Celebrare la figura dell’insigne architetto Leone Savoja e tracciare un bilancio su quello che il Cimitero Monumentale sta diventando, come spazio in continua trasformazione, e come luogo che forse più di ogni altro custodisce la memoria storica della città di Messina.
Questa la finalità generale del Convegno tenutosi , nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, dal titolo Gran Camposanto museo d’arte- cultura nel parco della Memoria, ed organizzato dal Dipartimento Cimiteri del Comune di Messina, Ordine degli architetti pianificatori e paesaggisti e conservatori della Provincia di Messina e Fondazione architetti del Mediterraneo.
Ha aperto le relazione la coordinatrice arch. Teresa Altamore che ha spiegato il senso del Convegno che apre una serie di iniziative volte a celebrare, nel bicentenario della nascita, Leone Savoja e la sua opera più rilevante, il Cimitero Monumentale, un gioiello del neoclassicismo siciliano e che vedrà altre iniziative come l’intitolazione di una strada ed una mostra alla Biblioteca Regionale di Messina voluta dagli eredi e dal Forum dei Cimiteri in accordo con la Soprintendenza di Messina. La consulente storico-archiettonico ha evidenziato le difficoltà di mantenere e recuperare “due ettari di storia” mostrando al contempo due esempi di cappelle restituite alla collettività grazie ad un restauro conservativo e minuzioso, annunciando l’intenzione di alcuni marmisti di adottare e recuperare una parte di loculi storici, segno di sensibilità verso il tema del restauro e della valorizzazione del Bene. In quest’ottica un’ulteriore iniziativa che prevede due visite guidate il 09 ed il 14 Novembre a partire dalle ore 09.00. mirate a riscoprire i valori storico artistici del Monumentale
Il Dirigente D. Manna ha mostrato tutto il suo interesse nel pensare il Monumentale in un’ottica sempre più rinnovata e che passi dalla valorizzazione delle sue connotazioni storiche e delle valenze artistiche; lo stesso ha inoltre annunciato il ripristino di due aree di sepoltura comuni alle quali l’assessore Ialacqua ha pensato di dare il nome di Giardino della luce e Giardino del Cielo. Quest’ultimo ha espresso il suo apprezzamento per il convegno organizzato, annunciando una serie di iniziative tra le quali la disponibilità di un rinnovato portale web cimiterimessina.it e “Al di là di ogni dubbio” , campagna di informazione e trasparenza sui servizi cimiteriali, mirata a rendere noto alla cittadinanza l’operato svolto all’interno dei cimiteri.
Il sindaco R. Accorinti ha fatto una riflessione sul limite che abbiamo nel parlare della morte, e della naturalezza con cui invece in altre culture, come quella induista, morte e vita si mescolino con grande naturalezza “ I bambini si tuffano nel Gange mentre gli adulti spargono le ceneri”. Finalmente, ha detto il primo cittadino, dal 18 Agosto a Messina è attivo l’impianto di cremazione, unico da Salerno in giù, che permette di celebrare un rito perfettamente accettato dalla chiesa cattolica. Accorinti ha espresso poi il suo rammarico per una città saccheggiata che vista dall’alto sembra una grande distesa di cemento, quella che era la città giardino, peggio dell’azione di Ciaciminio a Palermo ha esclamato; esprimendo infine la volontà dell’amministrazione di trasformare il Cimitero, uscendo da quella sottocultura che lo vede frequentato solo il 02 novembre, come un parco dove leggere, sostare tranquillamente, studiare; farlo diventare insomma il vero grande parco verde della città. Il commissario Romano si è detto interessato alla celebrazione di un alto profilo professionale come l’ingegnere capo del Genio Civile Leone Savoja generato da una società che badava alla preparazione ed alla versatilità; l’arch. Giovanni Lazzari, presidente dell’Ordine degli architetti, ha espresso la volontà di restituire alla fruizione piena della città, dopo il cammino cominciato con l’area della Fiera, anche altre zone come quella del porto, realizzando magari un museo della storia della città prima e dopo il 1908,cosa già avvenuto a S. Pietroburgo con il museo galleggiante sull’incrociatore Aurora. I relatori che si sono poi susseguiti hanno offerto diversi punti di vista: l’ing. Antonio Conti Nibali si è ad esempio occupato di tratteggiare la figura e la vita di Leone Savoja, svoltasi in pieno fermento risorgimentale ed in una città in leggera ripresa dopo la battuta d’arresto del 1678 ed il terremoto del 1873, e la sua intensa attività di urbanista ed architetto, dall’opera svolta insieme a Giacomo Fiore in cattedrale, alla via Ferdinandea, all’edilizia privata di Villa Costarelli attuale Villa Luce, fino all’ opera più significativa che è appunto il Monumentale. Dario De Pasquale, autore del libro Mille volti un’anima dal Gran Camposanto di Messina all’Unità d’Italia, un percorso iconografico alla ricerca dell’identità perduta, ha mostrato come si possa percepire nel Gran Camposanto una suddivisione dello spazio ed una corrispondenza con l’edilizia cittadina che riflette in modo interessante le dinamiche storico-sociali della città di Messina a cavallo tra 800 e 900; Francesco Maggio ha elencato una serie di emergenze scultoree presenti nel sito.
L’architetto Antonino Amato ha condotto con mano l’uditorio nella perfetta spazialità del Famedio, commisurata all’uomo che lo percorre in una consapevolezza ritmica crescente fatta di luci e di ombre, una sorta di agorà sopraelevata, città dei vivi e per i vivi e luogo della riflessione sull’esempio dei grandi e sul proprio destino; in conclusione il prof. Alessandro Crisafulli, dell’Orto Botanico di Messina, ha mostrato la straordinaria varietà e rarità di specie spontanee e messe a dimora che possono rintracciarsi all’interno di questo enorme giardino all’inglese della città, in cui la Natura spesso la fa da padrone mentre altre volte dialoga perfettamente con l’architettura. La strada da percorrere è ancora lunga e complessa ma iniziative di scambio e riflessione come questa lasciano ben sperare, la direttrice predominante dovrebbe essere quella della salvaguardia del bene. In questo senso sarebbe auspicabile, in un futuro prossimo, che due delle aree più importanti del Cimitero Monumentale di Messina, il Cenobio ed il Famedio, che attualmente versano in pessimo stato di conservazione e sono di fatto inagibili, grazie a qualche progetto illuminato, possano vedere la loro vita prolungata e tornare alla fruizione estetica della collettività. Sarebbe positivo, in questa prospettiva, che gli organi preposti, mettendo in rete ruoli, risorse e capacità, in sinergia continua con la cittadinanza, concorressero nel dar lustro a questa testimonianza unica ed irripetibile della nostra Messina.