Il Museo Siciliano di arti e Tradizioni Popolari di Taormina: un Museo da Salvare.

In questi giorni è circolata a Taormina la notizia che verrà realizzato a Palazzo Corvaia un Museo che raccolga le collezioni archeologiche del Maestro Sino poli. Una notizia positiva tranne per la scelta del sito già impegnato ad ospitare il significativo Museo Siciliano di Arti e Tradizioni Popolari. E’ veramente assurdo e sarebbe anche l’ennesima beffa per questa importante struttura museale realizzata in buona parte con la ricca Collezione Panarello, acquisita dal Comune di Taormina, e da numerosi reperti concessi in comodato d’uso gratuito dal noto collezionista Franz Riccobono. Il disinteresse totale a questa prestigiosa struttura museale nasce da almeno tre anni quando i numerosi reperti esposti nel Salone del Parlamento sono stati smontati per dare spazio alla mostra temporanea dell’Annunciata di Antonello da Messina, ma finita la mostra non è stato mai riportato il Museo all’aspetto originario menomando la struttura nel suo aspetto espositivo, suddivisa in origine in ben 14 sezioni. Le collezioni appaiono oggi esposte in maniera non adeguata al di fuori delle originarie bacheche non consentendo così la giusta lettura ai vari e preziosi reperti. Il Museo Siciliano di Arti e Tradizioni Popolari – Collezione Panarello, istituito nel 1997, è certamente il più significativo ed apprezzato tra i musei etno-antropologici della Provincia di Messina e dell’intera Sicilia. Una struttura permanente che espone reperti della cultura figurativa e dell’artigianato artistico dei Siciliani tra il XVI e il XX secolo. Scopo fondamentale del Museo è di recuperare e rendere fruibile al pubblico pezzi d’artigianato artistico ed oggetti d’uso, come sculture lignee devozionali, presepi, ceramiche antropomorfe, elaborati pezzi di carretto siciliano, cartelloni dell’opera dei pupi, che costituiscono una testimonianza preziosissima della vita e della cultura popolare siciliana. Oltre un secolo fa, Giuseppe Pitrè, nel proporre ai visitatori dell’Esposizione Nazionale di Palermo il Padiglione per la Mostra Etnografica Siciliana, denunciava il rischio che la memoria storica della Sicilia, stratificatasi nel corso di tanti secoli, fosse cancellata. L’allarme di Pitrè era giustificato, perché nel corso del secolo scorso c’è stata una dispersione della grande produzione di oggetti d’arte siciliani. Solo in ritardo sono sorti piccoli musei etno-antropologici, grazie ad iniziative locali, non sempre confortate da criteri scientifici. Alle carenze pubbliche, però, ha in parte sopperito il collezionismo privato, che ha salvato fondamentali testimonianze di una ricchissima cultura materiale. Queste raccolte costituiscono oggi dei veri giacimenti culturali. Il Museo Siciliano di Arte e Tradizioni Popolari di Taormina è il risultato raggiunto grazie ad un raro caso di sinergia di componenti pubbliche e private. Protagonisti, infatti, dell’iniziativa sono stati da un lato l’antiquario Giovanni Panarello sostenuto da un gruppo di appassionati, tra i quali Franz Riccobono e dall’altro l’allora Sindaco di Taormina Mario Bolognari e la sua Amministrazione Comunale che, stipulando l’acquisizione ed in parte il comodato d’uso gratuito dei reperti, ha messo a disposizione ed attrezzato i locali del Palazzo Corvaja. Un museo che valorizza la storia culturale ed artistica siciliana, perché i materiali esposti sono opere capaci di suscitare l’emozione che si prova nell’osservare la passione e la creatività di artigiani d’arte, che riassumono aspetti peculiari ed originali della ricchissima cultura popolare siciliana.Per queste motivazioni si chiede all’Amministrazione Comunale di Taormina di intervenire al più presto per ripristinare lo stato primigenio dei luoghi e delle collezioni promuovendo adeguatamente tale istituzione culturale per non privare la Città di Taormina dell’unica struttura museale offerta a quanti giungono nella capitale del turismo siciliano. Mentre ben venga l’istituzione del Museo Sinopoli ma realizzato in un’altra adeguata sede taorminese.

 

Marco Grassi