Il colonnello Lerario illustra la situazione della citta’ messinese

Uno dei principali problemi che affligge negli ultimi tempi la città di Messina è quello riguardante il mancato rispetto delle norme del codice della strada, in particolare degli artt. 116 Cds e 193 Cds, rispettivamente quello che sanziona chi si mette alla guida di un autoveicolo senza patente di guida e quello che sanziona il conducente la cui vettura è sprovvista di RCA.

Un problema che si sta ampliando sempre di più, come confermato dalle dichiarazioni del colonnello del comando provinciale dei carabinieri, Nicola Lerario: “Ho raccolto i dati del primo trimestre di quest’anno per confrontarli con quelli dei precedenti primi trimestri degli scorsi anni, e i dati della situazione complessiva degli ultimi anni fino ad oggi. Analizzando i dati della situazione complessiva, inerenti la guida senza patente, questi rivelano un costante aumento: 125 nel 2013, 248, il doppio, nel 2014, 111 quest’anno. Andando avanti di questo passo al termine dell’anno si rischia di oltrepassare la soglia di 300 automobilisti che si mettono alla guida senza patente. Questi sono in egual misura italiani e stranieri, anche se c’è da considerare il fatto che gli stranieri siano meno numerosi rispetto agli italiani: molti stranieri si mettono alla guida del mezzo, soprattutto veicoli a due ruote, e nella quasi totalità dei casi, oltre ad essere sprovvisti di patente, lo sono anche dell’assicurazione”.       
L’eccessiva presenza di guidatori senza patente è da rintracciare nella convinzione che la sanzione sia effimera, o che l’infrazione commessa vada in prescrizione. In realtà, questi reati vengono sempre condannati, e in caso di recidività la pena può essere anche detentiva.

Per quanto riguarda la mancanza dell’assicurazione, la causa principale è da rinvenire soprattutto nella disoccupazione, nella crisi economica che colpisce i cittadini. “Anche i dati annuali relativi alla guida senza assicurazione, che si riferiscono esclusivamente all’attività del nucleo radiomobile” – riferisce il colonnello Lerario – “mostrano un trend che non ha intenzione di arrestarsi: 559 nel 2013, 677 l’anno scorso e 290 nel primo trimestre di quest’anno, con la preoccupazione che entro la fine del 2015 vengano superate le mille guide sprovviste di copertura assicurativa. In questi casi, quando un automobilista senza assicurazione commette un sinistro con delle lesioni personali, interviene il Fondo di garanzia per le vittime della strada, che tutti contribuiamo ad alimentare con una parte del premio assicurativo. È un momento difficile, senza ombra di dubbio, qui però si parla di mancanza di responsabilità civile, perché la circolazione stradale comporta inevitabilmente dei sinistri”.

L’analisi di questi dati può dare spunto ad una duplice riflessione: da un lato è palese il fatto che l’aumento delle infrazioni del codice della strada sia sempre più abituale e le cause di ciò si devono ricercare in una generale noncuranza per il rispetto delle regole e delle leggi che disciplinano la vita comune; dall’altro che la presenza delle forze dell’ordine è costante nel sanzionare chi viola le leggi e, inoltre, la loro attività sul territorio è un deterrente per chi può avere l’intenzione di delinquere. Attività delle forze dell’ordine che deve essere intesa come un controllo per garantire la pubblica sicurezza, come ribadisce il colonnello: “I carabinieri non vanno in cerca di patenti o assicurazioni, i carabinieri vanno in cerca di delinquenti. Il nostro obiettivo è quello di garantire la sicurezza; il controllo serve per accertarsi che un cittadino non commetta nulla di male. Durante un posto di blocco può emergere di tutto: dalla gomma liscia al fatto che uno sia un latitante ricercato. I posti di controllo sono fondamentali, se in un certo quartiere si sa che le forze dell’ordine fermano dei mezzi per fare dei controlli, in quel quartiere la propensione a delinquere sarà certamente inferiore”.

Forze dell’ordine che ora devono prepararsi a fronteggiare l’arrivo dell’estate, soprattutto per quanto riguarda il binomio giovani-alcol e da quello che ne deriva: “Quello che è preoccupante” – ammette il comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri – “è il continuo aumento dell’abuso di alcolici da parte dei giovani, che è spesso causa di litigi che poi sfociamo in risse, oltre che di numerosi fermi per guida in stato di ebbrezza. La cultura dominante ha oggi ampiamente sdoganato l’uso dell’alcol, e ciò comporta anche l’abbassamento dell’età alla quale si inizia a bere, attorno ai 14 anni, anche se c’è da dire che a Messina il fenomeno è più contenuto rispetto ad altre parti del territorio nazionale. Forse si potrebbe fare qualcosa di più dal punto di vista dell’informazione, all’interno delle scuole, mostrando ai ragazzi i reali danni dell’alcol: siamo spesso presenti alle conferenze della legalità, dove i temi principalmente trattati sono l’alcol e le sostanze stupefacenti e dove cerchiamo di far capire ai giovani che non è dannoso l’uso di bevande alcoliche in sé, ma il loro abuso”.               

Un problema dunque, quello riguardante i giovani, che ha radici profonde, che si devono rintracciare nella crisi di istituti fondamentali per la formazione dei ragazzi, quali la scuola e la famiglia, le quali sempre più spesso sembrano inadeguate ad educare i giovani e a far capire loro cosa è dannoso e cosa non lo è.
Come se non bastasse, a ciò si aggiunge la necessità per gli adolescenti di essere alla moda, di fare parte di un gruppo, e quindi si tende a mettere da parte i propri valori per uniformarsi ai valori della massa, finendo per diventare vulnerabili e pronti a ricorrere ad alcolici e stupefacenti pur di essere accettati dagli altri.