Una collaborazione tra la Fondazione Nilde Iotti , con Livia Turco, le donne dell’ UDI di Catania, con Giovanna Crivelli e Adriana Laudani ed il gruppo Toponomastica femminile, con Pina Arena, nell’ambito del progetto Stereotipa che l’UDI ha lanciato per commemorare il 70° anniversario dei Comitati di Difesa della Donna. Una molteplicità di iniziative organizzate dall’UDI fa da contorno alla manifestazione, nel segno della collaborazione e condivisione di azioni con l’obiettivo comune del recupero della memoria dell’impegno delle donne per la libertà e la pace: incontri di studio ed una mostra, curata da Nunzia Villarosa, all’Archivio di Stato sulle staffette e sulle partigiane della Resistenza; un’altra bella mostra di fumetti al Museo Emilio Greco racconta “il viaggio di scoperta delle battaglie delle antenate” da parte di due giovani donne annoiate e desiderose di volare alto.
Le hanno visitate entrambe gli studenti del “Vaccarini” ed anche da queste esperienze nasce la partecipazione di tanti a questo seminario nella loro scuola.
L’ inizio dell’incontro è un inno alle donne di merito ma inascoltate ed invisibili, perché abbiano nome, ricordo, storia e riconoscimento del contributo che ciascuna ha dato alla democrazia di questo Paese. Ne parla Pina Arena che sottolinea il valore della intitolazione toponomastica come luogo simbolico, come monito a recuperare modelli di femminilità nobile e combattiva, a non perdere memoria del contributo delle donne e a recuperarne le storie. Mostra le fotografie ed indica i nomi delle partigiane catanesi: sono tante, alcune sono state uccise sul campo delle loro battaglie ancora giovani, come Graziella Giuffrida; altre hanno continuato a combattere, come Vittoria Giunti, diventata poi la prima sindaca siciliana, a Sant’Elisabetta di Agrigento; altre ancora sono ritornate alle loro vite di madri, figlie, spose di uomini anch’essi reduci dalle battaglie della Resistenza e dell’antifascismo, per la libertà. Conclude, invitando gli studenti a continuare il lavoro di ricerca e conoscenza del contributo femminile alla costruzione di un Paese democratico ed il Comune a dedicare strade e luoghi pubblici a donne di così grande valore.
Su Nilde Iotti si ferma il racconto, appassionato e ricco di “inediti”, di Livia Turco: dall’educazione all’antifascismo ricevuta in una famiglia operaia che credeva profondamente nel valore dello studio, agli studi all’Università Cattolica del Sacro Cuore; dalle battaglie insieme alle staffette e alle partigiane, all’adesione al Pci, dall’amore scandaloso per Togliatti all’impegno di Madre Costituente e poi di deputata e Presidente della Camera, alle battaglie per le leggi per la famiglia, sull’aborto, per il divorzio. Si sofferma poi sul valore dell’opera delle Madri Costituenti, coese e combattive, unite nelle battaglie comuni che ci hanno dato la Costituzione più bella del mondo. Il racconto scorre sorridente e accattivante: Nilde Iotti esce dal Palazzo ed è donna di battaglie coraggiose, contro le convenzioni, con un grande senso delle battaglie sociali, con un altissimo senso della cura di sé e della sua dignità di donna libera.
Così, quando si pensa di essere alla fine dell’incontro, in realtà comincia il momento più partecipato: arrivano per Livia Turco tante domande, belle, vive , vere: “Cosa consiglierebbe ad una ragazza che voglia fare politica?”; “Le donne sono solo vittime o anche artefici del loro passato di sottomissione e subalternità?”, “Perché tante giovani donne al governo non sanno cambiare la politica?”, “Quale lezione viene da Nilde Iotti a chi fa politica oggi?”. Le risposte dell’ex parlamentare sono schiette e dirette: chi vuol fare politica deve avere curiosità ed interesse per il mondo e desiderio di trasformarlo, deve lanciare delle sfide e scommetterci, saper confrontarsi con le altre, scegliere una donna che rappresenti il suo modello di politica e seguirla, conoscerla, chiedere consiglio; se le donne hanno una storia di minorità dipende certo anche da loro: spesso le donne non hanno fiducia in se stesse, non hanno il coraggio di essere prime, si alleano con i capi politici e sbagliano perché seguono anziché andare avanti; è fondamentale la capacità de la volontà di condividere e spesso le donne non sanno essere alleate; la politica di cui abbiamo bisogno deve essere “colta”, al servizio delle persone, capace di ascolto, di relazione con la gente.