L’infinito in fondo all’anima

“La mia vita e la vita di un prete, non può  essere diversamente. Un prete che e stato sempre sulla strada e che ha avuto la voglia di guardare negli occhi gli uomini e guardandoli negli occhi ha voluto ricordare loro che ha hanno la più grande dignità, ed e quella di essere uomini”.  Queste parole sono di Angelo Starrantino, un parroco di San Nicolò dell’Arcivescovado  che per cinquanta anni  ha portato avanti nella città di Messina insieme un’ opera pastorale, sociale e culturale.  La sua è una figura che sarebbe caduta nel dimenticato se Antonio Baglio, docente  di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Messina ,  non avesse deciso di cristallizzarne la memoria  tramite un libro L’infinito in fondo all’anima che è un  raccolta sapiente, seppur frammentata,  dell’omelie del sacerdote.  Nel libro, edizioni Leonida,  Irrompe un vissuto straordinario tra gli abitanti dei villaggi degradati come Mare grosso,  tra la voglia di comunicare e la spasmodica voglia di incidere nella costruzione di un pensiero critico attraverso le pagine di un periodico da lui diretto “Quartiere” . Le punte più alte però si raggiungono quando l’altare della chiesa  assurge a megafono ammonitore contro gli amministratori che sperperano denaro pubblico: “Rimaniamo qui a Messina – si legge nel libro- Voi ci pensate? Decine di miliardi buttati al vento sulla copertura del torrente San Filippo, per il grande stadio e la squadra si è liquefatta […] pensate? L’amministrazione comunale non riesce ad esprimersi”. Toni  pungenti e dissacranti sia verso la res pubblica ma anche verso quei fedeli a cui chiedeva un impegno serio e costante sia  come uomini che come cristiani. Come uomini affinché ognuno si adoperi a ricercare il meglio rifuggendo da impieghi rutinari  che mortificano la creatività e come cristiani affinché la spiritualità non si esaurisse  il tempo risicato  della predica domenicale.  Il carrettinodelleidee ha intervistato l’autore per offrire al lettore una visione più approfondita di questo prodotto editoriale che è anche una pagina di storia della città dello Stretto.

AD UN DECENNIO DALLA SUA SCOMPARSA QUESTO LIBRO VUOLE CRISTALLIZZARE LA FIGURA DI UN PARROCO SPECIALE. CHI ERA ANGELO STERRANTINO?

Padre Sterrantino è stato un prete assai impegnato nel sociale e un fine intellettuale. Nella sua attività di predicazione, la sua riflessione si è sempre caratterizzata per l’impronta etica e la spiccata valenza culturale. Non era un uomo del rito, della ripetizione meccanica di gesti e formule. Amava la ricerca, l’esperimento, animato dal desiderio di insegnare la vita spingendo “le capacità intellettuali… a raggiungere il vertice dell’Essere, il fine dell’Essere, che si chiama Dio”. In quest’ottica si è impegnato a vivere e testimoniare la fede non come religiosità impregnata di tradizioni o di abitudini recepite passivamente, ma come esperienza personale e comunitaria che scaturisce da convinzioni e scelte profonde. Di rilievo è stata pure la sua opera in favore degli umili e più sfortunati abitanti di Maregrosso, con la messa in campo di corsi di doposcuola per i ragazzi delle scuole elementari e medie, di grande utilità in chiave formativa e di riscatto sociale. In qualità di assistente spirituale dell’Associazione Cristiana Lavoratori Italiani (ACLI) – e da quell’osservatorio privilegiato rappresentato dalla sua radio e dal giornale – conosceva bene i meccanismi e i protagonisti della politica locale, che sovente pungolava attraverso i suoi arguti editoriali o anche nel suo talk radiofonico, Agorà, aperto alla riflessioni sulle problematiche socio-economiche e le questioni politiche di interesse cittadino, accanto ai fondamentali temi etici.

IL SUO MESSAGGIO POLIEDRICO E’ STATO PROFUSO SU PIU’ FRONTI, IMPIEGANDO ANCHE I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA. QUALI ERANO LE PECULIARITA’ DEL PERIODICO QUARTIERE?

P. Sterrantino è stato capace di testimoniare la visione cristiana della vita anche attraverso l’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione di massa, quali un giornale, il mensile “Quartiere”, fondato nel 1962 e durato quarant’anni, e una radio, Radio Messina Quartiere (a partire dal 1977), divenuti ben presto punto di riferimento imprescindibile per l’informazione cittadina e palestra di formazione di decine di giornalisti.  In particolare, a rileggere le pagine di “Quartiere” si evidenziano con chiarezza le linee direttrici del suo impegno: diffondere il messaggio cristiano; offrire un contributo al buon governo della città, di cui non è esagerato affermare che sia stato coscienza critica. Oltre ai temi politici e sociali e alle rubriche culturali, ampio spazio era dedicato alle missive dei lettori sugli argomenti più disparati. Accanto agli editoriali, padre Sterrantino era solito affidare al suo Diario di un parroco di città pensieri, idee, riflessioni scaturite dalla propria esperienza pastorale nella Parrocchia di S. Nicolò all’Arcivescovado. “Quartiere” era espressione della Comunità di San Nicolò, veniva diffuso in tutto il territorio della Parrocchia con una tiratura di circa tremila copie e si ispirava ad una massima che campeggiava nella parte sinistra del frontespizio: Sono diverse le nostre opinioni. E dalle nostre diverse opinioni, nasce, per noi, un dubbio diverso. Che sgorghi al termine di esso, per noi, o Signore, la fontana della verità.

LA CHIESA COME PUNTO DI RIFERIMENTO TRA MONDO E VITA E LE DENUNCE SOCIALI RAPPRESENTANO UN PUNTO IMPORTANTE NELLE OMELIE DI STERRANTINO. CHI HA EREDITATO LA TENSIONE MORALE DI QUESTO PARROCO?

Uomo straordinariamente colto, P. Sterrantino commentava i Vangeli mediante discorsi pieni di rimandi, di metafore e citazioni, di richiami alla cronaca e agli spunti offerti dalle vicende del proprio tempo. Le sue parole non lasciavano indifferenti: attraeva con la forza delle idee, la vivacità della trama narrativa, il linguaggio diretto, mai banale, di grande impatto comunicativo. Senza voler fare del torto a nessuno dei tanti preti che oggi continuano a svolgere la propria missione con dedizione e profonda umanità, credo di avere percepito analoga tensione morale e spessore culturale in padre Felice Scalia. Certamente tra quelli a lui più vicini, spicca la figura del rogazionista p. Antonio Lannocca, mentre tra i suoi numerosi allievi mi piace qui ricordare mons. Francesco Sgalambro, Vescovo emerito di Cefalù, e p. Lillo Gulletta.