Il pacifismo e la mercificazione

L’acqua ha una memoria cellulare? Secondo Masaru Emoto sì. La sua ipotesi, definita come “memoria dell’acqua”, è conosciuta in tutto il mondo e ha incontrato i favori di una comunità nutrita di persone, che è rimasta letteralmente affascinata da questa Weltanschauung orientale.

 

Secondo questa visione, infatti, l’acqua sarebbe capace di modificare la propria struttura a seconda delle sollecitazioni ricevute e memorizzare pensieri e parole. Il dottor Emoto afferma di aver impresso su fotografia il suo pensiero e le immagini che presenta sono strabilianti. L’acqua che ascolta Mozart assume la forma di cristalli armoniosi, mentre le note aspre dell’Hevy Metal non sortiscono lo stesso effetto. Tutto questo però non è provato scientificamente, anzi, sconfina nel mondo del metafisico. La James Randi Educational Foundation, un’organizzazione americana che si occupa di investigare criticamente i fenomeni cosiddetti paranormali, ha chiesto un confronto con il dottore giapponese, tanto che si è creata una contrapposizione netta tra due mondi che spesso viaggiano su due binari che non si incontrano mai. Nella fattispecie, la Randi nel 2003 ha lanciato a Emoto la “sfida” per cui è più conosciuta, in cui mette in palio un milione di dollari per chiunque riesca a provare un fenomeno paranormale in ambiente controllato e alla presenza di scienziati e ricercatori qualificati, ma dall’altra parte non c’è mai stata volontà di confronto.

 

Masaru Emoto ci ha chiarito come è arrivato alle sue deduzioni e il motivo della sua chiusura: “Il fatto che il corpo umano sia al settanta percento costituito d’acqua non è una scoperta mia, è una definizione scientifica che nasce da un buon senso del tutto comprovato scientificamente. Invece, per quello che riguardava me stesso, si trattava di una parte della mia vita personale in cui più volte, più volte negli anni mi sono messo alla ricerca di questo elemento, l’acqua ed è una cosa che sta proseguendo tutt’ora. Il punto è che la persona che si era confrontata con me non era assolutamente appartenente al mondo scientifico. Chi mi ha proposto la sfida aveva detto che se io avessi dimostrato con basi scientifiche che realmente l’acqua ha una fonte informativa, lui mi avrebbe dato un milione di dollari. Gli risposi che neanche dieci milioni di dollari sarebbero mai bastati per una cosa del genere. Era questo genere di sfide che non mi interessava”. In chiusura all’intervista gli abbiamo chiesto cosa è l’anima per lui, anche perché il suo sapere è volto a dare ristoro a un ambito diverso da quello corporeo: “Io la penso in questi termini: l’anima è l’essere umano in sé e per sé e il corpo alla fine è l’accessorio che serve poi all’essere umano”.

 

Tra gli intervenuti a Messina, medici e semplici curiosi, come Matteo Allone, psichiatra, a cui abbiamo chiesto cosa si aspettava da questo convegno teorico-pratico: ”Intanto, io ancora non ho partecipato all’evento, ma sono estremamente curioso e anche interessato a una dimensione di conoscenza e un rapporto con un elemento di cui siamo costituiti in gran parte, l’acqua, uno degli elementi fondamentali insieme alla terra, il fuoco, l’aria. Lo avevano capito gli antichi e gli alchimisti, quindi non è nuovo l’interessamento all’acqua. Credo che dal punto di vista empirico e esperienziale l’acqua vada colta nella sua essenza da tanti altri punti di vista e in maniera complessa. Personalmente, sono molto interessato a ciò che accade nel mondo. Dobbiamo capire di più il valore che ha questo elemento, non solo dal punto di vista interiore, ma anche da un punto di vista esteriore. Io mi aspetto di capire e di conoscere solo quelle che sono le sue riflessioni su una tematica a cui ha dedicato molto del suo tempo. Il fatto che non sia un medico e non appartenga alla comunità scientifica non è un minus. Spesso e volentieri non dobbiamo santificare la scienza più di tanto. Questa non è una realtà univoca, che vale per sempre, tanto è vero che molte delle scoperte sono state superate da altre ricerche scientifiche che hanno confutato quelle precedenti. Una volta che abbiamo verificato il paradigma d’indagine, la realtà scientifica di prima viene assolutamente superata. Guardiamo alla scienza in maniera relativa e non diamole un valore assoluto. Questo non significa essere dogmatici, ma avere delle aperture ancora oggi per ciò che accade dentro di noi”.

 

Dogmatici o non dogmatici, due cose sono chiare: nessuno può dimostrare se questa teoria sia in grado di portare benessere nella vita del prossimo, e quello che poi viene comunemente inteso come scienza racchiude trappole e inganni. Il vulnus della questione si sposta quindi sull’asse dell’individualismo, sulle aspettative, e su quello che spesso è un terreno minato: il benessere psicofisico. Ad oggi, la teoria di Masaru Emoto non ha nessuna validità scientifica, ma accoglie il plauso di folle oceaniche. A Messina, però, la platea era composta da ottanta persone. Alcune, tuttavia, venute da Milano, Roma e Lecce.

 

Per la completezza dell’informazione abbiamo sentito il parere di chi, in Italia, cerca di indagare i fenomeni paranormali, così ognuno individualmente potrà cercare di comprendere quale sia l’oggetto del contendere e capire se l’acqua può o no assumere forme geometriche a seconda delle sollecitazioni ricevute. Arcana imperi, direbbero i latini.

 

Gigi Cappello, dottore di ricerca in Fisica delle particelle elementari. Assegnista di ricerca presso l’INFN di Catania, lavora all’esperimento CMS al CERN. E’ attualmente referente locale per il CICAP Sicilia e collabora con la rivista QueryOnLine.

 

Potrebbe descrivere brevemente l’operato del CICAP?

 

Il CICAP è il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. Nato nel 1989 per volontà di personalità di punta della cultura scientifica italiana come Piero Angela, Silvio Garattini, Margherita Hack, Tullio Regge e Carlo Rubbia, si propone di promuovere la diffusione della cultura scientifica e del pensiero razionale, con particolare attenzione all’indagine critica sulle pseudoscienze e il paranormale. Ci occupiamo principalmente di divulgazione per mezzo di conferenze, interventi pubblici, pubblicazione di libri e riviste come Query (queryonline.it), ma anche di indagini sul campo su affermazioni relative al paranormale e alle pseudoscienze. Il nostro comitato è presente in tutta Italia, organizzato in gruppi locali. Il CICAP Sicila è uno di questi.

 

Messina si prepara ad accogliere Masaru Emoto, che da anni sostiene che l’acqua ha una memoria cellulare propria. Che opinione ha la comunità scientifica?

 

Le affermazioni di Masaru Emoto si collocano all’interno della già di per sé pseudoscientifica questione della memoria dell’acqua, andando, se possibile, oltre. Per “memoria dell’acqua” si intende l’ipotesi secondo cui l’acqua nella quale venga disciolta una certa sostanza conservi memoria di quest’ultima, anche dopo ripetute diluizioni. Anche, per intenderci, quando la probabilità di trovare una molecola della data sostanza in un litro d’acqua diventa nulla. Il concetto è apparso per la prima volta su articolo del 1988 scritto dal biologo francese Jaques Benveniste. Lo studio alimentò inizialmente un acceso dibattito scientifico, destinato però a scemare quando prove indipendenti non giunsero agli stessi risultati di Benveniste e soprattutto quando una commissione scientifica nominata dall’editor della rivista Nature sembrò addirittura paventare la possibile malafede da parte dei ricercatori francesi (la situazione è ancora piuttosto controversa). Diverso fu il destino mediatico della ricerca: la memoria dell’acqua ebbe subito presa fra il grande pubblico, vuoi per l’indubbio fascino dell’idea in sé, vuoi perché rappresentava un’ottima possibile base teorica per le cure omeopatiche, già allora parecchio in voga. Come spesso accade in questi casi, tutte le successive smentite non ebbero lo stesso successo mediatico. Emoto, come dicevo, va oltre, fino ad affermare che l’acqua ha memoria non solo delle molecole con le quali è venuta a contatto, ma addirittura delle vibrazioni che la attraversano, siano esse sonore o finanche “psichiche”. Ovviamente, non esiste nessuno studio scientifico accreditato a conferma di questa fantasiosa teoria.

 

E’ giusto dare credito a queste iniziative?

 

Ognuno ovviamente è libero di dare credito a chiunque, purché si abbia ben chiaro che in certi casi non possiamo parlare di scienza. Il problema nasce nel momento in cui certe elucubrazioni vengono spacciate per studi scientifici. La scienza è un’altra cosa: ha a che fare innanzi tutto con il confronto e con una serie di regole (il metodo sperimentale in primis, ma anche il meccanismo della peer review [selezione degli articoli o dei progetti di ricerca effettuata attraverso la valutazione di specialisti del settore, ndR]) che possono sembrare dei freni, ma sono assolutamente necessari se si vuole arrivare al traguardo della conoscenza del nostro universo.

 

Silvano Fuso, dottore di ricerca in Scienze chimiche, ha svolto attività di ricerca nel campo della spettroscopia molecolare presso l’Università di Genova. E’ responsabile educazione del CICAP e segretario regionale del CICAP Liguria. Coautore di pubblicazioni nel settore su riviste internazionali, collabora con molte riviste italiane e ha scritto vari libri divulgativi e sul paranormale e le pseudoscienze.

 

Come definirebbe l’operato di Masaru Emoto?

 

Le affermazioni di Masaru Emoto sono farneticazioni scientifiche. Esse non hanno mai trovato il minimo riscontro né dal punto di vista teorico né dal punto di vista sperimentale. Sono semplicemente una fantasiosa variazione sul tema della cosiddetta “memoria dell’acqua”: teoria pseudoscientifica ampiamente smentita da anni dalla comunità scientifica.

 

Il mondo della scienza e della “pseudoscienza” potranno confrontarsi?

 

La scienza ha regole ben precise che la pseudoscienza, generalmente, rifiuta. Il confronto è quindi molto difficile. Le faccio un paragone sportivo. Se io voglio battere un record, che so, di velocità in corsa, devo sottopormi necessariamente al giudizio di un team di cronometristi riconosciuti da organismi sportivi. Non posso pretendere di cronometrarmi da solo e sostenere poi di aver battuto il record. Lo stesso accade nella scienza. Quando si crede di aver fatto una scoperta, bisogna sottoporsi al controllo dell’intera comunità scientifica, attraverso i normali canali che sono le riviste peer reviewed, i congressi, ecc. Se nessuno conferma i miei dati, non posso certo sostenere di aver fatto una grande scoperta.

 

Emoto non ha mai voluto sottoporre le sue teorie a un controllo in doppio cieco e ha anche rifiutato la One Million Dollar Paranormal Challenge della Randi Foundation. Cosa ne pensa?

 

Questo conferma pienamente quanto affermavo prima. Masaru Emoto non ha mai accettato i controlli. In ambito scientifico le affermazioni dei singoli hanno ben poco valore. Quello che conta è il giudizio dell’intera comunità scientifica. Inoltre le affermazioni di Emoto sono eclatanti e, come si suole dire, “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie”. Queste prove, però, nessuno le ha mai viste.

 

La domanda che giriamo ai lettori è questa: qual è il limite fra scienza e pseudoscienza? Le risposte ovviamente sono aperte, intanto la lectio magistralis di Emoto costa la “modica” cifra di 250 euro. L’evento è stato patrocinato da ARS, comune di Messina e Confcommercio. Il sindaco Renato Accorinti ci ha confermato che dalle casse magre non è uscito nemmeno un centesimo e che il “patrocinio” è stato solo formale. Messina è una città particolare, in cui ognuno è rivoluzionario a modo suo. Una città che sta pagando il prezzo del compromesso morale. Sarebbe giusto e onesto per tutti i cittadini che si cominciasse a pensare a tutte quelle famiglie che ogni giorno faticano ad arrivare alla fine della settimana, a lottare per tutti quei giovani che hanno perso la speranza e a tutti quei vecchi che hanno la schiena spezzata dalle fatiche quotidiane. Forse, per qualcuno questa è retorica e farà presto a storcere il naso. Per qualcuno, invece, è il desiderio di vedere rispettati i principi fondamentali della dignità dell’individuo, che non può essere calpestata dall’assenza di raziocinio. Con questo non si vuole criticare nessuno, ma riportare la dimensione della politica alle problematiche reali della gente. Il problema non è Masaru Emoto, ma l’assenza di controllo su ciò che viene fatto.

 

 Da parte nostra, tutto ciò che possiamo fare è dire, con Piero Angela, “Bisogna avere sempre una mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra”.