E’ la Carta d’Intenti. In questo modo l’assemblea degli stati generali del movimento che nel Giugno 2013 ha portato alla vittoria elettorale il Sindaco Renato Accorinti, i consiglieri comunali e circoscrizionali e gli otto assessori, ha chiamato l’atto costitutivo e possiamo dire fondativo del movimento di Cambiamo Messina Dal Basso.
Passata in sordina e pubblicizzata solo sui network, la Carta d’Intenti nasce come tentativo di mettere ordine in un movimento che armato di buone intenzione si è presto reso conto delle derive politiche ed “estremiste” a cui si andava incontro senza avere un punto fermo, un centro d’imputazione di interessi o di obbiettivi aggreganti, una sintesi politica che potesse saldare le generazioni e le sensibilità di centinaia di cittadini di diversa estrazione e formazione sociale. Le quali, provenienti dalle più disparate esperienze politiche, cattoliche, associative e universitarie e dopo aver vinto le elezioni, incominciavano a tirare ognuno l’acqua al proprio mulino.
Come si ricorderà, già nei primi mesi dell’Amministrazione Accorinti i più attenti commentatori si domandavano chi veramente amministrasse la città e tra colpi di burattino e pagliaccio di cui si sono riempiti i giornali, il dito si puntava contro il Vice Sindaco di Messina Guido Signorino. Forse è per sfatare questi dubbi che sia Renato Accorinti che il Vicesindaco hanno partecipato attivamente alle assemblee generali che hanno portato alla genesi e alla stesura della Carta d’Intenti. “ E’ rimasto sorpreso che Signorino abbia partecipato ? ” mi interroga l’Assessore Filippo Cucinotta.
Divisa in due parti la Carta d’Intenti si fonda su principi politici e innovativi che, in un periodo di profonda crisi della politica e dei partiti tradizionali, si correlano ai dettami della democrazia diretta. Un democrazia e un’amministrazione delle cosa pubblica che sia il più possibile partecipativa e partecipata dai cittadini. “Il movimento non punta alla mera rappresentanza politica o alla formazione di un ennesimo gruppo gerarchizzato… ma alla creazione di nuovi istituti di partecipazione democratica che costituiscano la base di un modello di democrazia dell’autogoverno” .
E’ chiaro che non solo a Messina, con l’esperienza ed il successo elettorale di Renato Accorinti, si è sentita l’esigenza di questi nuovi modelli politici di democrazia diretta e sia in Germania che in Olanda si sono avute esperienze e tentativi, attraverso l’uso di internet, di estendere ai cittadini le scelte e soprattutto la condivisione delle responsabilità nell’amministrazione della cosa pubblica. A tal proposito si parla di politica liquida e in Italia a livello Nazionale esponente incontrastato è il movimento cinque stelle.
Altrettanto chiaro è che il movimento CMdB è un’altra e differente cosa. Basta porre attenzione ai principi posti a base del movimento, i quali già dalla semplice lettura ci parlano di una struttura teorica e politica che poco ha a che fare con Grillo. “Criteri guida della nostra azione politica sono: la politica intesa come servizio e volontariato, il riconoscimento dei Beni Comuni come terreno d’innovazione delle relazioni d’uso nel territorio, l’amore per la città, la capacità d’ascolto verso ogni esperienza, la partecipazione assembleare per assumere le decisioni fondamentali e l’autorganizzazione di singoli e gruppi”.
Anche gli scopi che il movimento intende raggiungere non sono poca cosa, tra Bene comune, Uguaglianza, Emancipazione, Laicità, Pacifismo e nonviolenza da una parte e Cultura accessibile a tutti e informazione libera, Riconoscimento dei talenti, dell’impegno e delle competenze , Trasparenza e legalità, Tutela dell’Ambiente dall’altra, sembra di rileggere Utopia di Tommaso Moro o vedere il famoso quadro rinascimentale della Città Ideale di anonimo del 1480.
Proprio perché i criteri e i principi ispiratori della Carta d’Intenti, avvallati dai valori costituzionali che li sottintendono tutti, sono di così ampio respiro possiamo dire che essi hanno trovato il plauso di tutti i rappresentanti politici eletti nelle file di CMdB. Abbiamo avuto contezza che alla sua genesi hanno partecipato Renato Accorinti e tutta la sua Giunta, I quattro Consiglieri Comunali e quelli di quartieri, rappresentanti delle varie associazioni, movimenti e partiti politici che hanno dato origine al movimento.
Detto questo. è nato spontaneo domandarsi del perché la stessa non sia stata sottoscritta o abbia formato oggetto di una adesione pubblica o pubblicizzata. Ed invero, rappresentando, almeno nelle intenzioni dei redattori, l’atto costitutivo e fondante del movimento ci si aspettava una forma di adesione che per le formalità e le modalità in cui si sarebbe potuta realizzare, e ancora si può realizzare, potesse essere considerata un punto fermo, almeno iniziale, di un nuovo corso politico.
Ma così non è stato. E anche se autorevoli esponenti del movimento indicano nella carenza tecnica della firma digitale la motivazione principale della mancata sottoscrizione formale, le dichiarazioni raccolte dagli esponenti politici lasciano intravedere un’altra realtà.
Troviamo cosi l’Assessore Ialaqua che a testimonianza dell’attenzione prestata alla sua realizzazione non ricordava neanche se l’avesse firmata. L’Assessore Cucinotta che si domandava stupito se fosse necessario firmarla, stante che vi era stata una volontà dell’Assemblea di non firmare alcun documento (Punto 3.3. Non vi è alcun atto accettazione). I Consiglieri Sturiniolo e Fenech che all’unisono mi dichiarano di non averla firmata ma “ è come se lo avessimo fatto”, la Risitano che mi riferisce dei problemi tecnici relativi alla firma digitale e la Lo Presti che mi precisa che aderisce alla Carta d’Intenti e che conformerà la sua attività di consigliere alla Carta tranne il caso in cui venga compromessa la sua libera determinazione politica attraverso la richiesta di adesione a valori non condivisi.
E’ chiaro che dietro il dato formale della mancanza di firma vi sono delle resistenze che diventano palesi e chiare alla semplice lettura della seconda parte della Carta d’Intenti e che mi sono state confermate in vario modo. Da chi mi ha dichiarato che sarebbe il caso di lasciarla dentro un cassetto per la sua ovvietà, a chi sottolinea che il mandato politico ricevuto con l’elezione non può essere condizionato.
Forse è meglio riportare alcuni passi della carta per sottolineare le discrepanze che sembrano emergere. Ed invero, è previsto che “l’adesione al movimento avviene attraverso un meccanismo fondato sulla manifestazione di volontà e il riconoscimento reciproco. Tale manifestazione consiste in una semplice richiesta, anche verbale, e nell’accettazione di questa carta d’intenti, il riconoscimento consiste nell’inserimento in apposito spazio telematico”. Questo significa che l’accettazione della Carta diventa requisito fondamentale per potersi definire appartenenti al movimento e siccome per ogni manifestazione di volontà vale il principio verba volant, scripta manent, la firma o la sua assenza diventano requisiti fondamentale per potersi dire aderenti o meno al movimento CMdB,
Ma questo non basta. Ed infatti, poiché “si prevede che tutti gli aderenti possano partecipare a dei Gruppi c.d. tematici (Ambiente, Trasposti, Scuola ecc) con il compito d’implementare e rafforzare l’operato della nostra Amministrazione e… in raccordo con gli assessorati di riferimento e nel confronto con il Sindaco e la Giunta”, non è strano pensare che le resistenze e i distinguo avanzati da più parti siano il segno di una volontà precisa di non farsi legare con catene e laccioli, soprattutto da parte di quegli esponenti di CMdB che ancora non si sentono pronti a lasciare i partiti, le associazioni e i movimenti che fanno parte di quella “vecchia politica” che a parole, anche se non nei fatti politici che di volta in volta li hanno visti protagonisti, già da tempo hanno formalmente dichiarato d’aver abbandonato.
Un movimento maturo dovrebbe avere una visone più lungimirante e non fermarsi al contingente che potrebbe trovare il suo capolinea già a Dicembre e prospettare un futuro politico che staccato delle esperienze passate possa guardare con ottimismo al domani. Anche perché Messina difficilmente accetterà di rileggersi ancora una volta Tommaso Moro.
Pietro Giunta
In allegato Il manifesto politico di Cambiamo Messina da Basso
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