Non poteva mancare un suo commento. Non può mancare dopo il responso di qualsiasi urna la lettura serena del quadro socio-politico che esce fuori ad ogni tornata elettorale da parte dei Gesuiti. A livello nazionale, puntuali sono le letture di Padre Bartolomeo Sorge e della rivista “Aggiornamenti sociali”. In queste ore su facebook è Gianni Notari – una vita spesa nella formazione socio-politica e universitaria – ad esprimere un suo pensiero sul voto dei messinesi. Un pensiero che forse merita di essere riletto anche in chiave antropologia: l’inerzia dei tanti stavolta ha dato piena libertà alla società civile.
“Democrazia dal basso. Partecipazione. Possibilità di incidere sulle decisioni che ci riguardano e che hanno come posta in gioco il futuro di tutti. Nella crisi conclamata del sistema dei partiti – elitari club autoreferenziali ormai avulsi dal mondo circostante – è questo la richiesta da più parti avanzata.
È quella che Hirshman chiama voice. È la scelta della voce. Dell’esprimersi, dell’esserci. Dinanzi al silenzio, all’apatia, alla fuga rassegnata di tanti, c’è una meravigliosa parte della società che non vuole morire lentamente. L’esperienza di Messina è emblematica!”
Con queste parole Gianni Notari, gesuita e direttore per anni dell’Istituto Arrupe di Palermo, ha commentato il dato del secondo turno nella Città dello Stretto. Notari sa quello che dice. 7 anni nel capoluogo siciliano gli sono serviti a comprendere mutamenti sociali non indifferenti, tra ultimi ed emarginati ed un ventaglio di associazioni unite attorno al suo carisma. Sono stati numerosi, infatti, i Palermitani impegnati al fianco del sacerdote gesuita nel percorso di cambiamento intrapreso all’interno del celebre Istituto di Formazione politica della Compagnia di Gesù in Sicilia.
Notari prende parola proprio usando uno dei mezzi più comuni, Facebook. In un commento di qualche ora orsono leggeva così il dato messinese.
“Le organizzazioni sociali, attive in svariati campi, dalla politica, alla cultura, al volontariato sociale rivendicano diritti civili fondamentali che ormai vengono traditi dal compromesso sistema partitico. Vogliono essere riconosciuti come protagonisti della scena pubblica e artefici della propria esistenza.
L’azione consapevole e responsabile di questi soggetti appare oggi fondamentale per ridare senso alla democrazia. Partecipare – continua Notari – è prendere in mano il destino della propria vita; è rischiare con coraggio, esporsi. È andare controcorrente anche se la corrente è forte e rischia continuamente di travolgerti. Anche se tutti ti dicono: ma chi te lo fa fare. Partecipare è uscire dal cortile della propria sfera personale e familiare per guardare a chi ci sta intorno, il funzionamento complessivo del mondo sociale in cui si vive. Partecipare è scegliere di essere società civile, ovvero un tessuto connettivo in grado di attivare processi di organizzazione attraverso modalità di azione cooperative. La società civile, infatti, si basa sulla persona che si riconosce membro di una collettività, e sul rispetto di codici comportamentali attraverso i quali si realizza una socialità in cui convivono, in dinamico equilibrio, pluralismo, ordine e solidarietà”.
Padre Notari quando parla di associazioni, forse si riferisce – anzi il valore pastorale delle sue dichiarazioni lo sottendono per storia e impegno civile a suo corredo – anche alle associazioni cattoliche più prossime alla Curia. In fondo la comunità ecclesiale permea tutta la città. Lo fanno i principali uffici di pastorale sociale e giovanile, così come l’organismo pastorale della Caritas che coinvolge importanti risorse di giovani con un profilo aperto alle questioni sociali ed emergenziali. Queste come altre realtà ecclesiali potrebbero aver impresso quel dato che mancava alla restante società civile messinese.
Le recenti esperienze del Laboratorio diocesano di Dottrina sociale promosso da Don Sergio Siracusano, così come nelle attività capillari portate avanti dal Direttore della Caritas diocesana Don Gaetano Tripodo e non ultimi l’impegno con i giovani dell’Arcidiocesi di Don Dario Mostaccio e con gli immigrati del Diacono Santino Tornesi suggeriscono comunque una chiesa presente e compagna del vissuto dei messinesi.
Una chiesa, quindi, presente che – nonostante le critiche della stampa sulla vicinanza o meno di sacerdoti ad un candidato o all’altro – continua a formare coscienze per l’oggi della storia e contribuire a fermentare nuovi movimenti d’impegno sociale e politico.
Notari in uno dei suoi libri (“Cultura in (s)vendita. L’associazionismo culturale palermitano tra innovazione e frammentazione”con i contributi dei docenti Maria Del Gaudio, Antonio La Spina, Fabio Massimo Lo Verde, Giovanni Puglisi, Attilio Scaglione, Giuseppina Tumminelli, 2010) si era già cimentato in questa riflessione e comunque non andando oltre al dato descrittivo che vedeva una società civile vivace ma poco incisiva nel tessuto socio-politico di appartenenza.
Negli ultimi anni, in molti contesti del Sud d’Italia, tra cui Palermo, – leggiamo nella presentazione di quel volume- si è registrato un aumento consistente del numero delle associazioni. Seguendo la linea interpretativa adottata da alcune ricerche che hanno indagato il rapporto fra cultura e sviluppo, tale incremento potrebbe essere posto in relazione ad un cambiamento culturale, ad una maggiore dotazione di senso civico e di capitale sociale in questi territori. Ma è davvero così? Cosa sta accadendo realmente? Si chiedeva Notari.
La risposta dello stesso non tardava ad articolare le resistenze di una comunità non proprio matura.
Tale associazionismo, infatti, appare dinamico ma anche fragile, spesso effimero. Ad un associazionismo animato da idealità – continuiamo a leggere in quella presentazione – se ne affianca uno dipendente, che non solo non genera esternalità positive ma produce un danno, attraverso lo spreco di risorse. Piuttosto che ad un risveglio della società civile il fenomeno associativo sembra spesso rispondere a prassi e intenti differenti e rimandare ad altre categorie esplicative.
Dalla ricerca di quel testo, emergono alcune caratteristiche e dinamiche che contraddistinguono le associazioni culturali presenti in particolare a Palermo ma anche le contraddizioni, le inerzie e i compromessi che inducono a riflettere sui limiti di una cultura in (s)vendita.
Ma che c’entra allora il risultato di Messina?
Con l’elezione di Renato Accorinti forse la “stagione dei saldi” delle associazioni e della società civile concessa per anni ai poteri della città – non sempre benevoli con gli stessi messinesi – sembra essersi chiusa o quanto meno aver abbandonato quell’inerzia che ha fatto le fortune di gruppi di pressione e politici spreconi e che oggi grava sulle spalle della novità che ha sconfitto i partiti. Ma a questo Notari non ha ancora aggiunto altre considerazioni. Leggeremo sempre con estrema attenzione le sue riflessioni sull’uomo, sulla socielità e sulle diverse questioni sociali.
Gianni Notarti è Docente di Antropologia culturale e sociologia della religione presso Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” Palermo e docente della LUMSA. Oggi è Parroco della Chiesa del Crocifisso dei Miracoli di Catania e Superiore della Comunità ignaziana nella città di Sant’Agata.