Tema Dopo avere visto il film “I Cento Passi” e avere ascoltato le parole di Salvo Vitale rifletti ed esponi come la vita di Peppino Impastato possa essere ancora oggi un messaggio vicino ai giovani.
Peppino Impastato era un giovane, nato in una famiglia di mafiosi, che decise di ribellarsi all’omertà e alla mafia stessa perché per lui aveva dei principi sbagliati. Lui sperava in un mondo giusto, senza traffici di droga e senza ricatti. Questo lo portò ai conflitti con il padre e con la famiglia e alla morte, saltato in aria con del tritolo. La sua morte fu presto fatta passare come un suicidio e sembrava che tutto ciò che quel giovane insignificante aveva fatto fosse stato cancellato. La mafia aveva vinto e aveva messo tutto a tacere come sempre. Sarebbe finita così la storia se non fosse stato per un piccolo particolare: Peppino aveva portato speranza nei cuori della gente e la speranza non seppe tacere, la speranza doveva manifestarsi. Essa diventò la base di una nuova “guerra” contro la mafia e in onore del giovane Peppino. Così ancora oggi la “guerra” continua e grazie alla speranza lasciata da Peppino e tramandata di generazione in generazione un giorno batteremo la mafia e renderemo il mondo un posto migliore.
Ma la lotta di Peppino non era solo contro la mafia e contro il conformismo; lui combatteva anche contro chi sogna di migliorare il mondo seduto su una sedia. Lui infatti ci ha insegnato a rincorrerli, i sogni; ci ha insegnato a rimboccarci le maniche e a lottare fino ad essere stremati. Io credo che questo significhi vivere, questo è quello che ci rende importanti. Se nessuno inseguisse i propri sogni non ci sarebbero i cantanti, i musicisti, i ballerini, gli attori, gli scrittori, i politici onesti perché questi anziché cantare, suonare, ballare, recitare, scrivere, preoccuparsi del bene di tutti sarebbero seduti su una sedia ad immaginare di realizzare i loro sogni senza concludere nulla.
Questo non vuol dire che se si combatte e ci si impegna si può ottenere tutto, ma se si sta sulla sedia l’unica cosa che si otterrà sarà il rimpianto di non averci provato, di aver perso tempo. Così, quando sarai vicino alla morte non dirai “avrei potuto…”, ma dirai “ho vissuto”.
Infatti io credo che vivere, e non sopravvivere, significhi proprio questo: lottare per i nostri ideali e i nostri sogni, avere speranza non solo nel cuore, ma in tutto il corpo e nell’anima, tanta speranza da riuscire a tramandarla ai nostri figli che inseguiranno i loro sogni con tutte le loro forze e forse, chissà, riusciranno a farli diventare realtà.
Luisa, 13 anni