Il viaggio di Mario

Roma, sono appena rientrato vivendo in prima persona un’esperienza che definire drammatica è poco: da guerriglia e paura vera. chiamo un taxi per rientrare, ma tutte cooperative rispondono comunicando stato di sciopero. aiutato dalla provvidenza (e non solo) trovo il numero di una minuscola cooperativa che è attiva! arriva il tassista, ma sentita la destinazione dice: “mi spiace signore, io li non posso arrivare. c’è il coprifuoco dei colleghi che scioperano e se mi vedono girare sono botte sicure e pure forti”. lo dice davvero impaurito tant’è che sbigottito sto per desistere, ma anche lui si intenerisce dal lasciarmi a piedi e fa: “ci sono 3 gradi… salga davanti, spegniamo luce su tetto e tassametro, se ci fermano dica che siamo amici e mi sta facendo compagnia”. allunga di molto il percorso ma solo per passare da vie secondarie suggerite da altri colleghi che sente tramite cellulare per evitare i punti controllati come se fosse un coprifuoco. il clima delle telefonate è proprio da coprifuoco e paura, un suo collega racconta che mezz’ora prima lo hanno quasi menato perche girava con la lucina aperta. in una Roma quasi deserta dove ad ogni semaforo sale la paura che si affianchi un’auto, arriviamo vicini alla destinazione. “io più di qua non posso andare. mi perdoni ma rischio proprio e ho una bambina a casa…”. è davvero impaurito e pure corretto: “abbiamo fatto più della distanza, facciamo 20 euro e va bene, lei è arrivato e io mi tolgo un peso”. la capitale di un grande paese, può stare col coprifuoco deciso da poche persone e rimanerne in scacco? si può permettere di impaurire chi non ne condivide le idee? la storia delle liberalizzazioni di per se mi convince, ma ora le voglio proprio. forza adesso Mario! non un passo indietro! prima che dell’economia ne va delle libere scelte dei singoli, che guidino o si siedano dietro, senza la paura di rischiare comunque e solo per questo motivo.