L’idealizzazione di una vita perfetta

Carlo Lissi confessa sotto interrogatorio questa notte alle 04.00. Tanta lucidità e premeditazione si sgretolano come un vaso di creta.

La disarmante codardia di chi non sa lasciare, di chi non sa parlare, di chi non sa scegliere. La stessa scena che si ripropone, la stessa sensazione che riecheggia nell’aria.

Certo Lissi, FORSE, non la tradiva perché le sue avances, come ha affermato sotto interrogatorio, furono rifiutate. Rifiutate da chi ha saputo guardarlo nell’anima e non ci ha visto niente…

Al contrario la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni, mentre veniva pugnalata alle spalle con ferocia, forza, odio gli chiedeva: “Carlo perché mi fai questo?”.

Perché così risponde un mezzo uomo alle situazioni che non sa gestire, con la violenza. Senza potersi nascondere dietro l’alibi della feroce e folle gelosia, confessa e adesso tace.

Aveva programmato tutto, forse anche di fingere un ultimo momento d’intimità con la moglie, intorno alle 23.00, prima di andare in cucina, prendere un coltello e ucciderla mentre lei ancora sedeva su quel divano che le aveva regalato ancora un’emozione. Un’emozione a chi a quella famiglia aveva dato tutta se stessa, come scrive sulla sua pagina facebook il 5 giugno: “Anche se nella vita tu ci sei sempre per tutti, non è detto che tutti ci siano per te” – mentre qualcuno commentava – “Chi semina vento raccoglie tempesta!”.

In ogni sua parola l’idea di famiglia era presente. Una madre attenta, angosciata dai continui e precari, ma normali, stati di salute dei suoi bimbi. Lei che a dicembre postava una foto di una torta e scriveva: “Bravo maritino mio” e a maggio progettava le vacanze estive per agosto, sperando che sarebbe andata meglio che per il ponte del 25 maggio: “ A noi i ponti lunghi non ci piacciono: papà febbre alta, Giulia pure….”.

Lei la rompiscatole, ma loro? Perché loro?

PERCHÉ NON LORO? Chi se ne sarebbe preso cura, forse lui? L’uomo che è riuscito a trovare come unica soluzione al suo problema la morte? No! Non la sua di LEI, il PROBLEMA.

Dopo aver finito la moglie, Lissi si dirige verso la cameretta di sua figlia, la sua ‘Stellina’, Giulia 4 anni, con lo stesso coltello da cucina e poi da lui, Gabriele 20 mesi.

Siamo a Motta Visconti – Milano.

Dopo averli lasciati lì, nella villa di famiglia: la piccola nella cameretta, il bimbo sul lettone e lei a terra, scaraventata sull’ingresso con un pugno mentre cercava di difendersi e ripararsi dalle coltellate; ed aver simulato un tentativo di rapina, si è sbarazzato dell’arma, buttata in un tombino poco distante, ed è andato a guardare la nazionale con i suoi amici. Nella notte tra sabato e domenica.

Alle 02.00 la sua chiamata ai carabinieri di Famagosta.

La messa in scena della rapina per i carabinieri è stata da subito un falso. Perché dei ladri avrebbero dovuto uccidere un neonato?

Il 19 marzo Maria Cristina postava: “Ogni uomo può essere padre, ma ci vuole una persona speciale per essere papà. Auguri a tutti i papà” – e ancora – “Chi non vive serenamente la propria vita è quasi sempre destinato a disturbare la vita degli altri”.