Il valore di una vita ritrovata che pensavo fosse finita

Valeria imprenditrice e mamma, un lavoro, una casa, un marito, poi i figli. Una vita normale che all’improvviso sprofonda in un vortice di paura, ma anche d’inquietudine quando alla porta della sua palestra bussa il pizzo. La sua attività si trova proprio nel territorio controllato dalla famiglia di San Lorenzo, prima dalla famiglia Madonia e poi da quella dei Lo Piccolo.

Quando Valeria Grasso decide di prendere in affitto la palestra nel quartiere di San Lorenzo, Palermo, non sa che i proprietari fanno parte della famiglia palermitana (Resuttana) dei Madonia. In breve tempo la famiglia mafiosa le chiederà di pagare oltre al canone di locazione un “pizzo”.

La paura, il senso d’ingiustizia e slealtà di chi vuole portarti via senza averne diritto la fatica e il guadagno del tuo lavoro.

La donna presa dallo sconforto decide di vendere l’attività della palestra e trova un giovane acquirente. Intanto, i proprietari dello stabile le fanno sapere che sarà lei a comunicare al nuovo affittuario che deve continuare a versare anche lui la doppia pigione.

È a questo punto che Valeria decide di denunciare l’accaduto ribellandosi a un “sistema di criminalità e di prepotenza che normalmente riesce a distruggere la vita delle persone”, come lei stessa ci dichiara.

“Sarei dovuta andare io stessa dall’acquirente della palestra, chiedergli il pizzo e portarlo a loro, 500 euro ogni mese. Da vittima potevo diventare esattore”.

Da madre e moglie a testimone della giustizia: contro i mafiosi, sotto scorta, confinata in una località protetta.

Il 30 luglio 2013 l’imprenditrice e la sua famiglia lasciano Palermo e dopo quattro anni riescono finalmente a tornarci e riprendersi la propria vita.

“Volevo tornare in Sicilia, a San Lorenzo e ce l’ho fatta! Dopo quattro anni torno a essere una cittadina palermitana. Poter iscrivere i miei figli a scuola, ricevere la posta al mio indirizzo, ritornare a vivere la quotidianità nella mia terra mi dà un grande senso di libertà. È un’emozione, un ritorno alla vita. Anche se qualcuno su facebook mi ha già porto sentite condoglianze!

Al di là della città perché in fondo tutto il mondo è uguale, ciò che ti lega indissolubilmente a una terra sono i legami affettivi, i ricordi riposti nei luoghi e nelle strade che ti hanno visto crescere e maturare.

Sto assaporando il valore di una vita ritrovata che pensavo fosse finita.

Anche per quel che riguarda la mafia tutto il mondo è paese. È nelle grandi città che vivono i mafiosi più potenti, altrove ci sono quelle che io chiamo le ‘manovalanze’”.

Cosa ti lasciano questi 4 anni come donna, mamma e cittadina?

“Sono stati anni difficili, soprattutto come madre. Troppe complicazioni, troppe falle nel sistema. Soprattutto è difficile guardare i tuoi figli e nei loro occhi vedere le mille mancanze che può provocare trascinarli in un’altra vita, lontano dagli amici e da tutti gli affetti famigliari di cui sono stati circondati fino a quel momento, lontani dalla propria casa. Guardarli mentre si sentono derubati della propria vita.

Tutto questo era compensato dalla consapevolezza di aver fatto una cosa che andava fatta. Denunciare. Su questo siamo stati sempre tutti uniti. Quando porti avanti una scelta in cui credi anche il sacrificio che ne viene lo affronti con maggiore forza”.

Credi che il tuo ritorno a Palermo possa essere visto come un ulteriore affronto dalla gente che hai precedentemente denunciato?

“Nessun affronto, ma solo una scelta dettata dalla voglia di tornare nella nostra terra e nella nostra vita e dalla nostra famiglia. Tantissime persone ci stanno dimostrando la loro solidarietà e felicità in questo ritorno, come anche tutte le associazioni che si stanno impegnando per una vita libera senza alcun sopruso o intimidazione”.

Ritornerai al tuo lavoro e alla tua palestra?

“Sì, ci stiamo provando. Anche se sappiamo che riavviare un’attività che è stata chiusa per diversi anni non sarà facile, soprattutto in un momento di crisi come questo”.

Lo stato ti protegge in qualche forma o adesso sei una normale cittadina?

“No, c’è sempre la vigilanza dinamica sotto casa. Inoltre il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo è una persona molto attenta e ogni qual volta abbiamo attraversato un momento d’insicurezza dovuto a qualche forma di minaccia, ci ha fatto sentire la sua presenza con la sua vicinanza e apertura al dialogo oltre che con l’aumento della vigilanza quando l’ha ritenuto necessario”.