Guerra alla Movida o Guerra all’ignoranza?

Nella serata di sabato scorso, una ragazzina di dodici anni è stata soccorsa dai paramedici del 118 nel centro di Messina, dopo aver bevuto due birre e un cocktail. Molti si staranno domandando come una dodicenne può concludere così un sabato sera, cercando di avviare un possibile confronto tra due generazioni.

Tra le soluzioni che diversi cittadini e gruppi di commercianti stanno avanzando vi è certamente quella della “No alla movida”. Questa frase è ormai frequente nel lessico politico dei primi cittadini.

Difatti, rappresenta la soluzione a tutti i problemi riguardanti la sicurezza della propria città. Partendo da Torino con la militarizzazione di quartieri universitari, passando da Pisa dove vengono bagnate scalinate e panchine per evitare che la gente bivacchi nelle sere festive, anche la Città dello Stretto ha subito un decisivo incremento delle pattuglie nel centro storico durante i week-end. Oggigiorno, questa sembra la normalità data la famigerata Fase Due, e il divieto degli assembramenti.

Il problema di per sé non è la Movida, che è storicamente presente in qualsiasi conglomerato urbano. Il problema è il modello che si presenta agli occhi dei giovani cittadini. Messina potrebbe essere riconosciuta come la città degli aperitivi e dei cocktail, perché si sa che “A Messina non c’è nenti” (citando una frase popolare). Ad incrementare questa lettura della nostra città è la costante mancanza di eventi culturali (come per esempio le edizioni de “ La Notte della Cultura”,  “ La Notte della Musica”, “Sabir Fest”). Tutto questo, infine, ha alimentato la visione dei più giovani riguardo la vita notturna adulta, che effettivamente a Messina si concentra nei bar e ritrovi.

 La soluzione, dunque, non è quella di criminalizzare la Movida, ma quella di dichiarare guerra all’ignoranza, incrementando le politiche culturali mediante sostegni economici da parte degli enti pubblici e privati nei confronti dei comitati organizzatori. La soluzione è quella di avviare dei percorsi per lo svago dei più giovani in centro, creando anche dei riconoscimenti come “family-friendly” o “teen-friendly” per i locali serali.

La soluzione è quella di creare un bonus cultura, che non sia percepibile solo al raggiungimento della maggiore età ma sin dalla scuola media, affinché tutte e tutti gli studenti possano avvicinarsi direttamente alla Cultura.

Per concludere, vorrei ricordare che i giovani rappresentano il futuro e che sono costantemente educati, influenzati dall’ambiente che li circonda.

 Franz Moraci