La bomba ad orologeria di Tremonti

Sembra una di quelle storie con così tante assurdità che appena la senti pensi: “naah, non può essere vera” ed invece poi ti rechi sul posto e, questa assurdità, la tocchi materialmente. A Tremonti, appena sopra il “Complesso Zancle” vi è un raccordo stradale, o meglio quello che avrebbe dovuto esserlo, che collega appunto Tremonti a San Licandro, un raccordo collegato all’unica via principale chiuso e che da più di 10 anni attende risposte circa il suo completamento, un raccordo abbandonato a se stesso ed alle catastrofiche conseguenze che sta generando e no, non stiamo esagerando (vedi fotogallery), questa strada abbandonata dimenticata dalle Amministrazioni sta infatti accelerando il franare del terreno sottostante causando non solo lo smottamento della stessa ma anche un concreto rischio per le almeno 250 famiglie che vivono a monte ed a valle della strada.

Ma andiamo con ordine. Ci siamo addentrati all’interno del raccordo della discordia, assieme al Consigliere Comunale Alessandro Russo (PD) ex presidente della V Circoscrizione (avevamo invitato anche l’ing. Gaetano Sciacca ndr), con il quale abbiamo ripercorso la storia di questa strada: Tremonti è una frazione di collina che fu oggetto di edificazione tra gli anni 90 e 2000, data la sua particolare conformazione per accedere al Complesso Zancle vi sono solamente due strade che sono perimetrali alle palazzine, entrambe appena sufficienti per contenere una sola corsia, di cui una che arriva da monte (Casa Nostra) ed una da valle, ad ambedue le strade solo una è la reale via di fuga per i complessi, agli inizi degli anni 2000 fu pensato di implementare a quest’ultima un raccordo che collegasse Tremonti a San Licandro molto vicini in linea d’aria e che fungesse da eventuale via di fuga per entrambe le zone (in realtà, per San Licandro questo raccordo costituirebbe l’unica via di fuga), da qui ha inizio una maratona burocratica e progettuale come poche, i lavori del raccordo vengono effettivamente avviati ed il sentiero viene tracciato, i lavori stoppati a più riprese vedono un brusco arresto quando, nella fase terminale del percorso della nuova strada, durante i lavori di realizzazione, viene costruita una struttura di proprietà dell’Università di Messina da destinare alle attività del CUS (Centro Universitario Sportivo), non è dato sapere con quali autorizzazioni ma tale opera da interrompe il progetto alla nuova via, nel frattempo iniziano ad emergere serie problematiche per la messa in sicurezza dell’intera opera stradale, movimenti franosi ed erosivi del terreno sono visibili ad occhio nudo; da 10 anni la situazione è ben nota all’Amministrazione ed al Genio Civile, afferma Russo, i quali si sono limitati unicamente a transennare e chiudere il raccordo, porre un divieto di transito per veicoli superiori ai 1.800 kg (corrispondente al peso di un utilitaria per intenderci) al fine di evitare ulteriori sollecitazioni ed inserire dei “target” per misurazioni a distanza atti a verificare lo spostamento del terreno ma le cui misurazioni non sono note ne tantomeno risulta noto quando queste avrebbero avuto luogo.

Silenzio da parte delle Amministrazioni, interventi insufficienti ed unicamente di rattoppamento (allo smottamento progressivo della strada si rimedia tramite continue asfaltature che tuttavia non risolvono il problema e mal lo nascondono come risulta evidente dalle nostre foto, tralatro per operare tali operazioni si ignora costantemente il limite di peso per il transito veicoli) e materiale utilizzato per l’opera di dubbia fattura (vedi la nostra intervista a Russo più in basso) sono la ricetta perfetta per non risolvere un dissesto che si aggrava ogni giorno di più, il terreno frana e con se anche l’intera strada che collega la frazione a valle e tutto ciò è evidente dal pericolosissimo distaccamento che è ben visibile ai margini di ambedue le vie e, addirittura, all’interno del cortile delle palazzine in prossimità dei garage dove la strada si allontana sempre di più portando con se i tubi di scolo delle acque in essa inglobati, ma se ciò non bastasse a rendere evidente la portata del problema è emblematico il distaccamento dei gradoni in cemento che avrebbero dovuto comporre lo spiazzale ricreativo del Complesso, da qui è evidente come l’ultima parte dei gradoni orientata verso valle si sia distaccata dal resto con un dislivello sino a 20 cm, pochi a livello assoluto ma un enormità in termini strutturali che rende bene l’idea di una frana in corso che rischia di spaccare in due una frazione con rischio di isolamento delle 300 famiglie a monte e di morte certa per le famiglie abitanti a valle nell’area di San Licandro le cui abitazioni verrebbero certamente distrutte da un collasso che speriamo mai accada, il rischio e la necessità della messa in sicurezza di questo territorio in tempi celeri è dato anche dalle previste piogge torrenziali che dovrebbero caratterizzare la prossima stagione invernale e che, permeando nel terreno anche tramite le fessure aperte dal distaccamento, potrebbero erodere ulteriormente il terreno di concerto con le acque che già scorrono nel sottoterra.

Della necessità di un intervento ne è convinto anche Russo il quale afferma che farà tutto quanto in suo potere per garantire che la celere risoluzione della questione sia tra i primi punti della nuova Amministrazione e che quest’opera risulta già inserita nel piano triennale delle opere pubbliche, un intervento che si preannuncia complesso e costoso quanto necessario per la tutela di più di 800 residenti, ottocento persone, prima che questa bomba ad orologeria esploda senza possibilità di appello.

Vedi il nostro precedente articolo: /messina-e-provincia/incitta/messina-rischio-di-isolamento-oltre-250-famiglie/

Qui sotto la nostra fotogallery e l’intervista a Russo interrogato sulla questione e con un ultima domanda riguardante lo sbaraccamento!