Dopo il Salone degli Specchi ed il Castello di Bauso domani, venerdì 26 Settembre, a partire dalle ore 19.30 all’interno della kermesse Sabir Fest alla Fiera di Messina nella Sala Goliarda Sapienza verrà presentato, in una conversazione aperta tra l’autore e la dott.ssa Clarissa Comunale, la silloge poetica il Mare vetrato di Giuseppe Finocchio edita da Pungitopo.
Il mare vetrato, che segue la prima silloge “Versificare invernale” ed. il Gabbiano, è una fitta e più matura sequenza di versi incentrati sul tema dominante e pregnante di un amore umbratile, passionale, clandestino che gioca sui ritmi del tempo e vede la sua genesi e la sua maturazione proprio in un contesto marino, nostrano, mediterraneo.
Il mare è cornice, rende i versi spumeggianti, insoliti, dona ritmo e tocco luminoso alla poesia, è vetrato in quanto fragile ma anche diaframma trasparente tra l’urgenza di dire, descrivere e raccontare del poeta e la percezione vivace del lettore che viene catturato dal ritmo ora piano ora incalzante della poesia.
Il mare è il vero protagonista come enunciato dal titolo: conduce, seduce, indaga, scruta, rimescola, abbacina; il mare suggerisce quasi l’andamento del verso, la libertà espressiva e lascia il lettore libero di spaziare nella descrizione, nella parabola audace della vicenda narrata.
La poesia sa farsi asciutta, nuda, tagliente diretta e sa invece dipanarsi in “epilli” che forniscono spunti e curiosità sulla vicenda narrata guidando il lettore dentro una parabola del sentire. Leggere il mare vetrato può voler dire lasciarsi catturare da una poesia anticonvenzionale che seppure nel linguaggio risente di un lessico aulico e di una cultura classica, scardina poi nella forma e nella mescolanza questa ritrosia e diventa materia liquida e perfettamente comunicativa.
E la natura irrompe continuamente nel verso è un testimone silente ed è uno scenario pregnante delle sensazioni narrate ed espresse, così ad esempio in Stormire di Cicale:
“ Mentre irrompe verace,
insieme a te ed al mio sorriso,
un sentore di cicale,
metterò a tacere il cuore, in un cantuccio,
in un bosco setoso di parole
che profuma della nostra pelle,
perché non faccia rumore.”
Consapevole di muoversi dentro un genere bistrattato, poco letto e poco commerciale come la poesia, il poeta è convinto che sia invece una delle forme più alte di libertà espressiva.