Il sesso dei disabili e’ come quello degli angeli

Ai tempi di Dionigi l’Aeropagita (500 d.c.), gli angeli furono raggruppati in diverse classi e gerarchie ed è di questo periodo la diatriba, proseguita fin nel Medioevo, sulla natura degli Angeli e sulla loro sessualità.

Lo stesso tipo di discussione sembra oggi riguardare il sesso dei disabili, o meglio se nel concetto di assistenza al disabile deve essere compresa anche la sfera sessuale ?

E’ questo l’oggetto di una petizione popolare che ha visto in pochi giorni l’adesione di molte persone e associazioni, le quali, nell’affrontare il problema, si sono trovate di fronte le resistenze di una cultura millenaria che da sempre ha considerato i disabili come persone monocorde. Soggetti che non hanno altri bisogni, essenziali o meno, se non quelli inerenti la componente patologia della loro esistenza.

Una componente patologica assorbente l’intera sfera del disabile, sia in termini di cure che di costi sociali, e per la quale non è lontano nella memoria lo sterminio che di essi, oltre a quello degli ebrei, ne fece la cultura Nazista quando dovette scegliere tra le spese militari o quelle sociali.

E’ vero, oggi non li sterminiamo più. Preferiamo lasciarli abbandonati a se stessi, insieme alle loro famiglie quando ci sono, garantendogli un’educazione appena sufficiente a raggiungere la scuola dell’obbligo e compensando la loro esistenza e la nostra coscienza con 250,00 euro d’invalidità civile. Non riusciamo a sentire culturalmente che allo sterminio di massa abbiamo contrapposto una morte civile, sociale e morale del disabile, la quale appare essere ancor più grave delle colpe Naziste, non fosse altro per la durata delle pena che ciò comporta. Una pena senza fine.

Se a questo umus culturale e sociale, aggiungiamo un’altra componente secolare che ha influito non poco sull’idea di disabile che oggi abbiamo si comprende, anche concettualmente, come sia complicato immaginare che un disabile possa avere bisogno di soddisfare la sua sessualità. Naturalmente mi riferisco alla nostra impostazione cattolica-cristiana e nel farlo vorrei subito sgombre il campo da qualsiasi riferimento al binomio sesso/peccato che di solito poniamo al centro di qualsiasi discussione inerente la sessualità, a prescindere della disabilità o meno dei soggetti a cui applichiamo il binomio.

Nel caso del soggetto disabile il piano si sposta e vorrei dire si aggrava, perché il riferimento che meglio ci aiuta a spiegare la grande resistenza sociale e culturale che si frappone alla realizzazione dei bisogni sessuali del disabile è quello della Croce.

In altri termini è la Croce, la pietra miliare della cultura millenaria del cattolicesimo, che richiedendo all’uomo di accettare il suo destino e di abbracciare la croce come fece Gesù Cristo richiede anche al disabile di accettare i limiti che la patologia gli impone, anche se ciò comporta l’ascetica asessualità richiesta agli angeli.

Ora pur potendo ipotizzare l’esistenza di un di un soggetto disabile non  cattolico, lo stesso non possiamo dire della maggioranza delle persone a cui dovrebbe essere demandato per legge il compito di assisterlo sessualmente.

Un ultimo rilievo alla questione è quello che ci viene dalla differenza tra assistenza sessuale al disabile e la prestazione sessuale fornita da terzi. Un  caso, anche concettualmente diverso, che è disconosciuto dalla legge Italiana, la quale prevedendo il reato di prostituzione e l’ipotesi di favoreggiamento della stessa spesso confonde le due ipotesi.

In questo quadro parlare di una dimensione sessuale del disabile, di una dimensione che, superato l’aspetto genitale del sesso, approdi a tutto un mondo di sensazioni ed emozioni, che dal gioco alla relazione, da momento privilegiato dell’intimità fino alla comunicazione, possa giungere allo scambio di piacere comporta uno un modello culturale che ancora in Italia non esiste.

Non rimane che partecipare convintamene alla petizione popolare che prevede l’istituzione anche in Italia, come già avviene in molti paesi del Nord Europa ( Danimarca,Olanda, Svezia, Svizzera e Germania), di una legislazione a favore dell’assistenza sessuale alle persone affette da disabilità e aderire all’appello che si può trovare anche in rete (firmiamoit/assistenzasessuale)

Pietro Giunta