Di Silvana PARATORE
La violenza intrafamiliare ha come sfondo una rete di relazioni familiari distorte. La famiglia non diviene più luogo di relazioni affettive privilegiate di affidamento, cura e protezione reciproca quanto sede di prevaricazione, di abuso, di maltrattamenti. La violenza all’interno delle mura domestiche è un fenomeno in crescita, che solo nell’ultimo ventennio si è palesato in tutta la sua gravità, grazie al processo di maturazione storica e culturale, tuttora in atto nella nostra società. Purtroppo una componente spesso costante nei fenomeni di violenza sulle donne è caratterizzata dalla cosiddetta “manipolazione narcisistica”. Il manipolatore narcisista è una sorta di Dr Jekyll e Mister Hyde, che trae gratificazione dalla svalutazione degli altri. Il carattere narcisistico è emblematizzato dal bisogno inappagabile di essere sempre considerato migliore.
Associato ad intensa ambizione e a scarsi valori, il carattere narcisistico è polarizzato su miti esteriori di successo, ricchezza, prestigio e su obiettivi superficiali di bellezza e potere. Il manipolatore utilizza diverse armi nei confronti della sua vittima. Denigrazione, minacce, senso di colpa, umiliazioni, presunzione, arroganza: il narcisistica patologico mira ad avere totalmente la vittima in suo potere, cercando spesso di isolarla e di farle interrompere i rapporti con i suoi cari. Il narcisismo si presenta, si legge nello studio di uno psicanalista, come un disturbo della strutturazione della personalità che è generato da una patologia del super-io, ovvero dalla disfunzionalità, sino all’assenza completa, di quella struttura fondamentale della mente che impone i limiti morali, le regole e le normative realistiche. Il mondo del narcisista è fondamentalmente egoista, infantile e abitato dalla pretesa eccessiva verso gli altri e verso se stesso, dalla cui frustrazione originano i sentimenti di rabbia e odio. Esso si radica nell’infanzia e nella relazione genitore-bambino.
La difficoltà principale consiste ovviamente nell’identificare questa relazione patologica ed avere la possibilità e il coraggio di allontanarsi. Una volta presa coscienza delle conseguenze nocive di questa relazione per se stessi, bisogna troncare, e non si deve cercare di capire il perverso narcisista, né trovargli delle giustificazioni. Quando esiste una dipendenza affettiva, come accade nei rapporti di coppia, occorre ben presto comprendere, per la vittima, che non sarà mai possibile instaurare una relazione sana con questo tipo di persona perché il narcisista manipolatore ha tante facce con cui sa mostrarsi all’esterno simpatico, socievole, gradevole ma non ama nessuno e ha un’immagine negativa di se stesso, che proietta su chi gli sta intorno, cercando di “distruggere nelle altre persone ciò che lui non è in grado di raggiungere: felicità, desiderio, piacere”. La difficoltà, nelle relazioni amorose, è proprio determinata dal fatto che per il manipolatore è inconcepibile mettersi in discussione, perché si ritiene sempre nel giusto, considerando che gli altri siano ad avere torto.
Il narcisista è poco attento agli altri, incapace di provare emozioni, ha un senso grandioso di importanza, crede di essere speciale ed unico, ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, usa gli altri per raggiungere i propri scopi, è totalmente incapace di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e le necessità altrui, è spesso invidioso degli altri, mostra sovente comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi. In alcuni casi teme l’intimità affettiva, non accetta le critiche a cui reagisce con veemenza, cerca di provocare l’altro, desidera che l’altro sia debole per poterlo aiutare, talvolta sceglie una donna forte per renderla debole. Uno dei massimi studiosi del fenomeno è lo psicanalista A. Lowen autore del libro “Il narcisismo” . Si tratta di un amore, malato e tossico. Nell’ambito della mitologia greca, il bellissimo giovane Narciso disdegnava chiunque si innamorasse di lui, e gli dei adirati lo avevano condannato, facendolo innamorare della propria immagine rispecchiata in una sorgente, e lo stesso era morto dal dolore per l’amore non corrisposto. Si scambia per amore quello che amore non è: perché quello che lascia i segni sulla pelle, sulle ossa oltre che nell’anima, quello che crea continuamente grandissimo dolore certamente non lo è. L’amore non è mai sopraffazione.
Il manipolatore, per il voler mantenere sempre il potere, anche e soprattutto attraverso la menzogna e l’umiliazione dell’altro, risulta di per sé incompatibile con l’instaurazione di relazioni stabili e soddisfacenti. Spesso agli occhi degli altri è una persona insospettabile, anzi rispettabilissima, apparentemente molto zelante e impeccabile sul lavoro, talora fin troppo “perfetta”. Spesso, in storie diverse, succede come dapprima il falso “principe azzurro”, offra nella fase del corteggiamento, ossessivo e insistente, ma sempre sapientemente cadenzato, grandi promesse, protezione e generosità, giornate bellissime, viaggi indimenticabili, fiori e regali, dolcezza infinita, per poi trasformarsi in un vero e proprio incubo. E’ importante prendere coscienza che il primo antidoto contro la violenza psicologica è l’amore (quello sano) per sé stessi, e di conseguenza il recupero dell’autostima.
Gli avvocati investiti di cause di separazione per simili motivi, spesso si trovano a dover confrontarsi con profili psicologici molto complessi che implicano un percorso di approfondimento che abbraccia anche discipline non giuridiche in una vera e propria “discesa agli inferi” con la cliente violentata nell’anima e nello spirito oltre che fisicamente per poi uscirne insieme a “rivedere le stelle” .
P.P. Brunelli, Trauma da narcisismo nelle relazioni di coppia. Ipotesi per una nuova diagnosi. Il narcisismo patologico e la ferita narcisistica nel “vampirismo affettivo”, Associazione culturale Albedo per l’Immaginazione Attiva, Milano, 2011.
In alcuni casi Tendono a mostrarsi affascinanti, imprevedibili e seduttivi
ü Sottolineano la propria superiorità
ü Temono l’intimità affettiva
ü Si ritengono indispensabili
ü Non sono consapevoli delle proprie emozioni e dei propri bisogni
ü Non accettano le critiche a cui reagiscono con veemenza
ü Tutto ciò che ‘scelgono’ viene ritenuto di ‘valore’
ü Ritengono di essere state ‘vittime’ di situazioni o eventi.
ü Cercano di provocare l’altro
ü Manifestano un atteggiamento giudicante, svalutante e critico nei confronti degli altri
ü Pretendono la “devozione” in tutti i sensi dell’altro all’interno della relazione
ü Desiderano che l’altro sia debole per poterlo aiutare
ü Tendono ad intuire le debolezze altrui e ad evidenziarle
ü Talvolta scelgono una donna forte per renderla debole
ü Qualunque cosa faccia l’altro non và mai bene