Continuiamo la nostra intervista con Roberto Di Palma, Magistrato della Procura di Raggio Calabria.
“Purtroppo in Italia spesso assistiamo ad certo modo di legiferare che potremmo definire del c.d. pendolarismo.
Cioè la sindrome dell’orologio a pendolo che con il suo batacchio batte da un estremo all’altro.
Basti pensare, in campo penale alla legislazione sugli stupefacenti, o quella dell’Ordinamento penitenziario o inerente l’immigrazione clandestina.
Spesso gli interventi legislativi sembrano dettati più da impulsi emotivi, montanti su episodi contingenti che da precise scelte di carattere generale, conseguenti ad una precisa programmazione.”
“Ora, rapportando questa riflessione di carattere generale all’oggetto della nostra intervista, potrebbe essere utile riflettere sul dato che se in questi anni si sono finalmente accesi i riflettori sulla ‘ndrangheta, dato ovviamente importante, utile e fondamentale perché la mancanza d’attenzione aveva permesso il suo espandersi, l’aveva resa forte e capillarmente radicata e non solo sul territorio nazionale, dall’altro sarebbe utile ed opportuno interrogarsi se tutto questo ha forse implicato in un certo qual modo un calo d’attenzione rispetto ad altre forme di criminalità organizzata e penso, principalmente, a Cosa Nostra”
Tutta una serie di scioglimenti per infiltrazione mafiosa nei Comuni della zona calabrese e infiltrazione nei vari Consigli Comunali che segnale danno?
“Una volta, un mio collega, durante la requisitoria del processo “Cent’anni di storia” ebbe a dire, riferendosi agli imputati – fra i quali vi erano dei politici/amministratori di Enti Locali – in maniera volutamente esagerata, che quello ero lo spessore dei politici calabresi.
E’ chiaro che quella fu un’espressione molto forte che trovava il suo senso e ragion d’essere nella requisitoria che andavamo svolgendo.
Però – fatte tutte le dovute eccezioni e precisazioni – è un dato di fatto assolutamente oggettivo che i numerosissimi scioglimenti per infiltrazione mafiosa dei Comuni calabresi denotano un alto tasso di infiltrazione della ndrangheta nella politica calabrese.
D’’altro canto, che la criminalità organizzata venga considerata l’anti-stato o un altro Stato non è un caso, perché in fondo la ‘ndrangheta ha come compito principale quello di attribuirsi alcuni prerogative tipiche dello Stato.
L’Ordine e la Sicurezza pubblica, l’avviamento al lavoro, la gestione della Cosa Pubblica, come quando – per esempio – s’inserisce negli appalti pubblici e nell’economia. Non per niente il legislatore quando nel 1982 creò il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso pensava proprio alle infiltrazioni mafiose nei gangli della pubblica amministrazione”.
A Reggio Calabria abbiamo avuto tutta una serie di fatti criminosi dall’attentato al Museo, due ordigni davanti al Tribunale non innescati, un incendio che sembra come quello avvenuto nella città della cultura di Napoli anche connesso con i 5 milioni di euro che il Ministro Cancellieri ha detto che devono arrivare a Regio Calabria. Cosa pensa che ci sia dietro?
Bisogna prima di tutto fare delle precisazioni di carattere generale e metodologico.
È evidente che io non sono assegnatario di questi procedimenti altrimenti dovrei dire che non posso parlare.
È altrettanto evidente, tuttavia, che svolgendo l’attività di Pubblico Ministero in questa zona da oltre 20 anni, posso abbozzare un personalissimo quadro generale del quale, quindi, mi limito a tratteggiare alcuni passaggi.
Precisando, ancora, che con riferimento alle singole responsabilità vi sono delle indagini in corso e sono delegate ad altri colleghi che hanno l’esperienza e la professionalità necessaria per svolgerle in maniera più che appropriata.
Questa premessa, è una premessa sentita e d’obbligo, per il rispetto che si deve al lavoro degli altri.
Ciò posto, possiamo dire che vi sono avvenimenti che possono essere anche di matrice del tutto diversa fra loro.
Intanto, potrebbe palesarsi una strategia della confusione che può avere il suo significato.
A Reggio Calabria, obiettivamente, è accaduto che in concomitanza con dei ricambi a livello istituzionale si sono verificati fatti più o meno eclatanti: e questa può essere una chiave di lettura.
Perché questo si verifichi – o si sia verificato – può essere solo una coincidenza, ma potrebbe anche vere una chiave di lettura da individuarsi nel tentativo da parte della criminalità (in tutti i suoi “strati”, dai manovali alla c.d. “zona grigia”) di intorbidire le carte, per poi rimescolarle e tentare di mistificare la realtà, creando gran confusione al fine di confondere “i buoni con i cattivi” e viceversa.
Una seconda chiave di lettura – che differenzierebbe nettamente gli episodi che Lei citava – potrebbe essere connessa a degli interessi di spartizione territoriale.
In tal caso, allora, potrebbe essere opportuno valutare se – per esempio – su quelle zone interessate dagli attentati che Lei citava sono stati stanziati dei fondi o vi sono progetti immobiliari”