Il voto lo vai a prendere sulla luna.

E’ la collera il sentimento che predomina mentre

mi accingo a scrivere queste quattro righe.

 La collera di vedere riemergere a Messina un sistema antico e il rifiuto che allo stesso tempo esso genera null’uomo libero.

Un sistema per cui il futuro tuo e quello degli altri non nasce dai meriti, dalla preparazione e dal valore delle persone ma dalla decisione di un capo. Dalla decisone di un terzo che con i suoi soldi, con il suo potere, con suoi contatti può decidere il tuo destino e quello dell’intera città di Messina. L’Onorevole è tornato.

La collera e lo sconforto nel vedere consiglieri comunali che conosci e frequenti ogni giorno portati come trofei, genuflessi, ossequiosi e in falsa adorazione del capo. Francantonio Genovese è tornato e ieri alla riunione tenuta in famoso Hotel di Messina ha voluto dimostrare alla città la sua potenza. Non ha pensato alla figura che avrebbe fatto fare alle giovani leve della politica Messinese né a come ne sarebbe uscita ad es. una Simona Contestabile, giovane avvocato del PD con il posto in banca, figlia di un alto rappresentante della CISL Messinese che al Comune di Messina ha un serbatoio di circa 300/400 voti a disposizione. Oppure un Santi Zuccarello che con la sua vivacità in Consiglio Comunale aveva dato la speranza che qualcosa potesse cambiare. Ma neanche coloro che da anni fanno politica escono bene da tutta la vicenda, Emilia Barile ad es. o Paolo David, che da un giorno all’altro si sono visti attribuire il “salto della quaglia” come loro unico attributo politico principale. E che dire poi di Nicola Cucinotta e dei rischi che sta correndo, da finanziere, ad accostarsi ad un imputato qual è Genovese ? Nella caserma dei Finanzieri di Messina non scherzano e a dire di voci di corridoi in quell’ambiente, lui avrebbe già il terreno bruciato per la nota vicenda di Gettonopoli che lo vede coinvolto.

Non è certo l’idea politica che ha portato Francantonio Genovese da sinistra a destra, dal PD a F.I. né l’idea di rifarsi una verginità politica, i motivi sono stati molto più terreni, quasi infantili. Da una parte la vendetta nei confronti di Renzi e del PD, colpevoli di aver concesso l’autorizzazione parlamentare al suo arresto per motivi, a suo dire, elettorali e dall’altro il bisogno di contarsi dopo l’esperienza del carcere. Il bisogno di vedere quanti amici gli fossero rimasti vicini, quanto ancora era potente o grande, quanto ancora poteva incidere sulla Città di Messina. Il suo ego aveva bisogno di risposte e poco importa se i consiglieri comunali, gli amici di cui parla, poi sarebbero stati sacrificati sull’altare del doppiogiochismo politico, sommersi da critiche e indicati all’indice come coloro che senza valore e senza contenuto passano da un posto all’altro solo per mantenere la poltrona o per mantenere il potere di luce riflessa che viene dallo stare vicini al capo. “Quelli che ci legano sono rapporti di amicizia”, ha dichiarato Genovese in riferimento ai Consiglieri Comunali che l’hanno seguito in F.I, sgombrando il campo, in tal modo, da qualsiasi valutazione politica sulla vicenda. E poco importa se la maggioranza dei Messinesi o degli elettori non avrebbero mai chiesto ad un loro amico di sacrificarsi e immolarsi come lui ha chiesto e preteso dai Consiglieri Comunali di Messina. Lui è il capo.   

Aveva ragione Sebastiano Ardita, il Pubblico Ministero di Messina nel processo Corsi D’oro sui fondi della formazione Regionale Siciliana, che vede Genovese ed altri imputati a vario titolo di truffa, peculato, riciclaggio, falso in bilancio e associazione a delinquere, a non volere la libertà dell’Onorevole. E’ troppo potente, diceva, c’è il rischio che ripeta il reato, prima si deve dimettere dalla carica di Onorevole.

Quando lo diceva il Marchese del Grillo: io sono io e voi non contate un c…, ci siamo fatti tutti un sacco di risate, quando un potente come Genovese lo dice a Messina, ai sui cittadini, ai suoi elettori, allora verrebbe la voglia di combattere tutta questa arroganza, questa protervia, il senso d’immunità, l’illusione d’onnipotenza e la presunta sicurezza che tutto e tutti possono essere comprati. La falsa convinzione che ingenera, per cui tutti gli debbono chiedere grazie per i favori e i posti di lavoro che ha elargito a destra e a manca, che tutti abbiano obblighi di riconoscenza e si debbano sdebitare, a cominciare proprio dai Consiglieri Comunali che ieri tutti presenti e allineati non hanno potuto dire di no. Dispiace per loro e per la loro immagine ché ha ricevuto un colpo maggiore di quello che avevano subito con Gettonopoli.

Eppure il conto è facile, per ogni posto di lavoro dato senza merito dieci ragazzi di Messina sono stati costretti ad andarsene a trovare fortuna altrove, per ogni favore fatto in cambio di voti, cento persone hanno perso fiducia nella politica e non sono andate più a votare, per ogni partecipata del Comune gonfiata di personale e primalità oggi il servizio costa il doppio, per ogni corso di formazione considerato come serbatoio di voti e assistenzialismo sociale il tasso di disoccupazione è aumentato in modo esponenziale. Per tutto questo, grazie.

Ci sono volute le ferie dei magistrati, il cambio del collegio giudicante da ordinario a quello estivo e un’oscura sentenza della cassazione, trattata come una sentenza costituzionale o come una sentenza a sezioni unite, per concedere prima i domiciliari e poi la completa scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia. Neanche il tempo d’assaporare la ritrovata libertà, che il potente Onorevole decide con un vero e proprio coup de théâtre di passare dal PD a F.I. L’incontro con Miccichè, che ha avuto la delega da Berlusconi di rifondare forza Italia in Sicilia, un giro di telefonate con i Consiglieri Comunali che aveva fatto eleggere e posizionato nel Consiglio Comunale di Messina, una decina d’affezionati con i capelli bianchi e i sorrisi delle grandi occasioni per dimostrare che lui ancora c’è. Che non è ancora morto, come precisa in alcune interviste.

Certo che se consideriamo i ventimila voti presi alle ultime elezioni, la convenscion per il suo ritorno in politica l’avrebbe dovuta tenere allo Stadio San Filippo e non in un Hotel per quanto grande esso sia stato. Se a questo aggiungiamo che vi erano anche i supporter di Santi Formica, Di Miccichè e dell’On. Grasso ad ingrossare le fila dei partecipanti, la speranza che la città di Messina abbia nel frattempo formato degli anticorpi immuni al vecchio sistema che vuole riemergere rimane intatta.

Ma forse la speranza più grande risiede nella circostanza che alla convenscion si è notata l’assenza dei giovani e del cittadino medio. In altri termini, l’assenza di un futuro.

@PG