Gufo Stai-sereno

Il cambiamento che non si vuole vedere a Messina.
E’ quello della legalità. E’ quello degli atti amministrativi fatti alla luce del giorno. E’ quello delle risposte ai bisogni e alle esigenze dei lavoratori. E’ vero, una risposata parziale e insufficiente ad accontentare tutti, una risposta che forse lascia fuori gli interessi particolari di qualcuno, ma è pur sempre una risposta. La prima risposta che l’amministrazione Accorinti ha dato ai precari e al precariato.
Abituati ai sotterfugi, alla spartizione della torta secondo l’appartenenza a quel partito o a quell’altro, ha creato schiamazzo mediatico la Delibera della mobilità tra le partecipate che prevede la sistemazione dei lavoratori dell’ex. Feluca, Ato 3 e Agrinova.
Invece di essere quantomeno speranzosi per un futuro più roseo per gli 80 disoccupati che da anni e anni giravano per i corridoi della politica e che oggi forse, dopo anni di precariato, di stipendi da fame e di orari lavorativi al minimo, possono sperare in qualcosa di più stabile, si preferisce fare paragoni con l’agire dei politicanti del passato. Si preferisce paventare l’illegittimità dell’atto invocando la mancanza di un concorso pubblico o la meritocrazia, si sottolinea lo stato di crisi-economica delle partecipate coinvolte, l’Amam, la MessinAmbiente e l’Atm, per rappresentare un sicuro e illecito aumento vertiginoso delle spese per il personale.
Davanti a questo atteggiamento da “iettatori” come direbbe Totò, e tralasciando gli aspetti di legalità e legittimità dell’atto ben esplicitati nella delibera, a questa rassegnazione sociale e culturale che preferirebbe un ritorno al passato, i fautori del cambiamento non possono che rispondere: state sereni.
Oggi non è più possibile accettare lo schema culturale per cui quando il lavoratori protestano, anche quelli che oggi si tenta di stabilizzare, tutti pronti ad accusare la politica e l’amministrazione incapace di risolvere i problemi e poi quando il problema si risolve si torna accusare la politica per averli stabilizzati. E sfido chiunque a non trovare in un gruppo qualsiasi di 80 persone contatti, affinità e parentele anche alla lontana, con politici e amministratori di ieri e di oggi senza che questo voglia necessariamente dire che c’è stato l’inciucio.
Ma non si pensi che il discorso sia circoscritto alla delibera sulla mobilità delle partecipate. Vi sono altri esempi in cui emerge questo stato di prostrazione sociale, questa rassegnazione sociale amplificata ed esasperata dagli organi di stampa, dai sindacati, dai partiti politici. Tutte forze di potere che invece di avere al centro il bene dei cittadini sembra che siano più impegnati, chi più e chi meno, a tirare l’acqua al proprio mulino.
Accade così che il Direttore Generale dei Comune di Messina, Antonino Le Donne, abbia per ben tre volte presentato ai lavoratori ed ai sindacati la Delibera di stabilizzazione dei precari dei Comune di Messina e che per tre volete sia stata rigettata. Le motivazioni sono le più disparate, ma in sostanza si prevedeva che per i lavoratori con le mansioni inferiori, fasce A e B, si potesse procedere alla stabilizzazione immediata e l’inserimento in organico al posto del personale andato in pensione, mentre per i lavoratori delle fasce C e D che possono essere stabilizzati solo tramite concorso interno, si sarebbe proceduto entro i successivi tre anni. Se a questo aggiungiamo che era prevista anche la stabilizzazione di 50 Vigili Urbani a cui non si richiedeva il requisito del concorso si comprende come il pensiero unico sia stato: “O tutti o niente”.
Ed è il preferire questo niente che uccide la speranza del cambiamento, è questo niente che ci permette di dire che la città è sporca e siamo i primi a buttare la spazzatura fuori dai cassonetti, è questo niente che ci permette di criticare la graduatoria dei senza tetto per solo fatto di aver risolto il problema per quattro famiglie e non aver provveduto alle altre trentasei per mancanza attuale di fondi.
Un niente che non ti permette di notare le centinaia di iniziative che affollano giorno dopo giorno le stanze del potere. Iniziative senza un euro e piene di sogni ed aspettative, iniziative che hanno cambiato anche il modo di fare politica. Presidenti di Quartiere che invece di fare il certificato di famiglia, come si usava una volta, oggi sono diventi l’interfaccia dell’Amministrazione Comunale e li vedi con il loro telefonino individuare la strada che doveva essere pulita e l’addetto della MessiAmbiente che avrebbe dovuto provvedere, e questo solo perché sollecitato da un residente del quartiere. E che dire della prossima festa dell’Unità a Messina. Voluta dalle forze giovani e dal basso del PD, riuscirà a portare nel feudo Messinese di Genovese, Debora Serracchiani, il braccio destro del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Già solo questo dato dovrebbe farci comprendere che non solo il cambiamento è in atto ma che ormai è inarrestabile.
Pietro Giunta