e non ce ne dobbiamo vergognare! Fieramente Buonisti! Che venga un Manifesto dell’Umanità Buonista e Plurale. La Strategia migliore per vincere l’avversario è appropriarsi degli appellativi che ci indirizza in maniera spregiativa. Così come fanno i Nigga (Negri) Americani, o come fanno le femministe quando si riappropriano della parola “Puttana”. Decostruzione semantica e rivalutazione sono la via.