“Men behind the sun” (titolo originale Hei tai yang 731) è un film del 1988 diretto dal regista cinese Tun-fei Mou.
La pellicola, ritenuta una delle più cruente della storia del cinema, è divenuta un importante documento storiografico proprio perché mostra con dettagliata efferatezza le atrocità compiute dall’ unità 731 dell’esercito giapponese, soprattutto sul popolo cinese. L’unità 731 fu attiva in Manciuria (Cina nordorientale) e ubicò la propria base operativa nel campo di concentramento di Ping Fang, situato a nord-est di Harbin, città cinese dello stato fantoccio del Manchukuo. L’ideatore e capo indiscusso dell’intera unità fu il generale Ishii Shiro, esperto in batteriologia e considerato l’alter ego nipponico del terribile dottore nazista Josef Mengele. Quello dell’Unità 731 fu un programma segreto di ricerca e sviluppo di armi biologiche dell’esercito imperiale giapponese, che portò ad esperimenti letali su esseri umani durante la seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) e la Seconda guerra mondiale (1939-1945).
Ufficialmente conosciuto dall’esercito Imperiale giapponese come il Laboratorio di Ricerca e Prevenzione delle Epidemie del Ministero Político Kempeitai e camuffato come un modulo di purificazione dell’acqua, lo squadrone operò tramite la propaganda politica giapponese e come un emblema ideologico del ramo politico dell’esercito chiamato Kodoha (Partito Bellico). Circa diecimila persone, tanto civili quanto militari di origine cinese, coreana, mongola e russa furono oggetto della sperimentazione diretta dall’unità 731. Anche alcuni prigionieri di guerra statunitensi ed europei morirono per mano dello squadrone 731 e per i folli esperimenti subiti. Secondo la maggior parte degli studiosi, il numero di cavie che furono coinvolte si aggira tra le tremila e le dodicimila persone, ma altri fra cui Sheldon Harris, docente di Storia presso la California State University, sostengono che il numero di vittime, anche soltanto infettate, si possa spingere fino alle duecentomila persone. Un progetto speciale con il nome in codice di “Maruta” utilizzò esseri umani per effettuare esperimenti che prevedevano soggetti raccolti all’interno della popolazione locale e, in alcuni casi, chiamati eufemisticamente come “pezzi di legno” (maruta). Questo termine, originato da una “cinica battuta” da parte del personale, era dovuto al fatto che le informazioni ufficiali riguardanti lo stabilimento indicavano il luogo come sede di una segheria. Tra i soggetti sottoposti ad esperimenti si riscontrarono bambini, anziani e donne gravide. Molti esperimenti e dissezioni furono realizzate senza l’uso di anestetici, perché si credeva che potessero influire sui risultati o perché considerati non necessari, in quanto i soggetti erano legati. Gli scienziati giapponesi effettuarono prove su prigionieri, utilizzando gli agenti della peste bubbonica, il colera, il vaiolo, il botulismo ed altre infermità. Questi esperimenti portarono allo sviluppo della bomba bacillare defoliante e della bomba di parassiti, usata per spargere la peste bubbonica.
Alcune di queste bombe furono progettate con un corpo di ceramica, un’idea proposta da Ishii Shiro nel 1938. Queste bombe diedero la possibilità ai soldati giapponesi di lanciare attacchi biologici, contaminando le coltivazioni, serbatoi, sorgenti ed altre aree con antrace, pulci infettate con peste, febbre tifoidea, dissenteria, colera, ed altri agenti patogeni mortali. Oltre a quanto sopra riportato, alimenti e vestiti contaminati furono fatti cadere da aerei in aree della Cina non occupate da forze militari giapponesi. Le operazioni e gli esperimenti continuarono fino alla fine della guerra. Shiro Ishii era intenzionato a utilizzare le armi biologiche nel conflitto del Pacifico fin dal maggio del 1944, ma i suoi tentativi fallirono per la pochezza dei piani e per l’intervento alleato. Con l’invasione russa di Manchukuo e Mengjiang nell’agosto 1945, l’unità dovette abbandonare il suo lavoro in fretta. I membri della sua famiglia fuggirono attraverso la Manciuria e la Cina per rifugiarsi in Giappone. Ishii ordinò ad ogni persona del gruppo di “tenere il segreto fino alla morte” minacciando di cercarli se avessero fallito ed impedendo a chiunque un’attività pubblica in Giappone. Boccette con cianuro di potassio furono distribuite da usare nel caso in cui qualche componente venisse catturato. I responsabili di fiducia delle truppe giapponesi di Ishii, nei giorni finali della guerra, bombardarono le installazioni, per distruggere le prove delle attività, ma la maggior parte erano così ben costruite che rimasero fondamentalmente indenni. Dopo che il Giappone si arrese agli alleati nel 1945, Douglas MacArthur divenne comandante supremo delle forze alleate, sovrintendendo alla ricostruzione del Giappone durante l’occupazione Alleata.
Egli concesse segretamente l’immunità ai medici della unità 731, in cambio della consegna agli USA dei dati degli esperimenti sulla guerra batteriologica. Gli Stati Uniti credettero che i dati degli esperimenti avessero valore. Come conseguenza non processarono o condannarono mai pubblicamente tali esperimenti umani, inoltre gli Stati Uniti non desideravano che altre nazioni, come l’Unione Sovietica, acquisissero dati sulle armi biologiche. Sebbene “silenziato” pubblicamente, l’Unione sovietica diede seguito al caso e processò dodici leader e scienziati dell’unita 731 e delle sue unità affiliate. Il processo a questi accusati giapponesi avvenne a Chabarovsk nel dicembre 1949. Una trascrizione parziale ma approfondita dei procedimenti di giudizio fu pubblicata in diverse lingue l’anno seguente da un’agenzia periodica moscovita in lingua straniera, inclusa una in inglese dal titolo Materials on the Trial of Former Servicemen of the Japanese Army Charged with Manufacturing and Employing Bacteriological Weapons (Foreign Languages Publishing House, Mosca 1950). Questo libro rimane una risorsa ineguagliabile per gli storici dell’organizzazione e dell’attività della guerra batteriologica giapponese. I medici ed i comandanti dell’Esercito imperiale giapponese che perpetrarono le atrocità dell’Unità 731 vennero condannati, dalla corte di Chabarovsk, da due a venticinque anni di reclusione in campi di lavoro.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Unione sovietica costruì armi all’antrace usando la documentazione catturata dall’Unità 731 in Manciuria. Alcuni importanti medici dell’Unità 731 divennero parte dell’establishment medico del Giappone. Il dottor Masaji Kitano guidò la più grande industria farmaceutica giapponese, la Green Cross. Altri guidarono scuole mediche sostenute dagli USA o lavorarono per il ministero della salute giapponese. Shiro Ishii, in particolare, si recò in Maryland per lavorare allo sviluppo di nuovi armi batteriologiche.
Al regista Tun-fei Mou ancora oggi viene vietato l’ingresso in Giappone poiché considerato persona poco gradita e nemico dell’Impero Giapponese.
Stefano Cattafi