Avrei volito intitolare questo pezzo la “patata bollente”, purtroppo il Giornale di Feltri, Libero, mi ha anticipato e ne ha fatto un titolo sessista che ha coinvolto la Sindaca di Roma, Raggi. Polemiche nazionali e legittima levata di scudi in difesa delle donne. Purtuttavia, come la si voglia chiamare, la proposta di delibera firmata dal Consigliere comunale di Messina, Nino Interdonato, che chiedeva la testa di Donatella Sindoni, dichiarata ineleggibile prima da un parere della Regione Siciliana e poi da una dotta Ordinanza del 21 Dicembre 2016 del Tribunale di Messina a firma Minutoli e Bonfiglio, rimane una patata bollente. (allegata in calce)
Tanto è vero che ha visto le dimissioni dei due vicepresidenti del Consiglio Comunale di Messina, Interdonato appunto e Nicola Crisafi; un presunto inciucio tra il Segretario Generale del Comune di Messina e la Presidente del Consiglio Emilia Barile (“in attesa che si faccia chiarezza, anche nelle sedi opportune, sui rapporti intercorsi tra la Presidenza del Consiglio Comunale e la Segreteria Generale del Comune di Messina“, scrive Interdonato nella sua nota); un tassello grande come un macigno sulla fine legislatura del Sindaco di Messina, Renato Accorinti e un’invocazione corale alla Procura di Messina: tirata per la giacchetta in via preventiva o come organo a cui delegare la risoluzione di problemi tecnico-amministrativi che sono più vicini alle dinamiche politiche dell’aula consigliare che ai reati penali. ( E’ ovvio che chiunque di noi parla ogni giorno di Procura, ci dichiara la Presidente Emila Barile, perché ci sentiamo tutelati salo all’udirne la parola.)
Le dimissioni dei Vicepresidenti.
Nel consiglio Comunale di Messina gli scontri politici tra le varie fazioni si definiscono dinamiche d’aula, in realtà sono delle vere e proprie battaglie con morti e feriti. Vi sono gli strateghi, le truppe cammellate e, come in tutte le guerre, le spie. Tanto per fare un esempio, il personale amministrativo dei gruppi consiliari ha un rapporto di “fiducia” con il gruppo “politico” dove svolge il proprio lavoro da dipendente pubblico ed è scelto nominativamente tra il personale a disposizione. Ciò detto e sino a quando la Presidente del Consiglio comunale Emilia Barile era nell’area del centro-sinistra i rapporti con Interdonato, anch’egli di centro-sinistra, erano improntati a cordialità e comunanza d’intenti contro l’unico “nemico”, l’amministrazione Accorinti. Le cose sono necessariamente cambiate quando Francantonio Genovese è passato, insieme alle sue truppe, a F.I. E’ da quel momento che tra i due sono prevalse le dinamiche d’aula e la delibera che avrebbe dovuto sancire l’ineleggibilità della Sindoni è diventata la cartina di tornasole di una guerra in atto al cui centro vi è non solo la sfiducia al Sindaco Renato Accorinti ma anche il ruolo di delfino alla destra di Francantonio Genovese. Oggi tornato in politica alla grande.
Prima di continuare e per apprezzare il “gioco” politico dietro la vicenda, riportiamo le dichiarazioni che i protagonisti ci hanno rilasciato e iniziamo con Emilia Barile.
Cosa intendeva Interdonato con il riferimento ai due uffici comunali, Segreteria e Presidenza?
Intendere? Uno deve essere chiaro e non con intendimento o con supposizioni. Con le supposizioni andiamo a fare chiacchere e pettegolezzi, con la chiarezza ci sono le denunce.
E la nota alla Procura?
E’ ovvio che ognuno di noi parla di Procura perché si sente tutelato solo all’udire la parola. Però è anche chiaro che il Segretario Generale è la più alta carica governativa che abbiamo qui dentro. E’ il mio notaio e io non posso mettere in dubbio le sue funzioni di segretario, perché in caso contrario ci sarebbe un dolo, un reato penale. Io non penso e non voglio pensare che ci siano tutte queste strategie dietro alle quinte. E cioè far votare atti illegittimi (la delibera sulla Sindoni) all’Aula consigliare, perché questo sarebbe un fatto grave. Il Segretario Generale ha portato in Aula un atto deliberativo e bastava solo il ritiro (da parte di Interdonato). Non ho capito tutte queste chiacchere e confusioni su un atto che un consigliere comunale ha presententato e che anche prima della votazione poteva essere ritirato in modo normale e tranquillo. Ciò detto, noi siamo in attesa e se qualcuno ha commesso reato o dolo a danno del Consiglio Comunale ci sono le sedi opportune dove fare la denuncia. Certo non è compito mio stabilire questo. Per me è il Segretario che deve tutelare il Consiglio Comunale nell’ambito delle funzioni che gli sono state riconosciute.
A Nino Interdonato abbiamo chiesto, invece, del perché ha sentito l’esigenza di mandare la nota anche alla Procura.
Perché il problema sollevato dalla collega Sindoni si è svolto anche inviando un nota alla Procura. E quindi essendoci già un esposto alla Procura ho ritenuto di dover adottare la medesima trasparenza e chiarezza sui fatti e poiché mette per iscritto i dubbi che ho sulla Delibera, ho ritenuto renderne partecipe la Procura della Repubblica.
Quando la Delibera è stata presentata, l’Appello della Sindoni era già stato presentato?
No. Perlomeno, il Comune di Messina non ne aveva ancora formale conoscenza. Mi dicono i legali, più d’uno in realtà, che l’Ordinanza di primo grado, nonostante fosse immediatamente esecutiva, doveva essere sospesa entro i 30 giorni per proporre l’appello. Perché il ricorrente (la Sindoni) poteva scegliere di depositare l’Appello entro i 30 gg ed è una sua facoltà.
Pensa che il Segretario Generale abbia sbagliato?
Penso che vi siano dei vizi nell’istruzione della proposta di delibera.
Pensa che vi sia un disegno politico dietro o a suo danno?
Io ho risposto sulle carte, punto.
LA STORIA
Andiamo per ordine e ricostruiamo la vicenda precisando che il Consiglio Comunale aveva già discusso nel 2016 il caso di Donatella Sindoni e con la Delibera n° 4 d’Agosto aveva deciso di soprassedere. Quindi, non considerare l’ineleggibilità della stessa e confermarne il ruolo di Consigliera Comunale a tutti gli effetti. Infatti, si era di fronte un parere non vincolante della Regione Siciliana, che comunque riconosceva l’ineleggibilità e un giudizio promosso dal primo dei non eletti, Giuseppe Siracusano + 5, allora ancora aperto.
Successivamente, il 21 Dicembre del 2016 esce l’Ordinanza di primo grado che sancisce l’ineleggibilità (si noti che non si tratta di decadenza ma d’ineleggibilità) della Sindoni, una delle firmatarie della sfiducia al Sindaco. Però, solo a Febbraio 2017 viene predisposta una nuova proposta sull’ineleggibilità, istruita e fatta firmare ad Interdonato come proponente, in sostituzione dell’assente Emilia Barile. In seguito e sempre in tutta fretta viene messa in discussione in aula consiliare solo ad una settimana dal voto sulla sfiducia. E’ questa fretta di portarla in aula che ha fatto pensare a molti che dietro vi fosse un tentativo d’impedire o rendere più difficile la votazione sulla sfiducia ad Accorinti.
Difatti, senza la Sindoni in Aula sarebbe stato più difficile raggiungere i 27 voti necessari al raggiungimento della sfiducia. Con la Sindoni in Consiglio e davanti ad un’Ordinanza non appellata che ne sancisse l’ineleggibilità, invece, qualsiasi atto del Consiglio Comunale sarebbe stato facilmente dichiarato viziato, anche quello che avesse sancito la sfiducia del Sindaco. Precisiamo che all’epoca dei fatti ancora non era stato notificato al Comune di Messina l’appello, sospensivo dell’efficacia dell’ordinanza d’ineleggibilità, di Donatella Sindoni.
Davanti a questi fatti, Nino Interdonato si sente in trappola e pensa che vi sia stato un accordo politico a sua danno. Risultato, il ritiro della Delibera da parte del proponente, Interdonato appunto e l’indicazione, senza fare nomi, di due uffici comunali colpevoli di presunto inciucio. La Presidenza del Consiglio Comunale per sospetta “assenza” e l’ufficio del Segretario Generale, reo di non aver considerato i 30 giorni di rito riconosciuti per proporre appello. Cioè la Sindoni poteva prendersi tutti i 30 giorni di legge prima di presentare appello. Allo stesso tempo la delibera non si sarebbe dovuta presentare se non scaduto il termine di 30 giorni. In altri termini, anche senza appello la delibera doveva essere presenta quantomeno a Marzo 2017.
Ma non basta e facendo leva sul venir meno del rapporto di fiducia con l’ufficio di Segreteria, Interdonato presenta le dimissione da Vicepresidente vicario del Consiglio Comunale e preannuncia di non partecipare più ai lavori consiliari salvo sul voto di sfiducia del Sindaco, il 15 Febbraio. Dopo Eller sembra che tutti abbiano preso l’abitudine di dichiarare le dimissioni e d’abbandonare i lavori comunali, pur continuando a pretendere il diritto ad un ultimo atto amministrativo, provvedimento, risoluzione ecc…Per altra via e a dimostrazione che nelle dinamiche d’Aula il nemico del mio nemico è mio amico, anche l’altro Vicepresidente del NCD Nicola Crisafi – di centro destra- presenta le proprie dimissioni per “solidarietà”.
E’ lo stesso Interdonato che dichiara di aver preso le sue decisioni dopo aver sentito alcuni legali e tra essi l’avvocato Marcello Scurria. Voci di corridoio indicano, tra i legali, anche il suggeritore Giuseppe Santalco, il quale sarebbe stato il consigliere della linea politica da tenere. Del resto, i riferimenti normativi alla vecchia delibera del 2016 e l’affondo ai due uffici comunali riportati nella nota di Nino Interdonato sembrano più il frutto di un politico di vecchia data piuttosto che di un avvocato.
Il suggeritore
Per comprendere la posizione di Giuseppe Santalco e la sua valenza in questa storia dobbiamo fare un salto di fantasia e un passo indietro. Santalco è lo stesso che a Gennaio ha accelerato le dinamiche d’Aula firmando la sfiducia al Sindaco Renato Accorinti. Era il tempo nel quale nel campo di battaglia incominciavano a circolare voci di un presunto accordo raggiunto tra Genovese e D’Alia. Mentre D’Alia ha smentito pubblicamente pur insistendo sulla sfiducia all’amministrazione, Genovese già allora scalpitava per ritornare a fare politica attiva ed oggi lo troviamo a decidere, ancora una volta, i destini della città. Difatti, gli è stato revocato l’obbligo di dimora con la possibilità di ritornare a Roma e riprendersi la sua poltrona d’Onorevole a Montecitorio. A livello locale, invece, ha già fissato nei prossimi giorni (Lunedì) l’incontro con le sue truppe consiliari in vista del voto d’aula sulla sfiducia al Sindaco Renato Accorinti, fissato per il 15 di Febbraio. Salvo a slittare di 24 ore per il Consiglio straordinario sulla Messinambiente e la nuova società dei rifiuti solidi urbani.
Ma rimanendo in tema di strategie, è stata la mossa di Santalco che ha costretto Emilia Barile a scendere in campo. Generale del gruppo Genovesiano, con oltre 2000 voti presi nelle ultime elezioni, la Barile con la firma alla sfiducia ha inteso riappropriarsi dell’iniziativa politica del centro-destra in Consiglio Comunale e dall’altra parte confermare il patto politico con Genovese, messo in discussione dalle continue missioni in Via I Settembre di Giuseppe Santalco. Del resto in palio vi è la possibilità di correre per un seggio alla Regione Siciliana, seggio a cui la Barrile ha sempre confermato d’aspirare. Poco importa che poi abbia comunicato, per un principio d’imparzialità del ruolo ricoperto, che non avrebbe poi votato la sfiducia al Sindaco…basta il gesto.
Vi sarebbe quindi una lotta intestina per la supremazia all’interno del centro-destra tra la Barile e Santalco. Una lotta che ha un premio, essere il delfino di Genevose all’interno del Consiglio Comunale ed avere l’appoggio politico necessario per raggiungere la Regione Siciliana. La storia d’Interdonato sarebbe quindi un altro tassello della lotta politica, un tassello che con quell’accusa di presunto inciucio ha messo quantomeno in imbarazzo la Barile, la quale non a caso parla di denunce.
Non sappiamo se a consigliare le dimissioni della carica da vicepresidente del consiglio sia stato ancora una volta Santalco, sta di fatto che il gesto d’Interdonato, unito alla dichiarazione che non parteciperà più ai lavori consigliari, salvo che per il voto sulla sfiducia al Sindaco, sembra indicare che la fine della legislatura di Renato Accorinti è già stata decisa e gli organi della struttura consiliare, le “vicepresidenze” appunto, incominciano a chiudere le serrande prima ancora del voto.
@PG