Vi sono fatti e circostanze che uccidono più della morte. Oggi, nel tempo in cui scrivo queste poche righe, abbiamo avuto la conferma che Messina “si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità” – De Andrè. E poco importa se al Pala-Nebiolo vi sono 80 uomini “reclusi” e impantanati dentro una legislazione da lager Nazista. Ormai abbiamo gettato la spugna.
E’ stato facile dire è tutta colpa della Bossi-Fini. E’ stato facile contare i morti come se fossimo ad un quiz a premio: 111 morti accertati, un centinaio che è affondato insieme alla barca in quel di Lampedusa e circa 250 dispersi. Altrettanto facile è stato parlare della mancanza di corridoi umanitari che impediscano per il futuro ulteriori disgrazie o che è colpa dell’Europa e della sua legislazione. Siamo stati disposti anche a vergognarci di quel che è accaduto solo per seguire le parole di un Papa o di un Ministro che vivono a Roma; senza tralasciare alcuni di voi che non si sono lasciati sfuggire l’occasione di dimostrare la propria cultura e il loro saper scrivere sugli “uomini” che galleggiano sull’acqua. Da quello che gioca col termine di migrante per richiamarsi all’eco poetico del Carducci a quello che parla dei Nobel di Dario Fo per la letteratura o di Obama per la Pace.
Li abbiamo salvati dalle acque, come dei moderni Mosè, per poi in richiuderli in strutture e fabbricati, incapaci di assumerci qualsivoglia responsabilità abbiamo affidato il loro destino nelle mani di strutture giudicanti e commissioni esaminatrice. Le quali, confortati da questa nostra ignavia sociale, da questo nostro abbandonare la spugna, si sono sentite sempre più autolegittimate a stabilire il grado della loro umanità o il valore della loro dignità di uomini. Li chiamiamo emigranti, irregolari, richiedenti asilo, extracomunitari, arabi, mussulmani o africani e non gli riconosciamo l’unico appellativo che conta… quello di Uomo. Perché questo sono quelle genti che vengono dal mare. Uomini, donne e bambini che vogliono camminare e vivere in una terra che è anche loro per diritto di nascita e non mi riferisco allo Ius soli. L’orto, il Paese, la Città, la Regione e perfino la Nazione sono concetti che non mi appartengono più e che non hanno più motivo di esistere. Con una popolazione di oltre 7 miliardi d’individui in crescita costante c’è poco da parlare di spazio di Schengen, di Stati Uniti d’Europa o d’America. Con le buone o con le cattive è una lezione che ci sarà imposta dalla Storia. L’integrazione è già oggi una realtà che non dipende più da noi, d’altra parte la globalizzazione dei mercati e della finanza ha già percorso la stessa strada da tempo e te ne rendi conto quando guardi quegli uomini che galleggiano sull’acqua vestiti con jeans e scarpe da tennis. Non hanno più l’anello al naso o le perline colorate al collo, anche se ci farebbe comodo pensarlo.
Siamo pecore disposte a seguire qualsiasi corrente di pensiero politico, di filosofia, di letteratura o religiosa pur di riuscire ad assolvere la nostra coscienza. Questo siamo agli occhi del Mondo, tutto quello spazio “infinito” che è fuori dai nostri confini mentali e istituzionali.
Per comprendere fino in fondo quante sovrastrutture mentali e legislative abbiamo creato per nasconderci e proteggerci da altri uomini che sono uguali a noi e che hanno i nostri stessi diritti abbiamo deciso di sentire uomini e donne che quotidianamente sono a fianco di questi nostri fratelli ignorati e respinti dai più.
Avv. Carmelo Picciotto (Penalista)
In riferimento ai richiedenti asilo che sono ospitati al Pala-Nebiolo dobbiamo dire che pure se possono uscire durante il giorno hanno l’obbligo di rimanere all’interno del Comune e rientrare per la notte. Tecnicamente hanno presentato una richiesta d’asilo che viene valutata da una Commissione che risiede a Trapani e giuridicamente il Pala-Nebiolo si è trasformato di fatto in un C.A.R.A. (Centro d’Accoglienza Richiedenti Asilo)…quindi nasce il problema di capire come si sposteranno fino a Trapani e quale accoglienza troveranno.
Quali sono i requisiti giuridici per richiedere Asilo ?
Quelli previsi in primo luogo dalla Costituzione: il provenire da una situazione di guerra; l’essere un perseguitato politico… e l’essere un povero ? No. Non è un requisito, però se la commissione non riconosce il diritto d’asilo può in alternativa concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari che dura un anno. Il parametro dei motivi umanitari è cosi ampio che può comprendere il naufrago, la povertà ecc. basta pesare, per ritornare agli ospiti del Pala-Nebiolo che sono in massima parte eritrei e che l’Eritrea non è un paese in guerra.
Può essere che un pescatore che aiuta un naufrago in mare rischia l’imputazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ?
Non è proprio così. Prima di tutto bisogna precisare che la Bossi-Fini altro non è che una modifica della Turco-Napolitano che nel 98 ha introdotto il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Però, nella Turco-Napolitano rimane pur sempre una clausola di salvataggio. In altri termini, qualsiasi aiuto dato agli stranieri per motivi di solidarietà scrimina da qualsiasi ipotesi di favoreggiamento… ( cioè i pescatori che soccorrono in mare i naufraghi non potranno mai essere condannati per favoreggiamento)… a parte che in questo caso vi è anche il diritto Internazionale che obbliga chiunque al soccorso in mare. Il problema è la Polizia Giudiziaria in tutte la sue componenti (Finanzieri, Militari, Carabinieri) che ha sempre interpretato in maniera restrittiva questa normativa. In poche parole, si rende colpevole di favoreggiamento chi fa da mediatore per trasportate i profughi o chi dichiara un rapporto di lavoro falso per fare entrare un extracomunitario….e quindi quando i pescatori vengono chiamati in giudizio per rispondere di favoreggiamento ?… Significa che le forze dell’ordine predispongono delle notizie di reato con “superficialità” al fine di dare un segnale. Famoso il caso di una nave tedesca che salvava i profughi e li riportava a riva. Tutti arrestati e poi assolti con formula piena.
Se il penale ha le sue regole anche il Civile non scherza ed è per questo che siamo andati a sentire l’Avv. Carmen Cordaro (Civilista) presidente del circolo Arci Thomas Sankara
Ed è tramite l’Avvocato Cordaro che veniamo a conoscenza di un nuovo tipo d’irregolare che sconoscevo, l’irregolare economico. L’uomo che non provenendo da un paese in guerra e non essendo un rifugiato politico non può rientrare tra i richiedenti Asilo ed a cui, per certi versi, non può applicarsi il parametro dei motivi umanitari; ad es. un extracomunitario che viene dalle Filippine o dal Sri Lanka . Ma forse il dato oggettivo che viene fuori è l’accento posto dell’Avvocato Cordaro sugli interessi economici che sottendono al business della migrazione che le varie associazioni giocano sulla pelle degli emigranti e che sono connessi con le procedure legali. Nel caso dei richiedenti asilo nella fase della presentazione della domanda non vi è la necessità di un legale, è solo se la domanda viene rigettata che interviene la figura del legale per l’opposizione…”a Catania per esempio prima vi erano divere associazioni che gestivano il CARA ed i legali variavano, da un paio d’anni a questa parte vi è una sola associazione che ha preso un sorta di monopolio e pertanto solo i due o tre avvocati che sono vicini all’associazione lavorano e guadagnano”.
Quello che l’avvocato Cordaro chiama lavoro io preferisco chiamarlo sfruttamento ed infatti tutti questi Avvocati campano con il “gratuito patrocinio”. In altri termini, è lo Stato che paga la loro prestazione professionale e sarei curioso di conoscere le statistiche e vedere quante di queste domande d’Asilo rigettate dalla commissione sono state poi accolte in fase d’opposizione.
E’ lo stesso Avvocato Cordaro che, premettendo che in 28 anni di professione non è stata mai chiamata a far parte di queste procedure legali, ci conferma che un meccanismo simile esiste anche nel caso dei procedimenti d’espulsione davanti al Giudice di Pace; dove l’avvocato di turno con una semplice frase: “mi rimetto alle decisioni di questo Giudicante, guadagna con il meccanismo della gratuito patrocinio le sue 100 o 150 euro a emigrante”. E’ chiaro che senza una corretta turnazione tra avvocati anche questo meccanismo può dare adito a sospetti d’intrallazzo.
Dopo gli aspetti legali, un sguardo agli aspetti sociali e sociologici di questa migrazione di massa ci è sembrato naturale gettarlo e siamo andati a sentire la Sociologa Tanja Poguisch
“Intanto io non condivido la lettura solo economica dello spostamento di questa gente, ma vi è sicuramente un’attrazione verso l’occidente, l’esigenza di ricongiungersi con amici e parenti che già si trovano in occidente e poi ovviamente gli stati emergenziali determinati dalle varie guerre, non ultima la Siria. Anzi dalla Siria sono partite persone che avevano anche lavori da 200,00 euro l’anno. In altri termini, noi siamo abituati ad avere una visone economica del tipo: ci servono delle braccia per l’agricoltura e per le fabbriche. Per fare un parallelo, quando gli italiani si sono trovati ad emigrare non l’hanno fatto solo per lavoro. Sessant’anni addietro gli italiani sono partiti anche per sfuggire alla Mafia o per non stare dentro certi meccanismi impositivi…anche se c’è una parte di sociologia che riduce solo all’aspetto economico queste migrazioni.
Quali sono i rapporti che si creano un volta che si insediano in Europa, alla luce dell’anima animista che hanno queste popolazioni Africane?
Questo è un discorso di gabbie culturali che non accetto…anche io sono diversa da vent’anni addietro e la mia identità è cambiata in rapporto con il luogo dove sono stata. Anche loro, al di là di qualche elemento di tradizione che si conserva, cambiano la loro identità in rapporto al luogo dove vanno a risiedere anzi, dalla mia esperienza sul campo, posso affermare che quelli che nascono qui e vivono qui sono veramente come tutti gli altri giovani Italiani. Addirittura si trovano in “conflitto” con le loro famiglie che vorrebbero imporre delle conoscenze tradizionali mentre loro hanno un cultura consumistica come quella di tutti gli altri Italiani… molti di loro saranno la nuova fascia proletaria e se andiamo a fare un’analisi di questa seconda generazione vediamo come molti di loro non hanno finito neanche gli studi. Per esempio, possiamo notare. anche a Messina, che molti di questi ragazzi non vanno al Liceo ma preferiscono l’alberghiero…dipende dalla circostanza che i loro familiari sono per la massima parte colf e badanti ?…No. Dipende dalle difficoltà che hanno incontrato a scuola e dalla circostanza che forse molti inseganti li hanno sminuiti (considerati diversi) e questo ha influito molto sulla psicologia dei ragazzi.
In un ultima considerazione abbiamo deciso di farla insieme ad una Mediatrice Sociale e questo prima di tutto per capire perché ci troviamo ad avere bisogno della mediazione come strumento sociale nei rapporti interpersonali. O meglio, in quale epoca umana ci troviamo a vivere se è diventato normale avvalerci di una Mediatrice per interagire con un altro uomo ? Come se dovessimo affrontare una causa civile o fossimo due Società di capitale che si devono fondere oppure due nazioni che per comunicare hanno bisogno dell’Ambasciatore. Per capire tutto questo siamo andati a parlare con Clelia Marano la nuova esperta in Mediazione dell’Amministrazione Comunale di Messina e braccio destro del Sindaco Renato Accorinti.
Intanto le lingue e poi il Mediatore ha la conoscenza e la capacità di comprendere la cultura che ha davanti. Conosce la cultura di un popolo, la religione, le tradizioni e gli usi delle popolazioni. E quindi, ha una capacità empatica di comprendere.
Ma il mediatore porta a queste popolazioni anche la cultura da cui proviene ?
Certo. La cosa bella della mediazione culturale non sta nella circostanza che io conosco la tua cultura e per questo ti inculco le mie regole. La bellezza sta nell’unire, nel fondere le due culture diverse affinché queste camminino verso un processo comune d’integrazione. E’ inutile che facciamo filosofia, questi disperati vengono da noi perché hanno bisogno d’aiuto e il mediatore ha quella capacità di comprendere questo bisogno d’aiuto. Ad es. chi viene da un paese in guerra è più “arrabbiato” perché viene da una violenza estrema, chi invece viene per fame è più rassegnato e tutto questo lo vedi nei loro occhi, perché queste sono popolazioni devastate che sono state sempre alla mercé delle popolazioni più grandi.
Tanto per dare un esempio di cosa significa “mediare” sottolineo alcune incongruenze che ancora non sono state percepite dalla nostra Società. Noi parliamo di “primavera araba” e di paesi arabi ma in realtà tutti i sommovimenti di questi ultimi periodi stanno nascendo nel Nord-Africa che è culturalmente in parte arabo ma geograficamente è Africa. Quindi noi abbiamo a che fare non solo con una cultura araba ma anche con una popolazione Africana ed è per questo che preferisco parlare di “primavera Nord-Africana”; anche perché il Marocco, la Tunisia il Mali non sono paesi arabi come la Siria e l’Iraq.
Ma forse l’incongruenza più grande la troviamo alla base delle motivazioni che portano queste popolazioni alla guerra e mi stupisce che le grandi associazioni o le organizzazioni umanitarie impegnate sul territorio non ne parlino. Tutti sono convinti e parlano solo di petrolio e nessuno dice che queste guerre nascono esclusivamente per l’acqua. E mi spiego: nel 1993 delle legislazioni interessate hanno trasformato l’acqua da diritto a bene commerciabile. Quindi nel 1993 l’acqua è diventa un bene economico (-con tutto ciò che questo comporta per quelle popolazioni dove l’acqua è stata considerata da sempre come elemento fondamentale dell’esistenza-) detto questo: non è che possiamo credere che gli Israeliani stanno massacrando i Palestinesi per la striscia di Gaza (un pezzo di terra arrida e di nessuna importanza), quello che gli interessa veramente sono le alture del Golan, dove è situata la più grande risorsa d’acqua al mondo e tutte le frontiere del Libano, della Siria, dell’Egitto e della Giordania sono occupate militarmente proprio per questo. (Effettivamente nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando occupò le Alture del Golan in Siria, Israele si aggiudicò il controllo su quasi tutto il bacino del fiume Giordano superiore ed ancora oggi, pur con tutti i tentativi pace, l’acqua continua a generare tensioni nell’intera regione) Quindi smettiamo di pensare che le guerre che stanno scoppiando siano per il petrolio, perché il petrolio finisce, è per l’acqua che scoppiano le guerre.
In conclusione possiamo dire che abbiamo bisogno di un Mediatore perché, come dice la Marano, abbiamo perso la capacità empatica di “vedere” l’altro uomo.
Pietro Giunta
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