La presentazione di pietanze che nascono dal recupero di scarti e avanzi – virtù antica , poi dimenticata, un tempo praticata da tutte e tutti, dagli umili come dai ricchi, dai facoltosi e dai meno facoltosi – è solo una parte dell’opera. C’è tanto altro, in realtà.
La domanda preliminare è suggerita dalla stessa autrice, Paola Bortolani, genovese di nascita e milanese di adozione: “se sul web c’è un infinito archivio di ricette sull’argomento del recupero, perché questo libro?” Risposta: “Perché propone piatti sani, inediti, testati dall’esperienza, promossi dalla famiglia, facili, sicuri da realizzare, adatti a tutte le età”.
Potrebbe bastare, ma “Il gusto di non sprecare” è molto più che un bel libro di ricette: è una guida a ripensare il cibo e l’arte della cucina.
L’idea ispiratrice dell’ opera è infatti antica: ogni avanzo o scarto – che sia un pezzo di pane, carota, melenzana, mela, noce, fragola, sedano, pistacchio, frammento di formaggio, gambo, foglia esterna di finocchio o buccia di patata – è recuperabile e riutilizzabile per comporre piatti gustosi e belli, sempre giusti, perché frutto di creatività e di immaginazione, per nutrire chi amiamo.
L’approdo è nuovo e diverso: la cura delle persone, passando attraverso la gestione parsimoniosa di tutte le componenti di un piatto, è connessa alla conservazione delle risorse del pianeta, specialmente oggi, in un tempo in cui l’emergenza ambientale e la finitezza delle risorse del pianeta ci chiamano a ridefinire abitudini sconsiderate, comportamenti incauti, usi sprovveduti.
Nel tempo dei consumi senza misura, Paola Bortolani mette in guardia dall’inganno delle risorse infinite, della falsa percezione di un fiume inarrestabile di cibo per tutti gli abitanti del pianeta. Così non è, forse lo sappiamo ma lo dimentichiamo perché ci illude “l’abbondanza fittizia” che ci ha trasformati in voraci divoratori dei beni della terra che, in realtà,-dovremmo sempre tenerlo presente- “abbiamo preso in prestito dai nostri figli” e va restituita loro così come l’abbiamo trovata.
Qui siamo tutte e tutti direttamente coinvolti anche per un’altra ragione: questo libello emana l’odore dolce delle salse delle nonne, portatrici uniche di un “segreto” culinario minimale e straordinario, tramandato da sempre, mai scritto; riemerge il ricordo della fragranza delle torte irripetibili delle nostre infanzie, baciate dal tocco della creatività femminile , cibo sacro e conforto anche dell’anima.
Con i primi e i secondi piatti, i contorni , le torte salate e dolci, l’autoproduzione delle conserve salate e dolci, dei brodi e della pasta fatta in casa, dei cibi delle feste, “il riciclo degli avanzi”, fa emergere ricordi e memoria familiare che tutti abbiamo conservato in qualche cantuccio. Leggendo e sfogliando tornano in mente le belle mani femminili annegate negli impasti odorosi, le attese di noi bambine e bambini davanti ad un forno caldo e promettente, i profumi del tempo perduto.
Un libro di ricette così diventa altro, un invito ad aver cura del nostro “unico, limitato” pianeta, a viverlo con gentilezza e umile e necessaria parsimonia. Un’opera gioiosa, che fa diventare piacere un dovere verso l’umanità e verso la terra che ci accoglie.
Miscere utile dulci. Quella che Paola Bortolani suggerisce è la via giusta, la migliore.