I Maccarruni i’ casa i mafiosi non li mangiano

Nel silenzio dei loro nascondigli o dalle limitatezze delle loro celle, almeno una volta gli sarà capitato di desiderare qualcosa di immateriale, connesso ad esempio,  alla possibilità di risentire gli odori tipici del proprio ambiente, della propria casa  …   uno di questi odori , non può non essere il profumo emanato dei manicaretti preparati amorevolmente dalle donne di casa, che siano mogli, o madri,  o nonne.   

Sono convinta che tutte le persone di questa terrà trattengano nella propria memoria, ricordi legati agli odori appresi sin dalla prima infanzia …

Indipendentemente dalla provenienza geografica,   a chi non è  mai capitato di svegliarsi la mattina e varcata la porta della propria stanza , di venire letteralmente investiti  da quell’ insieme avvolgente di odori  che anticipa, senza possibilità di errore,  il menù della domenica …  per un calabrese sarà la pasta col sugo di maiale o di capra, per un siciliano sarà il pescespada a gghiotta, per un pugliese le cime di rapa o quant’altro … ma questi piccoli piaceri derivati dalla semplice normalità non sono alla portata di tutti.

Non lo sono per loro,  per chi intraprende un certo  tipo di carriera, quella criminale . Come spesso accade,  le probabilità di  doversi allontanare da casa e dalla famiglia, sono altissime e che ci si allontani volontariamente,  nascondendosi da un covo all’altro da super latitanti, o che lo facciano  involontariamente, perché arrestati dalle forze dell’ordine  …   la sostanza non cambia.  

Chi fugge dalla Legge,  diventando un latitante,  indirettamente fugge da tutti .  La cosa sconcertante è che preferiscono vivere  nascosti, ricercati,  reclusi pur essendo liberi …  a patto che abbiano la possibilità di continuare  a coordinare  reti di persone che,  a tutti i livelli, appoggiano, insabbiano, agevolano i loro piani economico-criminali  … con la stessa velocità però,  tutta la loro laboriosa attività potrebbe essere interrotta da un momento all’altro …

I familiari a volte  subiscono questa scelta,  ma nella maggior parte dei casi però, gli obiettivi criminali del  singolo membro,  vengono  a  coincidere con quelli dell’intero nucleo familiare. Quanto detto  è particolarmente vero in Calabria dove la struttura familistica è alla base dei rapporti familiari cosiddetti normale e, anche se per versi diversi, lo stesso impianto familistico è  vigente nelle  famiglie mafiose.  

Non dimentichiamoci  che proprio la ‘ndrangheta ha costruito un’immagine di se fondata sulla difesa di  valori quali la famiglia, l’onore e il rispetto.  Piena di questi principi,  la famiglia mafiosa,  si caratterizza per essere una realtà granitica, compatta, difficilmente penetrabili dal di fuori, se non grazie alle intercettazioni ambientali  …

L’essere latitanti, non è l’unico scenario possibile …  c’è ovviamente la possibilità di  costituirsi, ma in Calabria chiaramente non viene perpetrata tra le scelte possibili, se non in rari casi. Esiste un altro possibile epilogo per coloro che vivono in odor di mafia,  come ad esempio venire  trucidati in una o nell’altra faida, o  fare la stessa fine durante una rapina  o ancora in un conflitto a fuoco, magari  mentre si cerca di far evadere un pericoloso pregiudicato  condannato all’ergastolo.  

Ovviamente, questa affermazione  è un chiaro riferimento all’evasione di Mimmo Cutrì,  originario di Melicuccà (RC) , avvenuta qualche settimana fa  in Lombardia.

 In perfetto stile cinematografico  ,  un commando ben informato , composto da sei uomini … di cui due  fratelli dell’evaso,  alle 15 del pomeriggio nei pressi di Gallarate, assalta e spara all’impazzata contro  il cellulare che trasportava l’ergastolano.  

L’aspetto  sconvolgente di questa vicenda risiede nel fatto che la famiglia Cutrì coesa, unanime, era disposta a tutto per riuscire nell’intento di far evadere il proprio congiunto, detenuto nel carcere di Busto Arsizio .

La possibilità di restituire qualche settimana di libertà ad un fratello, ad un figlio è stata pagata a caro prezzo perché durante l’assalto al cellulare, viene colpito a morte uno dei fratelli Cutri, Antonino,  30 anni, pregiudicato anch’esso, e  sembrerebbe che  il proiettile che l’ ha colpito sia partito  dall’arma di uno dei componenti del commando.  Sarà la perizia balistica a darci delle risposte certe.     

L’inchiesta  in corso, a fatto emergere subito una struttura familiare tristemente conosciuta in Calabria,  è il modus operandi tipico della famiglia di’ ndrangheta … e come una vera famiglia mafiosa,  tutti  i membri della famiglia Cutrì , sia in  linea diretta che collaterale,  partecipano attivamente, coordinano e  pianificano l’evasione minuziosamente.

Ma perché lo hanno fatto? Semplicemente perche condividono in pieno e sin dall’origine il comportamento del loro congiunto e soprattutto approvano le modalità di risoluzione dei problemi adottata per “mettere a posto”  quel giovane ragazzo polacco che si era “permesso” di insidiare la ragazza di Mimmo. 

La Calabria mafiosa e tribale considera un unico sistema per lavare l’onta del violato onore, motivo per cui è morto il giovane polacco. Questo evento è stato l’esordio dello smembramento totale del nucleo familiare, che raggiunto l’apice della disgregazione la settimana scorsa, che con l’arresto dell’ultimo componente, la cognata, moglie del Cutrì Antonino, deceduto durante il  blitz . La soluzione ideale che i Cutrì avevano trovato per risolvere la situazione s’è rivelata un vero fallimento,  un moltiplicatore di guai giudiziari, familiari e di sofferenze personali.

Ma la famiglia Cutrì non poteva accettare  e rassegnarsi alla detenzione di Mimmo, motivo per cui s’è adoperata in tutti i modi per restituirgli la tanto bramata libertà, tant’è che nei primi giorni di latitanza, la madre si affrettava a fare sapere a suo figlio, tramite i mass-media,  di non costituirsi, per non rendere vana la morte del fratello, e aggiungo ,  per dare un senso (mafioso) alla morte del figlio e di conseguenza al buon nome della famiglia. 

La lettura che possiamo dare a questa vicenda è che la difesa in senso mafioso, di principi di onore e di famiglia, hanno un prezzo che ricade su tutti coloro che li condividono  …  l’onore è costato un ergastolo a Mimmo,  la famiglia è costata il carcere a tutti,  e quel che è peggio,  la vita di un fratello.  

Dopo meno di settimana di latitanza,  il Cutrì viene trovato e arrestato dalle forze dell’ordine.

L’hanno catturato in un non luogo, in una casa che è una non casa, con i vetri rotti, senza porte, senza mobili, senza cucina , senza l’odore del sugo di maccheroni della domenica mattina, con accanto un unico, povero  approvvigionamento, rappresentato da una scorta di scatolette di tonno … il minimo  per sopravvivere e continuare a scappare,  lontano da casa … per fortuna non c’è riuscito … questo mi fa  dire  che i Maccarruni i’ casa i mafiosi non li mangiano …

 

 

Nicoletta Rosi