Napoli. «Brigadiè, ma mo’ che fate, veramente mi volete arrestare?». Solo alla fine ha capito, sebbene pare che ancora non si sia reso conto del guaio fatto, ma soprattutto della gravità dell’azione commessa.
Andare ad acquistare e girare in macchina con 22 grammi di cocaina è un reato che costerà molto caro a Pietro Ciotola. Il padre che voleva “fare la festa” al figlio per celebrare i 18 anni con un party a base di droga e minorenni è sbiancato tutto ad un tratto, quando si è reso conto che lo avrebbero portato a Poggioreale.
Dopo aver cercato di sfuggire a un posto di blocco, per tutto il periodo in cui è stato trattenuto in una stanza del commissariato di Scampia dove gli agenti che lo hanno catturato lo hanno interrogato, Ciotola ha ostentato sicurezza e quasi arroganza. «Embè? Che ho fatto di male? Se anche fosse vero quello di cui mi accusate, che c’è di male? Quella roba era per uso personale, mica la spaccio, io…», ha detto più volte. Un atteggiamento che ha lasciato di stucco gli investigatori.
Ma la vera domanda è un’altra. Perché Ciotola – che di mestiere fa l’operaio ed è incensurato – ha acquistato tanta cocaina? E, visto che in macchina si accompagnava al figlio e a tre ragazzine minorenni, con chi aveva deciso di passare una notte da sballo? Chi avrebbe realmente partecipato a quel festino? Il tentativo maldestro di disfarsi del sacchetto con lo stupefacente, pagato peraltro ben 500 euro, non lo ha salvato dalla galera.
Vicenda dallo spaccato inquietante anche rispetto alle poco più che bambine trovate sul sedile posteriore della macchina bloccata dalla polizia. Hanno 13, 14 e 15 anni. Altro interrogativo: i loro genitori sapevano? Non è chiaro nemmeno se l’intento fosse quello di farle partecipare allo “sballo”, anche se tutto lascia presumere che così fosse. Ora le indagini sono dirette a scovare lo spacciatore, che in fondo è il solo ad essersi fregato le mani per l’affarone combinato nella notte tra sabato e domenica scorsa.