Il conto non può essere pagato dagli albergatori

“Tasse, tasse, tasse. A forza di tasse, spremette il cuore e l’anima del povero popolo di Nottingham. Chi non poteva pagare le tasse, finiva in galera”. Robin Hood
Christian Del Bono tuona: “Il conto non può essere pagato dagli albergatori”.
Ha vissuto momenti concitati il comune di Lipari in questi giorni. Il tema di discussione è stato l’Imu e i gravi oneri che gli albergatori devono volenti o nolenti assumersi. L’aumento spropositato dell’imposta avrà forse il merito di coprire le voragini del debito pubblico, ma creerà inesorabilmente una catena di malumori, sperequazioni e licenziamenti a tappeto. In gioco, insomma, c’è il futuro del turismo gravemente compromesso da una politica nazionale e regionale miope. In particolare, come denunciato dal presidente della Federalberghi Eolie, Christian Del Bono: “Sull’IMU gli albergatori eoliani sbattono contro il muro di gomma del comune di Lipari e stavolta si fanno davvero male. Nel nostro caso, con l’aumento di due punti percentuali sull’aliquota base, appena deliberato dal Consiglio comunale, ci ritroveremo a versare importi maggiorati di 10, 20, 30 e, in alcuni casi, anche 40 mila euro rispetto a quanto versavamo con l’ICI. Importi del tutto insostenibili per strutture stagionali di dimensioni medio-piccole.Dopo svariate consultazioni, documenti, comunicati e quasi dieci ore di consiglio comunale in soli due giorni, le istanze della categoria rimangono purtroppo del tutto inascoltate”.
La situazione chiaramente è allarmante, e per questo motivo, noi de Il carrettino delle Idee abbiamo intervistato il presidente della Federalberghi per conoscere più da vicino questa situazione.

Presidente, può spiegarci perché vi sentite discriminati e quanto queste tasse influiranno sul turismo eoliano?
Il problema è ammortizzare le spese. Le Eolie vivono sei mesi l’anno. I costi degli alberghi, purtroppo vanno spalmati su dodici mesi. La nostra lamentela, come ci è stato rimproverato, non voleva essere un privilegio. D’altro canto, per anni il turismo nelle Eolie è stato portato avanti dagli albergatori. Nel corso degli anni sono aumentati i posti letto, ma non sono nate infrastrutture idonee per far lavorare anche in bassa stagione. Purtroppo si sta creando una spaccatura sociale: Gravissime saranno le ripercussioni. Questo è un aumento storico che non si era mai registrato nelle nostre isole. L’altro elemento gravissimo è che ci siamo trovati di fronte a una situazione preconfezionata con nessuna possibilità di negoziazione.

Che ripercussioni avrà questo aumento spropositato delle tasse?
Chi potrà risparmiare lo farà. I primi a sentire le ripercussioni saranno sicuramente i lavoratori. I tagli del personale avvengono non per sfizio o antipatie personali, ma è chiaro che quando una nave sta affondando si deve evitare di affondare, salvando il salvabile. La riduzione dei costi racchiude drammi familiari.

In sede di consiglio avete denunciato le differenze con Cortina d’Ampezzo, cosa è successo lì?
Intanto lì il turismo è vivo dodici mesi l’anno e poi l’amministrazione ha fatto una scelta lungimirante. Ha deciso di non vessare con troppe tasse, salvaguardando il territorio. Noi siamo sicuri di un fatto: il conto non può essere pagato dagli albergatori, per questo siamo pronti a un nuovo confronto.
Per sentire un parere politico, abbiamo deciso di disentire il parere dell’amministrazione comunale, attraverso un suo rappresentante:”Quello che ci teniamo a sottolineare è che nessuno vuole mettere più tasse. C’era da scegliere la situazione meno peggiore. Abbiamo varato la seconda aliquota al due per mille in più, quindi accrescendola dal 7, 6 al 9,6. Abbiamo i bilanci ai minimi termini. Le scelte erano due, affrontare questa manovra o lasciare il comune a un commissario. Stiamo evitando il dissesto e siamo l’unico comune in tutta Italia, che ha aumentato l’aliquota stabilendo anche un tempo, che, per le isole Eolie è fissato a due anni.
Insomma, dalle due posizioni emerge ancora una volta che in Sicilia non è lecito parlare di crescita, perché quando vige il tempo delle vacche magre’unico ideale da perseguire è quello del reperimento dei denari. L’unico problema è che la Sicilia e l’Italia non hanno mai trovato un faraone (locale o nazionale) lungimirante che attutisse i gravi momenti di crisi che l’Italia sta attraversando. Per questo, le negoziazioni, aggiungiamo noi, sono più difficili e lasciano l’amaro in bocca.
Claudia Benassai