Gli abiti nuovi di Valentina Lodovini

 

 

In tour al fianco di Marco Travaglio per i teatri del Bel paese. <<“E’ stato la mafia” e’ necessario, diceva Peppino Impastato: ‘la conoscenza ci salverà’>>

Ermetica, misteriosa, eppure il suo sguardo racconta più di quanto lei non dica. La camaleontica Valentina Lodovini, reduce dai numerosi successi cinematografici – brilla nel cast di Luca Miniero ( “Benvenuti al Sud”, “Benvenuti al nord”),  l’ultimo, al fianco di Fabio De Luigi in “Una donna per Amica” di Giovanni Veronesi – è in scena a Teatro con “È Stato la Mafia”, lo spettacolo-denuncia di Marco Travaglio <<Ci siamo incontrati sul set di “Passione Sinistra” di Marco Ponti e dopo quasi due anni mi ha contattata proponendomi di entrare a far parte dello spettacolo.>>

 

Versatile e appropriata, ha recitato e “indossato”, come abiti, all’interno dello spettacolo, scritti e dichiarazioni di intelletuali e statisti, uomini che hanno parlato all’Italia con coscienza, onestà e lungimiranza: Pertini come Gaber, Pasolini, Calamandrei.

Qual è la Sua citazione preferita?

<<Tutte! Ad ogni replica mi sorprendo dell’attualità dei loro pensieri delle loro parole e delle loro azioni, e dopo mi chiedo ‘Ma come mai l’Italia non riesce a cambiare?’ >>

Ha dichiarato al nostro giornale Marco Travaglio “Loro stavano dalla parte dei cittadini onesti e li aiutavano a riflettere, a sviluppare uno spirito critico, in un periodo di ‘un’altra Italia’ dove c’era la consapevolezza di cosa fosse la Costituzione.”

Ci sono in ‘questa Italia’ uomini, che Le parlano con altrettanta onestà?

<<Si esistono, sono gli uomini e le donne che raccontano la verità e la verità’, lentamente, cambia il corso della storia, diceva Leopardi:

“Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose con i loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.”>>

La voce delle donne è meno forte o meno attenzionata a suo pensiero?

<<E’ meno attenzionata senza ombra di dubbio.>>

Che genere di discriminazioni ha prodotto il passaggio da ‘quella’ a ‘questa’ Italia?

<<Meno etica. Meno morale. Meno integrità. Meno identità. Meno fiducia.

Nessuna memoria.>>

Tappa siciliana al Teatro Vittorio Emanuele lo scorso 6 Maggio, per “comodità” la provincia di Messina gode da tempo immemore dell’appellativo di ‘città babba’ dietro il quale hanno trovato riparo i loschi affari delle cosche locali, lo spettacolo a cui prende parte tratta  un tema scomodo in una città che ‘babba’ non è, l’ha mai impensierita l’idea?

<<Assolutamente no. E non credo che esistano città ‘babbe’, credo solo che esista gente furba che vuol far credere alle città ‘babbe’!>>

 

Di origini Umbre, Toscana d’adozione, <<in perfetta sintonia col grigiore Milanese>>, vive a Roma, adorata al Meridione.

Lei la vede la linea che divide nord e sud?  

<<Io vedo solo il nostro paese! Fatto di provincie! Molto diverse tra di loro e la diversità è ricchezza secondo me.>>

I Suoi prossimi progetti?

<<Ci saranno ancora date con “E’ stato la mafia” e l’uscita in sala di tre film…>>

 

 

Giovanna Romano