Ancora in carcere pur davanti alla fase dibattimentale del processo già avviata da tempo e con 8 mesi di carcerazione preventiva ai domiciliari e 6 a Gazzi (il carcere di Messina) che continuano, secondo l’Onorevole Franco Rinaldi, anch’esso imputato nello stesso processo ma a piede libero, vi sarebbe un accanimento giudiziario degli inquirenti. “Siccome ancora non sono pervenute le dimissioni di Franco Rinaldi né di Genovese, lui resta in carcere- mia pare una minaccia, un ricatto”, conclude. Detta in questi termini la frase che a detta dello stesso Rinaldi sarebbe riportata nel provvedimento di rigetto della richiesta di scarcerazione avanzata dai legali dell’On. Francantonio Genovese e ripetuta stamane per ben due volte, acquisterebbe un peso specifico che difficilmente potrebbe passare sottosilenzio.
E’ questo il motivo per cui abbiamo chiesto conferma dell’esattezza delle frase direttamente all’Avv. Nino Favazzo, difensore dei deputati nazionale e regionale coinvolti insieme ad altri 30 imputati nell’inchiesta corsi d’oro, di cui il dibattimento è in fase avanzata presso il Tribunale di Messina, per tutta serie d’imputazioni che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al peculato, alla truffa aggravata, alle false fatturazioni, alla truffa in erogazioni pubbliche ed altre ancora.
“No. In questi termini esatti la frase non risulta. Ci risponde l’avvocato. Si lascia intendere in diversi passaggi del provvedimento che il pericolo di reiterazione del reato potrebbe essere collegato a questo, ma se la mettiamo tra virgolette (la frase) no.”
Presente oggi a Palazzo Zanca per dare le direttive politiche ai consiglieri del PD in merito alla questione dell’Ospedale Piemonte e all’accorpamento con il centro neurolesi, oggetto d’apposita discussione in Consiglio Comunale, l’On. Rinaldi non le manda dire e la prima dichiarazione che rilascia è in difesa del nipote Luigi Genovese, figlio del più famoso Francantonio. Perché durante la famosa udienza del 22 Maggio, che ha visto alcuni supporter fuori dall’Aula di Giustizia con una maglietta inneggiante alla libertà del politico messine, è stato oggetto di un provvedimento d’accompagnamento fuori dall’aula per aver gesticolato durante l’audizione di un consulente tecnico della Procura.
“Ha fatto un gesto durante la dichiarazione rilasciata dal consulente della Procura, siccome ha detto una cosa così eclatante… ha fatto un gesto come a dire: bravo! Ed il giudice ha preteso che fosse accompagnato fuori. E’ un ragazzo di 19 anni che studia a Roma, era sceso per due giorni proprio in occasione del processo e quello è sempre suo padre.”
Ma si vede che il lungo perdurare delle detenzione preventiva del cognato gli brucia e ripetendo di nuovo quelle che per lui sono le parole del provvedimento di rigetto dell’atto di richiesta di scarcerazione predisposto dagli avvocati ha precisato:
“Ha proprio detto così, non una parola in meno non una in più. “Siccome non sono pervenute le dimissioni né di Genovese né di Rinaldi, lui resta in carcere. La cosa assurda è un’altra, continua, e basta leggere i giornali dove vi sono persone che commettono un omicidio e dopo poco tempo sono già fuori. Mio cognato per un’ipotesi di truffa si è fatto 8 mesi di carcere preventivo ai domiciliari e 6 mesi a Gazzi. (Invero, l’ipotesi d’accusa è un po’ più articolata).
Ma secondo Lei qual è la motivazione ? Che da Onorevole potrebbe avere delle prerogative che il cittadino comune non avrebbe ?
“La motivazione è sempre la stessa. Poiché è un uomo molto potente anche da casa potrebbe reiterare il reato. Quindi non è il pericolo di fuga o l’inquinamento delle prove ma solo la reiterazione del reato. In altri termini con la potenza che lui ha potrebbe reiterare il reato e rimettere su…Non è che dicono che della Formazione Regionale non c’è più nulla, che 8 mila famiglie sono andate a casa, che non ci sono più Enti che hanno l’accreditamento Regionale. Mia pare una scusa bella e buona”.
Ma nello stesso filone d’indagine vi sono anche i fondi trovati all’estero. E’ questo il motivo per cui il carcere preventivo si è allungato?
“Il ramo d’inchiesta dei fondi all’estero non fa parte di questo procedimento. La cosa è così chiara, talaltro vi sono tutta una serie di richieste fatte da alcuni consulenti all’Agenzia dell’Entrate che dimostrano che sono soldi versati dai genitori … non c’entra nulla” –
E’ vero che suo cognato ha chiesto di cambiare carcere perché si troverebbe male nel carcere di Messina?
“Nessuna richiesta da parte di mio cognato di cambiare carcere. Mai chiesto e non ha nessun problema, sono notizie di stampa non attendibili. Lui oggi si sta occupando della libreria del carcere”.
Pietro Giunta