Solo pochi giorni e una trentina di persone dovranno pagare 2.582,28 euro a testa per aver solidarizzato con gli occupanti del Teatro Pinelli, sgomberati dal Teatro in Fiera la mattina del 14 febbraio scorso, partecipando alla protesta che si svolse quel giorno sulle strisce pedonali che attraversano viale della Libertà all’altezza dell’ex cittadella fieristica.
Lo hanno ricordato oggi gli attivisti del Pinelli nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Sala Ovale di Palazzo Zanca con l’obiettivo di denunciare il pesante clima repressivo che, nel silenzio dell’opinione pubblica, accompagna ormai in maniera permanente tutte le lotte sociali.
All’incontro hanno partecipato il sindaco di Messina Renato Accorinti, i consiglieri comunali e circoscrizionali del gruppo Cambiamo Messina dal Basso, alcuni componenti il collegio di difesa dei militanti e , in teleconferenza dal presidio permanente di Venaus, una delegazione di attivisti NoTav della Val di Susa.
“Centinaia di persone hanno attraversato lo spazio dell’ex Teatro In Fiera nei due mesi in cui è rinato come Pinelli -ha spiegato Massimo Camarata, del collettivo degli occupanti. Alcune delle quali oggi rivestono ruoli importanti nella nuova amministrazione cittadina e rivendicano la positività di quell’esperienza”. Dato questo, che non ha impedito alla Prefettura di Messina, come alla Procura della Repubblica, di colpire duramente attivisti e simpatizzanti del Pinelli con l’apertura di un procedimento penale a carico di dieci occupanti e con le super multe per molti altri.
Le sanzioni amministrative sono arrivate persino a chi difenderà in tribunale i militanti del teatro occupato. “E’ un pesante segnale intimidatorio -ha denunciato l’avvocato Carmen Cordaro- che vuole lanciare un messaggio preciso. Chi si mette contro i poteri forti di questa città, in questo caso l’Autorità Portuale, la deve pagare cara. Con le multe, in tempi di crisi, si colpisce un punto debole, ma nessuno di noi ha intenzione di fare passi indietro. Si tratta di difendere chi lotta per restituire alla città ed ai suoi abitanti ciò che è stato loro tolto arbitrariamente”.
Dello stesso parere anche l’altro legale intervenuto, Carmelo Picciotto. “Con quale criterio -ha chiesto- sono state comminate le sanzioni amministrative? Le forze dell’ordine la mattina del 14 febbraio avrebbero potuto contestare direttamente ai presenti i reati commessi. Si è preferito, invece, ricorrere al vecchio criterio della selezione arbitraria di persone note all’ufficio, guarda caso quelle più esposte nelle iniziative di lotta, che sono state chiamate a casa saltando tutte le normali procedure di notifica degli atti e violando anche la privacy dei destinatari dei provvedimenti”.
Poca o nessuna trasparenza, dunque, che si è vista anche nei passaggi successivi. “E’stato negato ai legali l’accesso agli atti -ha proseguito l’avvocato Picciotto- negando nei fatti lo stesso diritto alla difesa degli attivisti. Come nel caso dei NoTav in val di Susa -ha concluso- ci troviamo di fronte a una sproporzione tra i fatti realmente accaduti, i reati contestati e i mezzi adoperati per reprimerli. Stiamo attenti perché anche Messina non diventi un laboratorio dove si sperimenta un diritto penale del nemico piegato alla repressione delle lotte sociali viste come nemiche dell’ordine vigente in quanto tali”.
Claudio Risitano, anche lui del Pinelli, ha invitato a riflettere sul nesso fra democrazia e lotte sociali. “Conflitto è la capacità di nominare i problemi e farne occasione di riscatto collettivo -ha ragionato. Nella opaca e distratta legalità il Teatro in Fiera è potuto rimanere chiuso per vent’anni. Un atto invece formalmente illegale lo ha riportato in vita, inventando una forma bella e alta di autogestione, di protagonismo di massa. Tutto questo a un certo punto è stato cancellato ed è rimasta in campo solo la pratica del trattare le questioni sociali come puri problemi di ordine pubblico. Ci si accanisce contro le lotte, mentre si è garantisti con chi si è arricchito sulle ferite della società”.
“Ciò accade perché la legalità è asimmetrica -ha aggiunto Gino Sturniolo, una vita nei movimenti e oggi consigliere comunale di Cambiamo Messina dal basso. Se la legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro fosse applicata alla lettera -ha ricordato- le aziende sarebbero tutte sotto inchiesta”. La deduzione logica è che “la scelta delle ipotesi di reato è sempre soggettiva e politica”. Allora non bisogna aver timore di “rivendicare la creatività anche degli atti illegali. Perché le leggi vigenti rappresentano sempre un punto di equilibrio e non c’è trasformazione sociale senza rottura di equilibri”. Le accuse di terrorismo servono solo “ad alzare la posta e isolare chi lotta, spaventando l’uomo della strada”.
Lo sanno bene gli attivisti NoTav e quelli NoMuos, ormai costantemente nel mirino. “Qui in Val di Susa -hanno affermato- lo Stato ormai si sente in guerra aperta con i cittadini. Ma di che guerra parlano? Noi li fronteggiamo a mani nude, per difendere la nostra terra. Loro ci fanno respirare gas tossici proibiti anche dalle leggi internazionali come armi da guerra”.
Il sindaco Renato Accorinti, che nel corso della mattinata ha appeso con le proprie mani la bandiera NoMuos alla balconata del Municipio, ha assicurato il proprio impegno nella risoluzione della vicenda del Pinelli. “Incontrerò nuovamente il prefetto Trotta per convincerlo a far ritirare le multe. La nostra amministrazione fa dell’autogestione e della cura dei beni comuni una propria priorità. Sarebbe assurdo che mentre noi ci impegniamo a recuperare spazi per la socialità, la cultura e lo sport in periferia, chi ha aperto la strada restituendo alla città uno dei suoi luoghi più importanti sia trattato come un criminale”.
Intanto gli attivisti danno appuntamento alle prossime iniziative contro il megaradar della US Navy in costruzione a Niscemi, dopo il campeggio NoMuos che si svolgerà nella cittadina del nisseno dal 5 all’11 agosto prossimi.